Vertice in Galles: la Nato guarda ad est
Si svolgerà in Galles il 4 e 5 settembre il summit della NATO: la Russia non è tra gli invitati ma la questione principale sul tavolo – il conflitto in Ucraina – la coinvolge direttamente
I paesi del fianco orientale dell’Alleanza – Polonia, Romania, Bulgaria e i tre paesi baltici (Lituania, Lettonia, Estonia) – aspettano risposte alle loro preoccupazioni dal vertice NATO di Cardiff che si terrà il prossimo 4 e 5 settembre.
L’annessione della Crimea, le sanzioni reciproche tra Ue e Russia, gli “sconfinamenti” in Ucraina di militari russi sembrano ormai aver segnato un solco difficile da valicare tra Mosca e quelli che negli ultimi anni erano stati i suoi partner di dialogo occidentali. Intanto si contano i morti: 2086 morti da metà aprile al 10 agosto scorso secondo le Nazioni unite.
“Il conflitto fra Russia e Ucraina è la più importante sfida sulla sicurezza in Europa fin dai tempi della Guerra Fredda”, ha dichiarato il presidente polacco Bronislaw Komorowski a luglio a Varsavia alla vigilia di una riunione tra nove paesi ex comunisti, membri della NATO. Quindi “rafforzare il lato est della NATO è fondamentale”. Polonia e paesi baltici vogliono aumentare la presenza militare dell’Alleanza sul loro territorio in modo da scoraggiare atteggiamenti aggressivi da parte della Federazione russa.
Anche il primo ministro romeno Victor Ponta si è schierato per un rafforzamento del fianco orientale dell’Alleanza ed ha chiesto una presenza militare permanente della NATO in Romania, sottolineando che la Romania non può permettersi di non fare nulla se la Repubblica di Moldova dovesse essere attaccata dalla Russia nel caso in cui dovesse degenerare la questione della Transnistria.
La Romania considera infatti un suo dovere essere un fornitore di sicurezza nella regione e mira ad una più evidente presenza NATO sul suo territorio per scoraggiare azioni russe nell’area del Mar Nero.
In Galles all’inizio di settembre il vertice dei capi di stato e di governo dell’Alleanza avranno in agenda anche la fine della missione ISAF in Afganistan, l’ISIS in Siria e Iraq, nonché la questione dei contributi degli stati membri destinati alla difesa, che dovrebbero arrivare al 2% del Pil di ciascun paese, secondo l’obiettivo politico che si è posto l’Alleanza.
A questo proposito Russia e Cina hanno aumentato negli ultimi anni i fondi destinati alla difesa (le spese della Russia sono aumentate del 10% negli ultimi 5 anni) mentre il segretario generale della NATO ha tenuto a sottolineare che alcuni paesi dell’Europa centrale e dell’est le hanno ridotte.
Gli Usa, nonostante recenti tagli alle spese militari, restano di molto i principali contributori della NATO. Nel marzo scorso il presidente Barack Obama (citato dalla Reuters) dichiarva a Bruxelles: "Capiamo di svolgere un ruolo particolare. Ma non ci può essere una situazione nella quale noi spendiamo più del 3% del nostro Pil e l’Europa spende l’1%: il divario è troppo grande. Dobbiamo fare in modo che tutti paghino il giusto".
Gli Stati Uniti hanno fatto però sapere che il contributo degli Usa alla difesa degli stati europei della NATO continuerà senza modifiche rispetto al passato. Avanti quindi con l’implementazione del sistema antimissile in Europa con le fasi finali di dispiegamento del sistema di difesa antimissile in Romania (dovrebbe diventare operativo nel 2015) e in Polonia (2018).
Intanto, secondo il giornale tedesco Der Spigel, Polonia, Lituania, Lettonia ed Estonia vorrebbero utilizzare il futuro sistema di difesa missilistica non solo contro una potenziale minaccia proveniente dal Medio Oriente, ma anche “per proteggersi contro un attacco dalla Russia”.
A distanza di pochi giorni dal summit NATO, il segretario generale uscente Anders Fogh Rasmussen ha già fatto intendere che l’Alleanza Nord Atlantica si sta preparando ad aumentare la presenza delle sue forze nell’Europa dell’Est e che si sarebbe già raggiunto un consenso su basi NATO nell’area.
Dovrebbero essere comprese nel Readiness Action Plan, un piano d’azione che completerà la forza di intervento rapido, la NATO Response Force. "Per aumentare le nostre capacità d’azione sul fianco orientale della Nato servono delle basi – ha affermato Rasmussen, citato dal quotidiano britannico The Guardian – non saranno però permanenti ma rimarranno solo sino a quando ce ne sarà bisogno".
“Dobbiamo guardare alla realtà dei fatti. La Russia non considera più la NATO un proprio partner”, ha aggiunto il rappresentante dell’Alleanza Nord Atlantica. Intanto in molti, a partire dal governo Ucraino, stanno guardando a cosa si deciderà a Cardiff.