I ceceni e la guerra ucraina
Isa Munaev, comandante a Grozny durante la seconda guerra cecena, recentemente è morto nel Donbass. Era a capo di un battaglione pro-ucraino titolato a Dudaev
Circa un mese prima dell’assassinio di Boris Nemtsov, e precisamente il 1 febbraio 2015, da Londra, dove vive in esilio da parecchi anni, Ahmed Zakaev, ex capo del governo ceceno secessionista e successore di Doku Umarov, ha reso pubblico un comunicato nel quale annunciava che in quello stesso giorno era caduto in Ucraina Isa Munaev, generale di brigata dell’esercito ceceno clandestino, cioè della Repubblica Cecena di Ičkeria (RČI) o Cecenia separatista. Nel suo annuncio Zakaev si profondeva in elogi delle capacità militari del defunto e in ricordi delle battaglie comuni in nome dell’indipendenza cecena.
Zakaev così descriveva la carriera di Isa Munaev : “Con l’inizio della seconda guerra russo-cecena Isa Munaev fu nominato dal presidente della RČI Aslan Maskhadov comandante della capitale cecena. Isa Munaev diede prova di sé come esperto comandante durante la difesa di Grozny nel 1999-2000”. Poi nel documento venivano presentate le sincere condoglianze a nome del governo della RČI e personali ai parenti e familiari del caduto.
Ahmed Zakaev, Isa Munaev e Aslan Maskhadov ai tempi delle guerre cecene furono uniti dalla comunanza dei fini, cioè l’indipendenza della repubblica nord-caucasica di Cecenia. Aslan Maskhadov, trionfatore militare della prima guerra cecena, fu eletto presidente della Cecenia il 27 gennaio 1997 e venne poi ucciso l’8 marzo 2005 durante un’incursione delle forze russe alla periferia della capitale cecena. In quegli anni Maskhadov e Zakaev collaborarono strettamente nella lotta armata contro le truppe di Mosca e Isa Munaev fu ministro degli Interni e comandante militare di Grozny.
Quest’ultimo però finì per entrare in conflitto con Maskhadov circa i limiti della guerra anti-russa dei ceceni. Mentre Maskhadov intendeva mantenere il conflitto nell’ambito nord-caucasico, Munaev sosteneva che i ceceni dovevano essere presenti ovunque si aprisse un fronte anti-russo.
Durante la seconda guerra cecena, tra il 1999 e il 2000, Isa Munaev dopo aver subito una grave ferita lasciò il paese e ottenne asilo in Danimarca. Dalla Danimarca organizzò nel 2009 il movimento Svobodnyj Kavkaz (Caucaso Libero) e nel marzo 2014 costituì il battaglione di volontari “Dzhokhar Dudaev” di cui egli subito assunse il comando schierandosi nella guerra in Ucraina orientale a fianco delle forze governative (anti-russe).
Nel giugno scorso Munaev lanciò un videoappello in cui accusava la Russia di “genocidio” a carico dei ceceni negli anni della guerra nel Caucaso. In risposta a questo appello l’attuale capo della Cecenia, Ramzan Kadyrov emise un mandato di cattura contro Munaev e dichiarò di essere pronto ad inviare volontari ceceni nel Donbass con lo scopo di eliminarlo. Infine, il 1 febbraio 2015, la notizia della morte del generale ceceno, annunciata da Zakaev e confermata da Semjon Semenčenko, comandante del battaglione ucraino (antirusso) "Donbass”.
Secondo Ramzan Kadyrov il “generale di brigata dell’Ičkeria” Isa Munaev sarebbe stato eliminato per incarico dell’SBU (Servizi di sicurezza dell’Ucraina anti-russa) e dalla CIA. Quella fornita da Kadyrov non è però certo l’unica versione della morte di Munaev che circola in Cecenia. Secondo un’altra versione, Isa Munaev sarebbe morto in seguito a spari di bazooka nei pressi di Debaltsevo. Questa è almeno l’opinione espressa sulla sua pagina Facebook da un compagno del comandante ceceno, Idris Sultanov.
Gi appartenenti al battaglione di Munaev non sono gli unici cittadini ceceni coinvolti nel conflitto ucraino. Nel giugno 2014 il leader ceceno Kadyrov ammise in un’intervista al programma “Nedelja” del canale REN-TV che 14 ceceni stavano combattendo in Ucraina sud-orientale, al fianco dei separatisti, sottolineando però che si trattava esclusivamente di volontari, giunti "obbedendo al richiamo del cuore”. ”Vi dico ufficialmente – aggiunse allora Kadyrov – che non ho mandato laggiù nessun ceceno. Ma se venisse l’ordine, nel nostro paese ci sono 74.000 ceceni che sono pronti a partire per fare ordine sul territorio dell’Ucraina”.
Dopo la morte di Munaev, Kadyrov si è rivolto ai possibili simpatizzanti pro-ucraini e dal suo profilo Instagram ha esortato "coloro che per mezzo dell’inganno sono stati attratti da Munaev nell’avventura dei fascisti ucraini” a fermarsi. "Questa – ha continuato il capo della Cecenia – non è la nostra guerra. Tornate urgentemente a casa”. E Kadyrov ha concluso con una frase minacciosa: "Non si consentirà a nessuno di lasciare da vivo il campo di battaglia”.
Munaev è stato sepolto l’8 febbraio scorso a Dnepropetrovsk, in Ucraina.