La Settimana dell’Accoglienza 2020 si è inaugurata sabato 26 settembre con l’iniziativa Ponti che uniscono: una comunità composta da più di 40 realtà impegnate nel sociale si è simbolicamente data ritrovo presso una trentina di ponti del Trentino Alto Adige raccontando il bisogno di prendersi cura delle relazioni, degli spazi di vita, della salute e dell’ambiente in cui è immersa la nostra società.
Questo racconto trova la sua raffigurazione nel ponte, perché esso è un luogo di passaggio e di incontro. Ogni città è affezionata ai suoi e si identifica in loro: da Rialto a Brooklyn, dal Ponte Carlo di Praga alla più piccola passerella sul vuoto senza la quale il percorso tra una frazione e un’altra di un paesello delle nostre montagne si allungherebbe di ore e ore. Ciascuna persona raccoglie attorno al proprio ponte una memoria che fa rima con quella degli altri: è un’identità plurale dove ognuno vede il ponte dal proprio punto di partenza, dalla prospettiva in cui ne ha fatto esperienza, ma si ritrova arricchito attraverso il vissuto diverso dei parenti, degli amici, dei vicini di casa, degli estranei che sono diventati qualcosa di più per le nostre vite…
Quando si spezza un simile legame si compie una violenza profonda nell’animo delle persone. I nostri bisnonni hanno visto il sopruso dei ponti distrutti sull’Isonzo, sul Tagliamento e sul Piave durante la grande guerra; i nostri nonni hanno tremato per le mine tedesche piazzate sul Ponte Vecchio a Firenze e hanno attraversato i ponti di barche assaporando poi la ricostruzione del dopoguerra; i nostri genitori ricordano le pertiche con cui si raccoglievano i morti del Vajont dai ponti di pianura o quelli che crollavano durante l’alluvione del 1966.
C’è però un altro ponte a Mostar: racconta una lunga storia di generazioni e generazioni di innamorati, ladri, bambini e vecchi taciturni. Sembra distante; sembra la storia di altri raccontata in una lingua che non sappiamo; eppure anche la nostra memoria è vivida e proietta nella mente l’immagine della bomba che lo fece saltare nel 1993. Sembra un ponte lontano e invece è il ricordo di tanti di noi: volontari di pace nelle guerre dei Balcani, giovani europeisti, rifugiati che oggi vivono al nostro fianco e che ieri erano fianco a fianco alle pietre del Vecchio di Mostar. Forse quel ponte meglio di altri rappresenta quella parte di noi che non ci rende indifferenti, ma ponti emotivi verso gli altri.
Nell’ambito della Settimana dell’Accoglienza 2020, il CNCA Trentino Alto Adige propone alla cittadinanza la mostra “Mostar, un ponte che unisce” in collaborazione con OBC Transeuropa / CCI e con Fondazione Museo Storico di Trento.
La mostra è aperta al pubblico dalle 10 alle 18.
Si veda il programma completo della Settimana dell’accoglienza .
INFO:
CNCA Trentino Alto Adige
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