Lo abbiamo fatto, lo vogliamo rifare. Vogliamo ripetere il gesto, replicare il silenzio. Vogliamo continuare a costruire pezzi di pace che non c’è, di pace mancata.
Il 31 maggio, alle ore 17.00, saremo di nuovo lì, con le nostre fasce bianche al braccio, con le lenzuola stese sui balconi, in silenzio, a gridare il nostro no alle guerre, a tutte le guerre.
Lo faremo ripetendo il gesto che da Prijedor, nella Republika Srpska della Bosnia Erzegovina, negli anni ha conquistato l’Europa. Fu solo un ragazzo a iniziare la protesta, davanti al municipio, solo, in silenzio. Rimase lì, urlando il suo “non ci sto”. Si mise lì davanti, senza nessuno accanto, per dire che la falsa pace della Bosnia Erzegovina non gli andava bene. Il suo essere solo diventò gruppo e poi folla, negli anni successivi.
Dal 2013 è diventata la Giornata Internazionale delle fasce bianche, che ad oggi si commemora in diverse città europee. Lo si fa in ricordo dei cittadini non serbi che nel 1992 furono obbligati dalle autorità serbo-bosniache di Prijedor a portare una fascia bianca al braccio per essere riconoscibili e a mettere al balcone delle case un lenzuolo, per segnalare chi le abitava. Poi, in 53.000 furono vittime di persecuzione e deportazione, 31.000 civili vennero rinchiusi nei lager, 3.173 – di cui 102 bambini e 256 donne – vennero uccisi.
E’ la storia di una pace che non c’è, quella che ci raccontano quelle fasce. E’ il racconto di massacri impuniti, di violenze scordate, di responsabilità mai ammesse. E’ una storia che ci riguarda e che ripete altre storie. Si ripete ovunque muoiano ragazzi, donne, uomini, anziani, nella nostra indiferenza. Si replica sotto le bombe in Yemen, nelle guerre di Libia, Siria. Si rinnova ovunque la fine dei combattimenti non abbia portato il suono della pace: Kosovo, Cipro, Corea, Colombia, le terre d’Africa. Tutto questo “ci riguarda”.
Per queste ragioni il 31 maggio torneremo in strada a Trento, in Piazza Santa Maggiore alle 17.00, con le nostre fasce bianche e in silenzio. Lo faremo per continuare a ricordare. Lo faremo per ribadire che la pace va costruita con fatica, ogni giorno, rispettando i diritti di ogni individuo, consentendogli di vivere con il proprio lavoro, le proprie idee, le proprie convinzioni. Lo faremo perché la libertà degli altri è la nostra libertà. Lo faremo, perché è giusto. Lo faremo “Jer me se tiče” (Perché mi riguarda), usando il nome che si è dato il movimento di giovani bosniaci che dal 2013, ogni 31 maggio, si mettono la fascia bianca al braccio in memoria di tutte le vittime civili di Prijedor.
Hanno manifestato la loro adesione:
Associazione Trentino Con i Balcani onlus
Associazione Progetto Prijedor
Forum trentino per la pace e i diritti umani
Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa/ Centro per la Cooperazione Internazionale
Associazione 46° Parallelo
Fondazione Franco Demarchi
Organizzazioni di FArete
Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza