Zograf: segnali dalla Serbia
E’ tra i massimi esponenti internazionali del graphic journalism e ha realizzato diverse produzioni con artisti quali Charles Alverson, Peter Blegvad e Robert Crumb. Il fumettista serbo Saša Rakezić, in arte Aleksandar Zograf – da anni pubblicato da OBC – arriva in Italia l’11 agosto per presentare il suo libro ‘Segnali’. Un’intervista
Quando è iniziata la tua passione per il fumetto?
E’ difficile parlare di un inizio, perché disegni e fumetti fanno parte della mia vita fin dai primi ricordi d’infanzia. Disegnare era uno dei modi di "esistere". Come tutti i bambini disegnavo ancora prima di sapere l’alfabeto, ma ricordo con estrema chiarezza che anche i primi scarabocchi – che difficilmente venivano percepiti dagli altri come “disegni” – avevano per me un grande significato. Ne ricordo uno in particolare: sembrava solo un insieme di tante linee che esplodevano in tutte le direzioni, ma per me era la rappresentazione di un incidente tra due automobili! Questo mi ha convinto, da adulto, che i bambini anche piccolissimi non “scarabocchiano” affatto. Come artisti contemporanei, realizzano in realtà qualcosa che possiamo definire fumetti astratti.
Ci sono fumettisti a cui ti sei ispirato o hanno avuto un ruolo nella tua produzione?
Sono sempre stato un lettore accanito e, rispetto ai fumetti, mi ha sempre impressionato l’incredibile energia creativa di molti disegnatori. L’autore che mi ha ispirato di più, anche se non ho mai seguito il suo stile, è il fumettista Robert Crumb. Il suo lavoro – che origina dalla tradizione statunitense della "folk art" – è una critica retrospettiva della cultura e del pensiero della società americana. Crumb è stato, ed è, punto di riferimento della cultura underground occidentale e fin dal 1964 ha avuto il coraggio di buttarsi in espressioni artistiche inesplorate, ancor prima che nascesse il "graphic journalism". Ad esempio il suo racconto di viaggio in Bulgaria, in tempi in cui il Paese era sotto la “cortina di ferro" ed erano proprio pochi i turisti americani… Da qualche anno ho il grande onore di collaborare con lui in una serie di progetti. In ultimo, la preparazione della sua prima visita in Serbia dove parteciperà al Salone internazionale del fumetto (Belgrado, 27-30 settembre 2012).
In Italia sei diventato noto per "Lettere dalla Serbia" e "Saluti dalla Serbia", reportage scritti e disegnati durante i bombardamenti Nato. Cosa hanno significato per te?
Le e-mail e i fumetti nati durante i bomardamenti del 1999 sono stati una testimonianza frenetica trasferita nel disegno, anche se ho cercato di raccontare soprattutto ciò che provavo: la sensazione di assurdità, la totale pazzia e mancanza di senso, da un lato nel vedere le città bombardate dalla più sofisticata macchina da guerra che esista, dall’altra nel vivere in un Paese governato da deliranti leader come Milošević. Erano questi gli aspetti che mi interessava riportare. Ritenevo che meri reportage di guerra, con il numero dei morti, dei feriti e degli stabili distrutti, sarebbero rimasti freddi e lontani dal lettore. E’ stato un periodo duro… Però raccontare ciò che provavo mi ha aiutato a dare un senso a quel vissuto.
Cosa pensi della Serbia di oggi che si avvicina, pur con fatica, all’Ue?
Penso che la Serbia si sia infilata da sola nelle infelici condizioni in cui si trova. Durante gli anni ’90, mentre nel resto d’Europa si raggiungevano alte vette dal punto di vista economico e venivano utilizzate le oopportunità che l’Unione offriva, la Serbia attraversava una serie di guerre senza via d’uscita. Guerre che si sono concluse con il bombardamento delle infrastrutture e con l’ulteriore impoverimento del Paese. Poi, quando la Serbia è arrivata finalmente ad entrare nell’agenda Ue, l’Unione è entrata in una profonda crisi economica. Per cui, anche se oggi c’è consenso politico nel considerare l’ingresso nell’Ue un obiettivo da perseguire, in Serbia sono in pochi a credere che ciò potrà essere raggiunto in tempi brevi. Nonostante questo, è un Paese dove non tutto è perduto. Le persone, pur abituate a vivere ogni tipo di difficoltà, riescono a mantere una certa vitalità, forse proprio grazie allo humor e all’autoironia.
Come è nata l’idea del libro "Segnali" che presenti a Lavarone l’11 agosto?
Il libro (Coconino Press – Fandango Libri, 2011) raccoglie innanzitutto le traduzioni in italiano delle tavole che sono uscite sul settimanale serbo “Vreme” a partire dal 2003. Nel giro di poco tempo sono state riprese dal settimanale “Internazionale”, oltre che tradotte e pubblicate sulla testata Osservatorio Balcani e Caucaso (Obc). Infatti, la sezione di Obc dedicata ai miei fumetti è il più ricco archivio web in italiano del mio lavoro, con oltre 500 tavole. Alcune strisce del libro sono nate con l’intento di rendere a fumetti alcuni articoli bizzarri apparsi sulla stampa serba all’inizio del XX secolo. Poi ci sono parecchie tavole realizzate durante i miei viaggi: perché amo scoprire il mondo e soprattutto come vive e cosa pensa la gente di luoghi diversi dal mio Paese.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Sto preparando dei fumetti che usciranno in occasione del "Belgrade October Salon 2012", una delle tradizionali manifestazioni dedicate all’arte contemporanea. Il mio fumetto racconterà di alcuni artisti locali dei primi del Novecento, ormai dimenticati. Tra di loro c’è Radovan Prodanović, un poeta morto a 29 anni assieme al figlio e alla moglie sotto i bombardamenti di Belgrado nell’aprile del 1944. Durante la sua breve vita non riuscì a pubblicare le sue poesie; esiste un unico libretto, uscito nel 1962 su iniziativa di alcuni suoi amici, in cui vengono ripresi gli appunti trovati nella valigia che Prodanović aveva in mano quando è morto. Pensando al destino di quest’uomo, ho riflettuto sul fatto che nella gran parte delle poesie aveva previsto la sua tragica fine e questo, in un certo senso, rispecchia la tragicità – senza alcun sentimentalismo – di questi luoghi. Inoltre, sono uno degli autori di un’antologia di fumetti su Istanbul – pubblicata di recente in Turchia – e al momento sto preparando un libro per la Francia. Infine, sto partendo per un tour di presentazioni: dopo l’incontro a Lavarone l’11 agosto nell’ambito di "Incontri d’autore" farò tappa a Brescia e poi all’estero, in Polonia e Libano.
*Questa intervista è uscita oggi in contemporanea sul quotidiano Il Manifesto