Zagabria è nostra, un movimento dalla parte dei cittadini
Tomislav Tomašević è il leader del movimento Zagreb je naš (“Zagabria è nostra”). 38enne attivista, politologo e ambientalista, ad oggi rappresenta l’opposizione più dinamica all’inamovibile sindaco di Zagabria Milan Bandić. Lo abbiamo incontrato
Attivista, politologo, ambientalista, Tomislav Tomašević è il leader del movimento Zagreb je na š (“Zagabria è nostra”), che alle elezioni amministrative del maggio 2017 ha saputo conquistare quasi l’8% dei voti, appena pochi mesi dopo la sua fondazione. Il 38enne Tomašević è allora entrato in consiglio comunale con quattro consiglieri e oggi rappresenta l’opposizione più dinamica a Milan Bandić. Al pluridecennale sindaco – un ex-socialdemocratico diventato negli anni indipendente ma sostenuto ora dall’estrema destra -, Tomašević rimprovera la corruzione, il cattivo uso degli spazi pubblici e la poca attenzione all’ecologia.
Zagreb je naš è solo l’ultimo movimento che tenta di scalfire il dominio dell’inamovibile sindaco di Zagabria, in carica quasi ininterrottamente da 18 anni. Come si spiega il fenomeno Milan Bandić?
Gran parte dei partiti che sono ora in consiglio comunale (e che lo erano anche prima) hanno i propri leader impiegati in qualche istituzione o società pubblica. Io non riesco a immaginare come qualcuno possa, da un lato, essere dipendente del sindaco in un’impresa municipale e, dall’altro, essere critico o fargli opposizione. Questo semplicemente non funziona. Poi, c’è la questione dei cosiddetti “trasferimenti sociali”. L’opposizione (socialdemocratica, ndr.) accusa il sindaco di “comprare gli elettori”, ad esempio quando costruisce una nuova rete fognaria in una periferia di Zagabria. Per me, questo non vuol dire comprare gli elettori. Anzi, ogni sindaco dovrebbe costruire delle infrastrutture per i suoi cittadini. Ma il problema resta: l’opposizione continua a definire questa sensibilità sociale di Bandić (o questa finta sensibilità sociale) come una compravendita di elettori. Ed è chiaro che in un contesto del genere, i cittadini si dicono: “Se voto per un altro, pagherò di più per i trasporti pubblici o per i servizi e nessuna fognatura sarà costruita, perché queste cose non interessano alle élite politiche dell’opposizione”. Il nostro discorso, a questo proposito, è diverso. Noi vorremmo sì ampliare il sistema fognario, o rendere più economici i trasporti pubblici, ma vorremmo farlo senza che un terzo dei soldi finiscano nelle tasche di qualcuno.
Oltre ad un approccio populista alla gestione della città, il sistema Bandić si basa oggi anche sul sostegno dell’estrema destra, il partito degli Indipendenti per la Croazia (Neovisni za Hrvatsku), fondato dall’ex ministro della Cultura Zlatko Hasanbegović. Qual è il loro ruolo in consiglio municipale?
Loro non si interessano ai problemi dei cittadini o ai servizi pubblici, non si interessano ai servizi né alle esigenze della comunità, non discutono quasi mai in consiglio. Per farvi un esempio, Ana Lederer, che è responsabile del settore culturale in comune, non è mai intervenuta in consiglio da un anno a questa parte. Neovisni za Hrvatsku è un partito che ha cambiato posizione tre volte in due settimane. Sul piano di gestione dei rifiuti, si erano prima opposti, poi l’hanno accettato. Sulla riforma della Dinamo Zagabria (la squadra di calcio della capitale, ndr.), hanno fatto la stessa cosa. Si voleva trasformare la Dinamo da associazione di cittadini a società sportiva con l’intento di democratizzarne la gestione. Neovisni za Hrvatsku ha prima accettato i nostri emendamenti, poi ha cambiato idea.
È stato questo partito a imporre alla città di Zagabria uno dei cambiamenti più noti e controversi: la soppressione di piazza Maresciallo Tito, ribattezzata piazza della Repubblica croata. Perché?
Perché utilizzano il consiglio municipale per gestire una guerra culturale. Non si preoccupano dei bisogni dei cittadini di Zagabria, per loro il potere locale è soltanto un palcoscenico per una guerra culturale più ampia. Oggi, possiamo aspettarci benissimo che dalle istituzioni culturali di Zagabria siano espulsi tutti quelli che non la pensano come loro. È già chiaro che censureranno il contenuto culturale e che influenzeranno l’attività dei teatri. Noi continueremo ad opporci con forza, ma non vogliamo essere “trascinati” in discussioni su nomi di strade e piazze. Vogliamo continuare ad occuparci dei problemi che preoccupano davvero la gente.
Uno di questi problemi – l’ha menzionato poco fa – è quello della gestione dei rifiuti. Che cosa succede a Zagabria in questo ambito?
Nel 2015, la Commissione europea ha pubblicato un rapporto secondo cui, tra tutte le capitali dell’Unione europea, Zagabria è la città peggiore per quanto riguarda la raccolta differenziata. I rifiuti sono un buon esempio di ciò che non funziona in città e di come si fanno le cose qui. La discarica di Jakuševac è la più grande montagna a sud della Sava, è una sorta di monumento ad un ventennio in cui si è ignorato il problema dei rifiuti. Quando buttiamo dei rifiuti in questa discarica, è come se ci buttassimo dei soldi! Il comune potrebbe vendere queste risorse e finanziare così le infrastrutture che ci mancano, le istituzioni sociali, gli asili… Abbiamo calcolato che ogni anno sprechiamo 150 milioni di kune (20 milioni di euro, ndr.) a Jakuševac – è una somma che basterebbe a costruire otto o nove nuovi asili ogni anno.
Il sindaco Bandić ha proposto a più riprese di privatizzare la gestione dei rifiuti. Sarebbe una soluzione?
No, quando nel 2014, si è proposto di privatizzazione la Čistoća, la ditta municipale che si occupa dell’enorme business della raccolta dei rifiuti comunali indifferenziati, noi – i movimenti sociali e i sindacati – ci siamo opposti e alla fine la privatizzazione non si è fatta. Ma quest’ipotesi continua ad essere evocata ancora oggi: è uno dei primi servizi che si vorrebbe privatizzare. Il fatto è che, come è avvenuto con la privatizzazione dei servizi idrici, anche in questo caso la privatizzazione di questo servizio porterebbe ad un aumento dei costi per gli utenti, ad un deterioramento della qualità del servizio e a meno investimenti nelle infrastrutture. Il che non vuol dire che adesso questi servizi siano gestiti in un modo ottimale, anzi, le aziende municipali sono gestite in modo irrazionale, ci vengono impiegati i membri dei partiti, gli appalti pubblici vengono affidati a delle società private che poi finanziano le campagne elettorali… Insomma, si tratta di un circolo vizioso, ma noi vorremmo migliorarlo cambiando il modo della gestione delle aziende pubbliche, non privatizzandole.
Nel caso specifico della gestione dei rifiuti, quale potrebbe essere una soluzione accettabile a Zagabria?
Innanzitutto, bisognerebbe raccogliere i rifiuti indifferenziati e far pagar a ciascuno la quantità prodotta, che sia per volume o per peso. Il sindaco ha annunciato un nuovo sistema di raccolta e un nuovo tipo di pagamento già a maggio, ma io non credo che entrerà in funzione prima della fine dell’anno. E anche con questo nuovo sistema – a quanto pare – non sarà addebitato l’importo esatto. Ad esempio, nel caso in cui ci sia un bidone da, diciamo, 240 litri per un palazzo con dieci appartamenti, ogni appartamento pagherà la stessa quantità, cioè il corrispettivo di 24 litri di spazio, poco importa quanti rifiuti ci hanno buttato. Se invece fosse addebitato il costo esatto dei rifiuti gettati, questo stimolerebbe le persone a riciclare o a produrre compost il più possibile.
Dall’altro lato, siamo perlomeno riusciti a far dimenticare il piano di costruzione di un inceneritore, che è uno dei progetti contro cui ci battiamo da 15 anni e che il sindaco voleva introdurre. Si tratta di un’idea obsoleta, una tecnologia che sempre più paesi stanno abbandonando a favore di riciclaggio e compostaggio. Quando bruciamo i rifiuti, otteniamo sempre meno energia di quando ricicliamo, ovvero quando le materie prime vengono utilizzate di nuovo. Il bruciatore è l’opzione più costosa e dannosa per l’ambiente. Oggi, tutti i partiti in consiglio comunale sono contrari all’inceneritore e il progetto è stato persino tolto dal Piano regolatore.
C’è poi la questione dell’uso degli spazi pubblici. Ogni mercoledì, molti cittadini si ritrovano per protestare contro i lavori in corso a piazza Vittime del fascismo e al padiglione di Mestrović, uno dei monumenti più importanti di Zagabria. Qual è il senso di questa protesta?
La piazza Vittime del fascismo (Trg žrtava fašizma) è una delle “cartoline” di Zagabria, perché quando pensiamo alla capitale croata, il padiglione Mestrović è certamente tra le 5 o 6 immagini che ci vengono in mente. Quella di oggi è una battaglia simbolica, che mostra come la città gestisce lo spazio pubblico. I lavori sono iniziati senza nessun concorso architettonico-urbanistico, anche se si tratta di una piazza centrale della città. Inoltre, non c’è stata nessuna consultazione con i rappresentanti del quartiere, anche se lo statuto di Zagabria lo prevede. Non c’è stata alcuna discussione pubblica, malgrado ci sia un grande interesse del pubblico (e la mobilitazione dei cittadini lo dimostra).
Noi abbiamo portato questo tema all’ordine del giorno in consiglio comunale, e, per la prima volta, la giunta ha semplicemente tolto il tema dall’ordine del giorno. Loro, naturalmente, possono non votare a favore della nostra richiesta di sospendere i lavori fino a quando non ci sia un’audizione pubblica, ma non era mai successo che non ci permettessero nemmeno di discuterne. E questo la dice lunga sulla loro gestione della città e sulla loro capacità di discutere.
I lavori a piazza Vittime del fascismo sono solo l’ultimo esempio della lotta per lo spazio pubblico a Zagabria. Ci sono stati molti altri casi…
È vero, c’è una continuità fin dalle manifestazioni in via Varsavia (Varšavska ulica) e in piazza dei fiori (Cvjetni trg). Anche lì si trattava di lottare per mantenere un controllo sullo spazio pubblico. Le battaglie per via Varsavia e per la Piazza dei fiori hanno rappresentato la più grande disobbedienza civile a Zagabria: 150 manifestanti sono stati arrestati in un solo giorno e queste manifestazioni si sono estese anche negli altri quartieri, fuori dal centro.
L’anno scorso, poi, c’è stata la protesta per il parco di Savica, che non ha avuto luogo nel centro cittadino ma in uno dei quartieri periferici. A Savica, la situazione non è ancora chiara, ma il progetto di Bandić – che vorrebbe costruirci una chiesa – non verrà realizzato, e gli abitanti potranno mantenere il loro parco. E questa battaglia ha ispirato altre iniziative civiche.
Per fare opposizione a Milan Bandić, un veterano della politica croata, bisogna anche ragionare ad una strategia di comunicazione efficace. Qual è il suo modo di dialogare con i cittadini?
Io sono presente a tutte le proteste del mercoledì a piazza Vittime del fascismo. È come un incontro regolare con i cittadini: ci trascorro due ore, le persone mi interrogano, mi danno suggerimenti, mi presentano i loro problemi… Poi, siamo presenti a tutte le riunioni pubbliche e comunichiamo direttamente con i cittadini. Questo è quello che abbiamo fatto anche durante la campagna elettorale. Il mio numero di cellulare si trova sul sito web del municipio, i cittadini mi chiamano direttamente per raccontarmi i loro problemi, mi scrivono delle mail e poi noi cerchiamo di risolvere ogni questione all’interno di Zagreb je naš.
Nel movimento ci sono professori universitari e lavoratori, educatori negli asili e nelle scuole materne e attivisti, gente che lavora nella cultura e leader di iniziative civiche. Cerchiamo di essere accessibili a tutte le classi sociali e se guardate gli argomenti di cui ci stiamo occupando, ad esempio i cittadini i cui conti bancari sono bloccati, i lavoratori non pagati… vedete che si tratta di veri problemi sociali. Vogliamo insomma affrontare i problemi che riguardano i gruppi più poveri e più vulnerabili dei cittadini. E abbiamo questo approccio anche nel trattare le questioni ecologiche. È ecologicamente ingiusto sistemare gli impianti di trattamento dei rifiuti in periferia, dove vivono i cittadini più poveri. Se Pantovčak (la via dove abita la presidente croata, ndr.) puzzasse quanto Jakuševac, quanto tempo ci vorrebbe prima di un intervento del comune?
Milan Bandić ottiene la maggioranza alle elezioni, perché nessuna opposizione ha mai affrontato davvero i problemi delle persone. Noi vogliamo farlo.