Yugoslavia-Bosnia: quelli che i calci ….

La prima partita di calcio tra Bosnia Erzegovina e Yugoslavia nei Balcani da quando le due Repubbliche si ritrovano divise. E, come si temeva, non si è visto solo calcio.
Da Sarajevo, Janez Kovac.

30/08/2002, Redazione -

Nonostante sia stata rovinata dagli scontri tra tifosi e da un calcio scadente questa "amichevole" tra Bosnia e Yugoslavia è stato un passo avanti nelle relazioni tra i due Paesi. Certo è che i tifosi hanno mostrato il peggio del nazionalismo accumulato durante gli anni ’90. Ma, si sa, le tifoserie ultras si distinguono spesso in questo. Basti considerare gli scontri, in questo caso solo verbali, tra tifoseria italiana e slovena durante una recente partita anch’essa (ma solo nominalmente) amichevole. Con poliziotti che pestano senza remore un tifoso che aveva invaso il campo di gioco e sloveni che rispondono con cori che inneggiano alle foibe. E dalla seconda guerra mondiale sono passati più di 50 anni.
Ma non è stata solo cronaca nera la partita tanutasi a Sarajevo. Sono emersi anche alcuni segnali positivi: tra questi ad esempio i contenuti ed i toni di una lettera inviata dal presidente dell’Unione calcistica della FRY, Dragan Stojkovic, ai colleghi bosniaci nella quale si ringraziava per l’ottima accoglienza offerta ai membri della delegazione yugoslava: "Siamo molto spiacenti che in occasione dell’incontro delle due squadre si siano verificati, fuori dallo stadio, pesanti incidenti tra tifosi. Questi incidenti hanno buttato, purtroppo, un’ombra negativa sugli aspetti positivi e piacevoli rappresentati da questa partita. Ma siamo comunque certi che quest’incontro avvenuto a Sarajevo rappresenti il proseguio di anni di corretta collaborazione, che continuerà sicuramente anche in futuro. Siamo pertanto molto felici di voler ripetere la partita nei prossimi mesi, in Federazione Yugoslava".
Proponiamo qui di seguito una traduzione in merito a questa vicenda di un articolo recentemente pubblicato da IWPR.

Questa partita storica tra Bosnia Erzegovina e Yugoslavia, giocata a Sarajevo, ha riflesso il peggio del bigottismo nazionalista e della violenza che ha piagato gli anni novanta. Ma sono emersi anche segnali positivi che testimoniano come molti vogliano lasciare il passato alle spalle.
Per la cronaca la Yugoslavia ha battuto la Bosnia per due goal a zero. La partita è stata diretta da un arbitro croato.
Sia durante che in seguito alla partita si sono verificati numerosi scontri tra le opposte tifoserie, e questo ha provato che il fervore nazionalista rimane un problema serio, ma il livello di violenza è stato relativo ed inoltre le reazioni e critiche fatte nel post-partita da commentatori di entrambi i Paesi si sono rivelate particolarmente mature ed hanno mostrato quanto le cose siano mutate dalla fine della guerra.
"Il comportamento delle due tifoserie è stato vergognoso" ha affermato Esad Hadzic, autista per una ditta di Sarajevo. "Ero presente alla partita e mi vergognavo sinceramente perché la Bosnia in passato ha sempre trattato gli ospiti con calore. Non era il modo di accogliere i tifosi della squadra avversaria, chiunque essi fossero". "In ogni caso gli stessi incidenti, se non a volte peggiori, accadono in occasione di partite tra squadre bosniache, per non parlare ad esempio di quello che combinano i famigerati hooligan inglesi" ha aggiunto Esad. "Sembra che il calcio riesca a scatenare le parti peggiori di noi stessi. Considerato questo si può forse affermare abbiamo passato il test".
Secondo la polizia delle Nazioni Unite, presente alla manifestazione, 19 poliziotti sono risultati feriti – due dei quali seriamente – mentre tentavano di sedare gli scontri tra le tifoserie. Inoltre almeno due tifosi yugoslavi sono stati pestati dopo che una folla ha fermato la loro auto, che aveva una targa montenegrina. "Questi atteggiamenti non dovrebbero accadere in un Paese che si vuole moderno" ha dichiarato Kirsten Haupt, portavoce a Sarajevo delle Nazioni Unite.
La polizia bosniaca, il cui comportamento è stato definito dalle stesse Nazioni Unite altamente professionale, ha arrestato almeno 8 tifosi della Bosnia.
Naturalmente ci sono pochi dubbi sui motivi delle tensioni. I bosniaco-musulmani accusano i serbi di aver cominciato la guerra in Bosnia seguendo il tentativo di creare una "Grande Serbia". E non è servito a nulla ad evitare le tensioni il fatto che dalla fine della guerra i rapporti bilaterali tra Bosnia e Yugoslavia sono sensibilmente migliorati, in particolare dopo la caduta di Slobodan Milosevic.

Dopo la guerra le due squadre si erano già trovate una di fronte all’altra. Era accaduto l’anno scorso. Ma in India, lontano dalla portata di entrambe le tifoserie.

Quindi molti commentatori non hanno esitato a definire la partita di Sarajevo quale storica: poi di storico ha avuto però poco a causa di un gioco tra le due squadre che non è mia decollato, di un tempo orribile e dei vergognosi scontri durante e dopo il match.

I gruppi di tifosi hanno subito iniziato a provocarsi a vicenda. I supporter yugoslavi hanno intonato canti inneggianti ai criminali di guerra Radovan Karadzic e Ratko Mladic mentre i tifosi bosniaci hanno risposto con un "Allahu’Ekber", Dio è grande.

I giocatori in generale non sono caduti nella tentazione della rissa e si sono comportati in modo professionale anche se i media bosniaci hanno fortemente criticato il difensore della nazionale yugoslava Sinisa Mihailovic accusandolo di comportamento nazionalista in campo e di aver festeggiato la vittoria alzando in cielo le tre dita, simbolo dai connotati non certo neutrali.

Ma il giorno dopo i media avevano già quasi dimenticato gli scontri e si sono invece concentrati più sulle prestazioni delle due squadre in vista delle imminenti qualificazioni per il Campionati Europei.

Ed in generale l’opinione pubblica sia a Belgrado che a Sarajevo ha criticato il comportamento di questi tifosi che rischiavano di infangare l’immagine di entrambi i Paesi. "Lo sport deve essere distinto dalla politica, ma non penso questo sarà possibile sino a quando allo stadio andranno nuove generazioni in grado di pensare in modo diverso" afferma Dejan Radulovic, commerciante di Belgrado.

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