Yerevan, l’Albicocca d’Oro
Si è concluso nella capitale armena l’edizione 2011 del Film Festival Internazionale “Albicocca d’oro”. Quest’anno il festival ha riservato uno spazio particolare all’Italia, con una sezione dedicata al 150° anniversario dell’Unità. Nella Giuria era presente anche il goriziano Aleš Doktorič. Il resoconto della nostra corrispondente
Domenica 17 luglio si è conclusa l’ottava edizione del Golden Apricot International Film Festival. Fondato nel 2004 su iniziativa del regista armeno Harutyun Khachatryan, il festival si tiene ogni anno a Yerevan in coincidenza col periodo di maturazione delle albicocche – da cui il nome – e si apre con una cerimonia di benedizione di questi frutti, simbolo dell’Armenia. Il tema della rassegna cinematografica, “Crocevia di Culture e Civiltà”, riflette la storia del Paese: per millenni luogo di incontro tra i popoli, si è arricchito di influenze diverse e ha acquisito un vasto patrimonio artistico. Nella dichiarazione d’intenti degli organizzatori, il festival può dunque “fare da ponte per favorire il dialogo tra i popoli… per questo accoglie ogni anno film che raccontano storie di gruppi etnici, religioni e nazioni diverse che rappresentano le vicissitudini umane in un mondo che riconosce sempre meno confini”.
Harutyun Khachatryan
Il festival ha l’obiettivo di mantenere viva la tradizione cinematografica nazionale, entrata in crisi col crollo dell’Unione Sovietica, e contribuisce a “migliorare il gusto estetico delle persone rendendo accessibili alla gente film di qualità”, hanno commentato al network Armenialiberty alcuni giovani all’uscita dal cinema il 13 luglio. Lo stesso Khachatryan, durante la conferenza stampa di presentazione del programma l’8 luglio, aveva attribuito “grande importanza a diffondere l’amore per il cinema in Armenia, nonostante non ci siano strutture sufficienti: possiamo proiettare i film solo una volta poiché non ci sono abbastanza teatri, un vero e proprio lusso per il Paese”. Rispetto ad altre kermesse cinematografiche, il festival di Yerevan infatti è “più piccolo, con costi contenuti… ma riesce comunque ad attrarre film di qualità: Khachatryan è riuscito a trasformare la sua invenzione in un evento relativamente pieno di star del cinema per un piccolo paese del Caucaso”, ha evidenziato il 14 luglio Armenialiberty.
L’edizione del 2011 ha aperto i lavori il 10 luglio alla presenza del Primo ministro Tigran Sargsyan, della ministro della Cultura Hasmik Poghosyan e di alcuni ospiti internazionali, tra cui l’attrice francese Fanny Ardant e il regista iraniano Abbas Kiarostami. “Ogni anno gli organizzatori riescono a presentare programmi interessanti che richiamano registi da tutto il mondo”, ha dichiarato il 13 luglio il critico cinematografico olandese Peter van Bueren in un’intervista ad Armenialiberty. “La qualità della competizione internazionale è molto alta: se si paragona la qualità media dei film qui presentati con quella dei film di altre manifestazioni in Europa orientale o altrove, questo festival è migliore: non ci sono film brutti qui”.
La CSI, vent’anni dopo
Quest’anno il premio “Albicocca d’Oro” è stato assegnato a “Nader e Simin, una separazione” dell’iraniano Asghar Farhadi, già Orso d’Oro a Berlino nel febbraio scorso. La competizione prevedeva, oltre alle due categorie principali – “Lungometraggi” e “Documentari” – anche una sezione dedicata al “Panorama armeno” con cortometraggi, lungometraggi, film d’animazione e documentari prodotti esclusivamente da registi armeni, e il programma “Apricot Pit” (armellina), rivolto a giovani registi.
Quest’anno, inoltre, in occasione dei vent’anni della fondazione della Comunità degli Stati Indipendenti (CSI), gli organizzatori hanno previsto una sezione speciale dedicata ai film prodotti nelle ex Repubbliche Sovietiche: “Grazie al sostegno della Fondazione per la Cooperazione Umanitaria della CSI, sono stati invitati undici registi da Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan, Moldavia, Russia, Tagikistan, Uzbekistan”, ha spiegato Khachatryan durante la conferenza stampa del 12 luglio. L’iniziativa ha permesso di “presentare spaccati di vita quotidiana e discutere della situazione attuale della cinematografia in altri Paesi dell’ex URSS”.
L’Italia a Yerevan
All’edizione del 2011 hanno partecipato circa 150 film provenienti da 45 paesi diversi, tra cui l’Italia, a cui è stata riservata una parte speciale del programma dedicata al 150° anniversario dell’Unità. “Risorgimento 150” ha visto la presentazione di quattro lungometraggi sul tema, e la serata del 13 luglio dedicata alla storia italiana con la proiezione di “Viva l’Italia!”, film del 1961 di Roberto Rossellini sull’epopea garibaldina. All’evento erano presenti anche la ministro della Cultura armena, l’Ambasciatore italiano a Yerevan Bruno Scapini e la produttrice cinematografica Silvia Cecchi d’Amico, che ha introdotto la pellicola, particolarmente apprezzata da pubblico e critica. “In Armenia è forte la propensione verso la cinematografia italiana e, soprattutto, verso quel filone che maggiormente si ispira alle nostre molteplici realtà sociali”, si legge nel comunicato stampa della Farnesina del 15 luglio.
Aleš Doktorič
L’importante contributo italiano al Festival armeno è stato confermato anche dalla presenza del goriziano Aleš Doktorič. “Ho potuto conoscere Harutyun Khachatryan nel dicembre 2009, quando è stato insignito del “Premio Darko Bratina” dall’Associazione Kinoatelje, di cui sono presidente”, ha spiegato il cineasta italiano ad Osservatorio il 18 luglio, al termine del proprio impegno nella giuria per la sezione “Documentari”. “Il successo del Festival dipende in gran parte dal suo ideatore e direttore, Khachatryan, che grazie ad un’estesa rete di contatti è riuscito a trasformare l’iniziativa in una vera e propria festa a cui partecipano grandi nomi del panorama cinematografico internazionale”. Pur evidenziando che “la manifestazione armena non è ancora ai livelli delle più famose rassegne cinematografiche, in quanto mancano le prime mondiali e tutti i film in concorso sono scelti tra i vincitori di altri festival, ciò non diminuisce il valore dell’evento: c’è un clima festoso in cui comunque non manca la competizione, poiché la gara coinvolge i migliori film del momento”. Secondo Doktorič il festival è dunque un “fenomeno in crescita: i film vengono selezionati con attenzione, prediligendo certi temi e coinvolgendo opere di diversa provenienza, al fine di garantire il rispetto del concetto di crocevia di culture”. In quest’ottica, il festival riesce, laddove la politica spesso non arriva, “ad avvicinare realtà tra loro distanti e a favorire lo scambio e la reciproca comprensione”.