Web 2.0: le avventure del testo albanese

La comunicazione globale e il cyberspazio sembrano non avere confini. Anche i testi in albanese stanno aumentando sia in quantità che qualità. Cosa succede però quando un testo viene fatto migrare da un luogo all’altro di questo spazio virtuale? E cosa succede quando da internet approda sul cartaceo? Una riflessione a partire da alcuni casi albanesi

26/07/2013, Rando Devole -

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(flickr/fotologic)

Il cyberspazio albanese sta crescendo sempre più. Internet, ma anche la comunicazione tramite i mezzi elettronici, sebbene non in maniera organica e lineare, stanno estendendo di giorno in giorno i propri confini. Una crescita evidente: i testi in lingua albanese stanno aumentando sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo. Alcuni campi e vallate dello spazio virtuale albanese assomigliano però ad un vero Far West, se teniamo presente il trattamento che viene riservato al testo.

Chi utilizza regolarmente Internet sa molto bene che il testo in questo universo viene condizionato da proprie leggi gravitazionali. Gli utenti del web, inoltre, hanno certamente notato che i testi emigrano da una pagina all’altra senza faticare, in tempo reale, praticamente con alcuni piccoli movimenti del mouse del computer, oppure dei tasti ormai mitici ctrl+c e poi ctrl+v. Preannunciamo al lettore che in questa occasione ci interessa esclusivamente ciò che accade al testo spostato altrove, non la questione dei diritti d’autore, che ovviamente richiede un altro tipo di approccio.

Miniere

Ormai i giornali albanesi vengono messi a disposizione abitualmente su Internet. Il noto blog albanese Peizazhe të fjalës (Paesaggi della parola) costituisce un caso esemplare: è considerato da tempo una miniera a cielo aperto, dove si estraggono, senza nessuno scavo nelle gallerie, numerosi testi, per riutilizzarli in altri luoghi.

Il lavoro dell’escavatrice consideriamolo accettabile, specialmente in quelle occasioni in cui il permesso degli autori è implicito, oppure evidente. Tuttavia, bisogna chiedersi: questo trasloco testuale si verifica senza nessun problema oppure strada facendo si confondono significati, valori, e altri frammenti, così come succede normalmente quando cambiamo casa?

Occorre ricordare sin dall’inizio che il testo digitale non è assolutamente come il testo classico, ossia quello scritto su carta. Senza menzionare i numerosi studi in questo campo si può certamente affermare che ha perso definitivamente la propria caratteristica di oggetto materiale. Un libro realizzato in tipografia non ha molto a che fare con uno pubblicato su Internet, sebbene esistano programmi e formati tali (come Adobe Acrobat e pdf) che cercano di riprodurlo più o meno fedelmente.

Mutazioni

D’altra parte, una delle caratteristiche più importanti del testo su Internet è la variabilità. Questa caratteristica viene amplificata in alcune agorà virtuali specifiche (ad esempio nei blog, nei forum) dove il testo viene creato appositamente per essere arricchito da altri contributi, anzi talvolta viene concepito dall’autore come un lievito per la discussione successiva. Gli stessi commenti modificano l’articolo principale, stimolando l’autore non soltanto nelle risposte, ma anche nell’aggiungere altre riflessioni, praticamente riconfigurando lo scritto iniziale.

Significativi sono i casi (a dire il vero piuttosto rari) quando l’autore, per un motivo o per un altro, corregge il proprio scritto con l’aiuto dei commentatori, il che attesta indubbiamente il carattere provvisorio del testo in rete. Infatti, l’aggiornabilità è un’altra caratteristica del testo digitale. Umberto Eco ci ricorda che il lavoro dei filologi di una volta non può essere effettuato oggi, quando l’autore di un libro può fare, disfare e rifare il testo sul computer, praticamente rielaborando decine di “copie fantasma” della propria opera.

Da Internet al cartaceo: rischio violenza

Cosa accade quindi quando un articolo pubblicato inizialmente su Internet viene ripreso e ad esempio pubblicato sul cartaceo (giornale, rivista, dispensa, ecc)? In casi estremi e in maniera iperbolica possiamo chiamarla persino "violenza testuale", quando la pubblicazione è imposta, non concordata e problematica. Una violenza esercitata in primo luogo contro l’autore, in secondo luogo contro il lettore, e infine contro il testo stesso.

Ogni autore lo sa molto bene, il medium ha una rilevanza basilare, tanto più in una società di comunicazione di massa dove lo stesso medium diventa messaggio. Quando l’autore è invitato a scrivere qualcosa per un quotidiano, prima di prendere carta e penna, oppure tastiera e schermo, immaginerà il lettore modello del proprio articolo. Inoltre non vanno dimenticate “le regole” editoriali che vengono dall’alto (direttore, capo redattore) come la lunghezza dell’articolo, lo stile, il motivo della pubblicazione, e così via.

È chiaro che in questo contesto il trapianto ad esempio dallo spazio virtuale a quello cartaceo, sfigura inevitabilmente le intenzioni dell’autore (ma anche del testo), il quale aveva concepito per un altro lettore la propria creatura.

Esempi possono essere tratti da molti blog e siti, cominciando da Peizazhe të fjalës, dove l’autore qualche volta “si rilassa nello scrivere”, perché si sente in un ambiente intimo, in libera conversazione, senza la formalità dello spazio tradizionale e non si aspetta che il proprio testo venga catapultato in altri luoghi, dove giustamente si richiedono altre regole. Le trasformazioni a causa dello sradicamento testuale da un habitat all’altro si osservano anche nella direzione opposta; quando ad esempio vengono pubblicati nei blog articoli che hanno visto prima la luce su quotidiani o riviste specializzate: la stonatura si nota senza difficoltà.

Se il testo costituisce il campo dove giocano l’autore e il lettore insieme, in un gioco complesso di negoziazione del significato, allora non è difficile capire che ogni cambio di regole, incluse le eventuali competenze del lettore, ingarbuglia alquanto la situazione. Non sempre si presentano casi drammatici, ma spesso il patto comunicativo tra gli attori che danno significato al testo, che in un certo senso è un campo minato, viene buttato all’aria proprio da uno spostamento incauto. I confini spaziali e temporali di Internet sono infatti completamente diversi dai confini dell’universo di Guttenberg.

Da Internet a Internet: in pasto ai leoni

Si discute rispettando il luogo della discussione, dice un vecchio proverbio albanese. Adesso, se un articolo contro il nazionalismo folcloristico balcanico, pubblicato in un luogo dove si coltivano da tempo idee simili, si getta come un pezzo di carne in pasto ad un forum ultranazionalista, dove il tema costituisce un vero tabù, è immaginabile che i leoni nazionalisti lo sbraneranno senza pietà, prima il testo e poi l’autore. Oppure il contrario.

Senza entrare nel dettaglio, si può affermare che l’intenzione dell’autore in questo caso sia stata sostanzialmente tradita, visto che quando ha scritto il pezzo imputato aveva in mente un altro lettore, altrimenti avrebbe formulato completamente in modo diverso il suo pensiero. Quindi lo spostamento avventato del testo crea problemi anche all’interno del cyberspazio. Il testo digitale è riconosciuto per il proprio nomadismo, che risulta stampato sul suo Dna, ma questa mobilità diventa problematica quando si realizza senza tatto, oppure quando il testo viene deportato con la forza.

Ho notato ad esempio che alcuni articoli di Ardian Vehbiu su Peizazhe të Fjalës, vengono commentati ferocemente, oppure elogiati con la stessa forza, in luoghi dove sono stati inseriti senza la volontà dell’autore. Succede su Internet che la nuova vita dopo il trasferimento si svolga all’insaputa dell’autore, il quale non può seguire la propria creatura neanche per curiosità.

Se dovessimo paragonare, anche dal punto di vista filologico, la vita degli scritti su due forum diversi, si potrebbe scorgere senza difficoltà che sono davvero gemelli, ma ognuno con le proprie specificità: il primo potrebbe risultare arricchito un po’ dai commentatori e molto dall’autore, che può averlo ritoccato in alcuni punti è integrato in altri; il secondo potrebbe essere rimasto nella fase iniziale, bloccato dalla pressione dei numerosi commenti senza dialogo. Lo stesso scritto con due destini diversi. “Sliding doors” del testo.

Fragile

Questo non vuol dire che gli articoli non vadano presi e ripubblicati, tale processo può essere visto anche positivamente, dal momento che ci saranno sempre terreni virtuali dove l’opera attecchisce e vegeta rigogliosamente, ma a mio avviso durante il trasporto andrebbe attaccata loro l’etichetta “fragile”.

L’ipertesto che circola su Internet può essere munito di link, sotto forma di citazione o suggerimento per altre letture, con immagini, suoni, fare, emoticon, video, banner, ecc. accade che lo scritto venga ripubblicato su un altro sito, che ricambia per ipotesi le immagini illustrative. Non devi essere un semiologo per capire che abbiamo a che fare quasi con un altro articolo, visto che le immagini interagiscono attivamente con il lettore nell’interpretazione del testo e a davanti agli occhi. Questo vale anche quando vengono cambiati titoli, sottotitoli, colori, e ogni altro elemento dell’apparato paratestuale.

In un articolo pubblicato su Peizazhe të fjalës, dal titolo “Dal realismo al porno”, riferendosi al film di Viktor Gjika “Nëntori i Dytë” (Il secondo Novembre), l’autore (Xha Xhai) chiedeva con quale diritto noi ritocchiamo i prodotti cinematografici del passato. La domanda è legittima, altrettanto la preoccupazione se tramite il restauro si interviene sui meccanismi semantici del prodotto artistico. Non sempre l’eccessivo zelo porta infatti a risultati positivi. Basta ricordare i film prodotti in bianco e nero che vengono riprodotti a colori, praticamente offrendo al pubblico un’opera totalmente nuova. Non solo il regista Viktor Gjika poteva non approvare questo intervento “a gamba tesa”, ma lo stesso pubblico che guarda il film potrebbe non accettare, tenendo presente che il gioco cromatico nel film gode di un lato simbolico, quindi anche la rivitalizzazione dei colori può accendere altri significati.

La decontestualizzazione che subisce il testo passando da un posto all’altro crea problemi simili. Com’è noto, l’autore possiede la propria strategia testuale, in cui fanno parte anche piccoli artefizi per indirizzare il lettore nel labirinto semantico. La bussola che l’autore offre al lettore può presentarsi con la famosa “C’era una volta…”, ma anche con altri escamotage.

C’era una volta

L’esempio appena dato viene citato comunemente dei critici letterari per dimostrare come l’autore prepara il lettore dicendo loro: “Stiamo per raccontarvi una favola…”. Il lettore capisce che, da quel momento in poi, deve aspettarsi qualcosa di diverso dalla commedia, oppure dal romanzo.

Su Internet, in alcuni casi, gli articoli contengono frasi del genere: “I lettori di questo blog lo sanno molto bene…”, il che significa che l’autore si rivolge consapevolmente ad un determinato lettore. Quando l’articolo viene spostato dal sito/blog X al sito/blog Y, sia pure con la stessa veste grafica, si comprende che qualcosa non va, visto che i lettori del sito/blog Y possono non sapere per nulla di che si tratti.

Qualche esempio albanese ci potrebbe aiutare a chiarire il tema. È successo che dal blog Peizazhe të fjalës vengano presi articoli della rubrica “Humor” e vengano pubblicati sia su giornali, sia su altre pagine della rete. Chi ripubblica l’articolo, sicuramente sa bene che il collocamento iniziale dello scritto nella rubrica “Humor” non è assolutamente un’azione neutra. La dichiarazione che l’autore fa al lettore, prima di sedersi reciprocamente nel testo, è la seguente: “Il testo che stai leggendo è comico, non prenderlo seriamente”. Naturalmente, il carattere comico dell’articolo si spiegherà anche tramite lo stile e il significato, ma non sempre questi elementi sono sufficienti per il lettore. A volte vi sono problemi anche quando i codici di genere vengono esplicitati, a maggior ragione problemi insorgono quanto questi spariscono, a seguito del cambio di posizionamento di un testo da un ambiente ad un altro.

Altro esempio è la finta agenzia stampa albanese Obobo News. Anni fa, quando era in piena attività e quando non era ancora affacciata su Internet, capitava che alcune notizie venissero riprese come vere e ripubblicate sui media albanesi. Quello che mi stupiva di più era il mancato funzionamento del codice usato, ma non per colpa degli autori quanto dei suoi lettori, oppure più precisamente dei media. A quanto pare non erano abituati, oppure erano disabituati ai codici di genere. Altrimenti, come si potevano prendere sul serio le notizie (spesso indiscutibilmente satiriche) firmate da un’agenzia dal nome Obobo News?

Preso da…

L’estrapolazione quindi, sebbene legittima e comprensibile, di un articolo e la ripubblicazione in un altro luogo andrebbe almeno spiegata. Quindi, note del genere “Preso da…”, oppure “Pubblicato inizialmente su…” non vanno viste soltanto dal punto di vista del diritto d’autore, ma anche come un contributo per l’interpretazione corretta dello scritto.

È vero che la rete globale di comunicazione informatica, il cosiddetto cyberspazio, offre ai testi piattaforme elastiche, multimediali, multiforme, dove possono interagire al di là delle esperienze tradizionali, poiché vi regnano altre leggi della fisica, così come nel film Matrix dei fratelli Wachowski agivano altre regole sistemiche. Ma ciò non significa che le opinioni espresse tramite il testo vadano distorte tramite la sua deformazione, anche se in maniera inconsapevole.

Il terreno virtuale dove cresce il pensiero albanese, principalmente in questi anni di grande intensità, ha bisogno di concimi chimici e organici, grazie ai quali venga coltivato anche il rispetto nei confronti del testo, che oltrepassa la dignità dell’autore, oppure l’aspetto giuridico del copyright.

Qui abbiamo a che fare con il rispetto del pensiero in generale, del dialogo, dell’interlocutore, dell’Altro, in fin dei conti di se stessi; abbiamo a che fare con l’etica della comunicazione, e di conseguenza con la comunità dove il pensiero nasce, prende forma e si coltiva. Anzi, Internet, con la sua capacità riproduttiva, può essere utilizzato positivamente in questa direzione. In altre parole, il buon trattamento del testo contraddistingue anche la santificazione del pensiero, il suo rispetto nella libertà, come uno dei valori insostituibili della società.

 

Questa pubblicazione è stata prodotta con il contributo dell’Unione Europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l’opinione dell’Unione Europea. Vai alla pagina del progetto Racconta l’Europa all’Europa

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