Voglia di Vietnam

La massiccia emigrazione verso l’Europa occidentale ha provocato una forte diminuzione della manodopera in Bulgaria. Ora le industrie, soprattutto nel settore tessile, corrono ai ripari, puntando ad attirare lavoratori a basso costo, anche da paesi lontani come il Vietnam

01/02/2008, Tanya Mangalakova - Sofia

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Nel giro di qualche mese, cinquecento lavoratori vietnamiti arriveranno in Bulgaria. Si tratta principalmente di abitanti di Hanoi e Vietnam settentrionale. Operai tessili del "popolo fratello del Vietnam" di memoria socialista, secondo la stampa bulgara sono pronti a lavorare nel paese balcanico per 250 leva (125 euro circa) al mese.

Al momento, molte ditte bulgare, soprattutto nel campo dell’industria leggera, cercano manodopera in Asia, oltre che in Moldova, Macedonia e Serbia. Gli imprenditori sono pronti a pagare biglietto aereo, 600 leva di tasse per ottenere il permesso di lavoro, alloggio e trasporto fino al posto di lavoro ad ogni lavoratore reclutato all’estero. I lavoratori bulgari, infatti, oggi sono liberi di muoversi nello spazio comunitario, e cercano lavori meglio pagati nei vecchi paesi membri dell’Ue, scelta che ha provocato un serio deficit di manodopera qualificata in Bulgaria.

Negli ultimi anni, nel paese, si è sviluppata soprattutto una forte industria tessile che, secondo i dati dell’Associazione Bulgara dei Produttori e Importatori di Prodotti Tessili, dà oggi lavoro a circa 163mila persone. A Ruse, sulle rive del Danubio, ci sono almeno venti grosse fabbriche tessili, e la ricerca di manodopera è costante. Gli abitanti del posto, però, preferiscono attraversare il fiume e cercare lavoro in Romania, dove le paghe sono più alte, senza contare i molti che sono partiti alla volta dell’Europa occidentale. Ben otto ditte di Ruse hanno già iniziato le procedure per richiedere manodopera dal Vietnam. Molte delle aziende in questione hanno iniziato ad operare grazie a crediti bancari e, per restare concorrenziali, i loro proprietari si battono con tenacia per ogni singolo lavoratore.

Ma davvero gli operai vietnamiti sono disposti a venire in Bulgaria per uno stipendio tanto basso?

I vietnamiti e la Bulgaria

Negli anni ’80, la Bulgaria fece arrivare dal Vietnam circa 10mila lavoratori, da impiegare soprattutto nel campo dell’edilizia. Per questi lavoratori furono costruiti appositi quartieri. Molti bulgari ricordano i tanti vietnamiti che, all’epoca, cucivano e vendevano in nero jeans del tipo "Rifle", che in quegli anni di penuria erano considerati merce di lusso. Ma se i cittadini mostravano di apprezzare il talento sartoriale dei nuovi arrivati, la loro intraprendenza non fu troppo ben vista nei piani alti del potere comunista tanto che, non appena scaduti i termini dell’accordo, i lavoratori vietnamiti furono rispediti a casa in massa.

Oggi portare operai del Vietnam in Bulgaria è un’impresa tutt’altro che facile. La ditta "Tehnoimpeks 98", ha molte richieste di lavoratori dall’estero, fatte soprattutto da imprese che lavorano nei settori dell’edilizia, dell’industria tessile, dell’importazione di idrocarburi e della programmazione informatica. La "Tehnoimpeks 98", spiega ad Osservatorio il suo direttore Kolyo Raynov, ha sottoscritto un accordo con un’agenzia statale vietnamita, ma le difficoltà per portare lavoratori di quel paese in Bulgaria sono molte. Ma perché questo interesse proprio per il Vietnam?

Nel paese asiatico, la retribuzione media nel settore tessile si aggira intorno agli 80-90 dollari, mentre in Bulgaria è di circa 200 euro. Qui bisogna fare una precisazione importante: in molte fabbriche tessili bulgare i lavoratori ricevono ufficialmente la paga minima, che oggi è di 220 leva al mese, per pagare il minimo delle tasse. Il resto della paga viene invece consegnato fuori busta, così che le retribuzioni reali arrivano nei fatti a 3-400 leva. Raynov non ci dice quanto riceveranno i lavoratori vietnamiti, ma specifica che la loro busta paga sarà uguale a quella dei propri colleghi bulgari. Secondo lo stesso Raynov, cercare manodopera fuori dallo spazio europeo è ormai una vera necessità. "A mostrare interesse sono i cittadini di Macedonia, Ucraina e Moldova, ma questi solitamente richiedono il passaporto bulgaro e, non appena lo ottengono, si spostano in Europa occidentale. Cittadini di paesi terzi, invece, possono ottenere un permesso di lavoro provvisorio in Bulgaria, e questo garantisce che rimarranno a disposizione del datore di lavoro che li ha invitati".

In Vietnam, ci spiega ancora Raynov, ogni anno più di un milione di persone si reca a lavorare all’estero, e proprio per questo lo stato ha creato agenzie per la formazione di lavoratori che cercano lavoro oltre confine. La "Tehnoimpeks 98" ha come partner proprio una di queste agenzie, e da cinque mesi lavora per far approdare in Bulgaria operai vietnamiti. Secondo l’accordo, un lavoratore ogni dieci deve essere in grado di comunicare in bulgaro, in russo oppure in inglese. La procedura per ottenere i permessi è però piuttosto complicata e molto lenta. "Il datore di lavoro deve preparare un numero di documenti simile a quello richiesto per avere accesso ad un forte credito bancario. Secondo la legge, poi, un’azienda bulgara non può avere più del 10% di manodopera straniera, e questo solo se nessun bulgaro mostra interesse per i posti di lavoro disponibili", conclude la sua spiegazione Raynov.

Ai lavoratori stranieri viene concesso un permesso di lavoro annuale, che può essere esteso al massimo per altri due anni.

I lavoratori stranieri sono davvero più convenienti?

Le informazioni apparse sui media bulgari sull’arrivo di operai dal Vietnam ha provocato anche molte reazioni scettiche. Secondo Tzvetan Simeonov, vice presidente della Camera di Commercio Bulgara, l’importazione di manodopera dall’estero costerà di più allo stato, mentre il processo di adattamento dei lavoratori stranieri sarà lento e complicato, vista la barriera linguistica. "Ritengo che non si siano ancora esaurite le possibilità di riqualificazione della manodopera locale", ha aggiunto poi Simeonov.

Anche dalla associazione degli industriali sono arrivati commenti piuttosto negativi sulla capacità di poter risparmiare attraverso la manodopera vietnamita. "Il problema è che i nostri produttori pensano ancora di poter pagare un operaio tessile 250-300 leva al mese. Per tale cifra, però, nessuno è disposto a venire in Bulgaria, e se lo fa, è solo per la speranza di potersi poi spostare in un altro paese dell’Ue", ha dichiarato ad Osservatorio Veselin Iliev, membro dell’associazione. "Per aumentare le retribuzioni, bisogna migliorare il livello di produttività attraverso investimenti e nuove tecnologie. Le possibilità di sviluppo basate sul basso costo del lavoro sono ormai limitate. Ci sono molte richieste di assunzione da parte di lavoratori stranieri, e non solo dal Vietnam. Ma se parliamo concretamente degli operai tessili vietnamiti, le loro pretese salariali arrivano a 500 dollari al mese. I lavoratori di Macedonia, Serbia, Ucraina e Moldova, che grazie alle proprie origini bulgare hanno procedure di ingresso facilitate, non si accontentano di meno di 500-800 euro".

"Diventeremo il centro di sartoria per le boutique europee"

La designer Kremena Steliyanova, proprietaria dell’azienda tessile "Leopard", ha ricevuto dall’Associazione delle ditte di industria leggera di Ruse la proposta di assumere operai dal Vietnam.

Nella "Leopard" lavorano oggi circa 60 operai, ma come racconta la Steliyanova ad Osservatorio, la manodopera non è sufficiente, e ogni imprenditore è disposto a pagare in nero pur di non perdere i propri dipendenti, o per sottrarli alla concorrenza. "Al momento sto formando trenta nuovi operai nel mio stabilimento di Tutrakan, con l’accordo che lavoreranno per me per almeno tre anni. Si tratta per il 70% di disoccupati e analfabeti, che vengono dai villaggi intorno alla città. Oggi la paga media di un operaio tessile, nella zona di Ruse, è di 400-500 leva al mese. Anni fa, non lontano da qui, c’era un’azienda con un capannone segreto, dove i dipendenti lavoravano per mesi in nero, senza paga né assistenza sociale. Oggi, credo che solo le piccole ditte che lavorano nei garage nascondono ancora le proprie attività".

Kremena ha deciso di esplorare la possibilità di utilizzare la manodopera vietnamita, anche se è consapevole che il loro adattamento è problematico. "Investi sulla manodopera straniera, per portare in Bulgaria lavoratori che non sanno la lingua. E’ un rischio, ma non abbiamo molte alternative".

La "Leonard" ha una propria griffe, e ha già presentato tre collezioni di abbigliamento negli Stati Uniti. Inoltre, produce circa 10mila pezzi al mese per marche quali "Guess", "Depeche Mode", "Cerruti" e "Zara". La Steliyanova è convinta che le previsioni che davano per certo un forte calo di produzione dopo l’ingresso della Bulgaria nell’Ue si siano rivelate infondate, nonostante la forte concorrenza che arriva dalla Cina. "In Cina si trattano solo grandi stock, da 10mila pezzi in su. Nessuno, da quelle parti prende in considerazione che so, un’ordinazione di 300 giacche ‘Armani’. L’Europa non sa dove produrre i propri vestiti di alta moda, e la Bulgaria può diventare il centro di sartoria per le boutique dell’intero continente. Questo business ha buone prospettive almeno per i prossimi dieci anni".

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