Vjosa: il fiume selvaggio dell’Albania “protetto solo sulla carta”
Pur essendo stato dichiarato “parco nazionale” nel 2023, il fiume Vjosa è ancora esposto a gravi rischi, legati all’inquinamento. Il governo di Tirana però non sembra preoccuparsene più di tanto

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Parco nazionale del fiume Vjosa, Albania © Discover Vlora/Shutterstock
(Originariamente pubblicato da BIRN, il 7 ottobre 2025)
Una montagna di rifiuti sorge a ridosso di un enorme cantiere a Tepelena, una delle città dell’Albania meridionale attraversate dal fiume Vjosa. Da tempo ormai quest’area viene utilizzata come discarica.
Nel 2023, il governo albanese ha deciso di istituire un parco nazionale dedicato alla Vjosa, uno dei pochi fiumi europei ancora autenticamente selvaggi. Così è nato il primo parco nazionale fluviale selvaggio d’Europa.
Nei pressi della discarica sono in corso i lavori di costruzione di un nuovo centro visitatori “multifunzionale”, un progetto voluto dal primo ministro Edi Rama.
“Il centro multifunzionale sarà il cuore del progetto, prevedendo […] mostre didattiche e spazi per il coinvolgimento della comunità. Con il suo design darà priorità all’accessibilità e alla sostenibilità, trasformando un luogo degradato in una vibrante comunità culturale”, si legge nel piano di progetto.
Nel frattempo, il comune continua ad utilizzare lo spazio adiacente come discarica, nonostante lo status speciale del fiume, che dovrebbe garantirne la protezione.
“Quella della discarica è un’immagine davvero scioccante, anche perché nessuno si occupa della gestione del sito, ci sono rifiuti dappertutto. Il vento trasporta la plastica e altri rifiuti nel fiume”, spiega Leonard Sonten, esperto di biologia marina dell’organizzazione tedesca EuroNatur.
“Diverse sostanze chimiche si riversano nel fiume e gli animali ingeriscono rifiuti”, precisa il biologo, ritenendo inaccettabile che si continui a contaminare e utilizzare come discarica un fiume dichiarato area protetta.
“Il fatto che stiano costruendo un nuovo centro visitatori proprio accanto alla discarica potrebbe però rivelarsi vantaggioso. La discarica non può più essere tollerata, è davanti agli occhi dei visitatori del parco nazionale. Spero si faccia qualcosa prima [della conclusione dei lavori] perché la situazione attuale è inaccettabile”, denuncia Sonten.
Quando i rifiuti finiscono nel fiume
La Vjosa scorre per circa 272 chilometri attraverso l’Albania, proseguendo poi per altri 80 chilometri attraverso la Grecia.
Il tratto albanese del fiume è stato dichiarato parco nazionale nel marzo 2023, dopo oltre dieci anni di campagne portate avanti da attivisti ed esperti ambientali.
Tuttavia, a due anni e mezzo dalla creazione del parco, manca ancora un impegno serio per mantenere il fiume pulito e per proteggerlo da interventi industriali e antropici.
Olsi Nika, uno degli attivisti che da anni lottano per salvaguardare la Vjosa, spiega che la loro battaglia non si è conclusa con la creazione di un parco nazionale dedicato al fiume.
“A distanza di due anni e mezzo dalla sua istituzione, il Parco nazionale della Vjosa viene pubblicizzato come una grande conquista. Abbiamo però individuato tutta una serie di problemi legati all’estrazione di materiali inerti e acqua, ma anche ai rifiuti solidi urbani e la plastica”, spiega Nika.
L’attivista – che a maggio di quest’anno ha vinto il prestigioso premio Goldman – spiega che, nel caso in cui il governo non intervenisse per proteggere la Vjosa, il fiume selvaggio rischierebbe di essere protetto “solo sulla carta”.
“Tutti ci dobbiamo impegnare affinché il parco sia gestito in modo efficace, trasformandolo in un esempio virtuoso di conservazione della natura”, sottolinea Olsi Nika.
Nel piano di gestione del Parco nazionale Vjosa per il periodo 2024-2033 vengono individuati alcuni fattori che minacciano il fiume e la sua biodiversità.
“La Vjosa, come anche i suoi affluenti, viene utilizzata per lo smaltimento di diversi rifiuti non filtrati. Le acque reflue non trattate provenienti da villaggi e singoli edifici si riversano nel fiume”, si legge nel piano, approvato dal governo di Tirana lo scorso anno.
“Inoltre – prosegue il documento – alcuni siti industriali sulle sponde della Vjosa scaricano nel fiume le acque reflue e i sottoprodotti del processo produttivo (ad esempio, la produzione di bitume, l’industria petrolifera, etc.)”.
La costante pressione dell’industria estrattiva
Il fiume Vjosa è un habitat vitale per oltre millecento specie, tra cui tredici a rischio di estinzione a livello globale.
La scorsa estate, questo habitat è stato gravemente danneggiato per una fuoriuscita di petrolio che ha compromesso la biodiversità del fiume.
I giornalisti di BIRN hanno assistito all’incidente, constatando la presenza di petrolio nel fiume e nell’area circostante.
In un comunicato stampa, diffuso a luglio, l’organizzazione ambientalista locale EcoAlbania e i suoi partner internazionali EuroNatur e Riverwatch hanno lanciato l’allarme.
“La Vjosa è sottoposta a costanti pressioni provenienti da industrie estrattive, progetti di ampliamento delle infrastrutture e uno sviluppo mal gestito, che mettono a rischio l’integrità ecologica del parco e il suo valore globale per la conservazione della natura”, denunciano gli attivisti.
Le organizzazioni EuroNatur ed EcoAlbania hanno individuato cinque principali minacce per le acque e la biodiversità della Vjosa: l’estrazione di petrolio, che incide non solo sul fiume, ma anche sulla biodiversità dell’area circostante; l’estrazione e lavorazione di bitume, con lo scarico di materiali di scavo, spesso contenenti metalli pesanti; il prelievo idrico, che implica la deviazione delle acque per l’irrigazione, l’approvvigionamento urbano e l’uso industriale; l’estrazione di ghiaia, e infine i rifiuti urbani e le acque reflue non trattate.
“Per un fiume a flusso libero, il prelievo idrico costituisce la minaccia più grave, soprattutto se parliamo di un parco nazionale fluviale selvaggio. Questi interventi non dovrebbero assolutamente essere effettuati in un fiume selvaggio”, spiega Olsi Nika.
Con la creazione del parco nazionale della Vjosa, anche i suoi tre affluenti – la Shushica, il Drino e la Bença – sono stati inclusi nell’area protetta.
Tuttavia, la Shushica, lunga circa 76 chilometri, è nuovamente sotto minaccia: un progetto della compagnia austriaca Strabag prevede di deviare le acque del fiume verso la località costiera di Himarë.
Besjana Guri, direttrice dell’associazione ambientalista locale Lumi [fiume], che si occupa degli ambienti fluviali e della loro integrità, spiega che prelevando l’acqua dalla sorgente della Shushica si influisce sull’intero corso del fiume.
“Considerando che durante l’estate il fiume si è quasi completamente prosciugato nel corso inferiore, provate ad immaginare cosa accadrebbe se dovesse essere prelevata questa [ulteriore] acqua”.
“Si verificherebbe una grave siccità anche nel tratto centrale del fiume, oltre ad una diminuzione della portata vicino alla sorgente”, sottolinea Besjana Guri, esprimendo preoccupazione per le possibili conseguenze del progetto non solo per la Shushica, ma per l’intero corso della Vjosa.
“Il progetto comprometterà l’integrità del fiume nel suo complesso perché la quantità dell’acqua verrà ridotta. Questa riduzione avrà un impatto sulle specie che vivono nel fiume: se l’acqua non è sufficiente, si perde quell’ambiente fluviale che permette alle specie di sopravvivere”, conclude l’attivista.
Questo articolo è stato ripubblicato nell’ambito di uno scambio di contenuti promosso da MOST – Media Organisations for Stronger Transnational Journalism, un progetto cofinanziato dalla Commissione Europea, che sostiene media indipendenti specializzati nella copertura di tematiche internazionali. Qui la sezione dedicata al progetto su OBCT
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