Viaggio nella Lubiana del calcio

Dal settembre scorso Aleksander Čeferin, avvocato di Lubiana, è il nuovo presidente Uefa. In una serie di approfondimenti la scena calcistica nella capitale slovena con uno sguardo speciale sul calcio come linguaggio universale e inclusivo

21/10/2016, Antonio Saccone - Lubiana

Viaggio-nella-Lubiana-del-calcio

Un torneo di calcio tra ragazzi a Lubiana

(Quest’articolo è realizzato in collaborazione con la rete FARE Europe )

E’ stata un’estate particolarmente interessante per i dirigenti sportivi sloveni, in quanto alcuni di loro sono passati dal lavoro in un bacino di due milioni di abitanti a posizioni centrali nella governance sportiva europea e mondiale. Durante i Giochi Olimpici di Rio infatti, l’irlandese Patrick Hickey, membro del Comitato Olimpico Internazionale, è stato arrestato con l’accusa di aver compravenduto biglietti per le competizioni. Il suo posto è stato preso da Janez Kocijančič, già presidente del Comitato Olimpico Sloveno. Qualche settimana dopo, il Congresso Straordinario della UEFA, riunitosi ad Atene, ha eletto lo sloveno Aleksander Čeferin quale nuovo presidente.

Non è un periodo semplice per le organizzazioni sportive internazionali. Non è un caso che la Commissione Europea, attraverso la recente "Settimana Europea dello Sport 2016", ha posto la "buona governance" al centro dell’agenda, chiamando le organizzazioni sportive a ispirarsi a principi quali "integrità, responsabilità, trasparenza, democrazia, partecipazione e inclusione”. L’appello è stato formalmente raccolto da 25 organizzazioni nazionali e internazionali, tra cui la UEFA.

FARE

Rimanendo nel mondo del calcio, il mese di ottobre è tradizionalmente associato alle "Settimane di Azione" della rete FARE – Football Against Racism Europe. Partita come un’attività volta a combattere il razzismo nel calcio e attraverso il calcio, la campagna ha allargato il focus a tutte le forme di discriminazione, affermando il calcio quale linguaggio universale e inclusivo. La campagna si presta bene ad analizzare la situazione calcistica a Lubiana e in Slovenia, cioè nel contesto lubianese sociale e sportivo dal quale proviene Aleksander Čeferin.

Il 17 Ottobre a Lubiana c’è stato il primo congresso per il fair play nello sport, organizzato da Spolint – Istituto per lo sviluppo dello sport. Il direttore Milan Hosta, dottore in filosofia dello sport, ci dice che Čeferin "…oltre a essere l’ex presidente della federcalcio slovena, è un avvocato di successo e un uomo di sport, sia perché praticante che perché coinvolto nella leadership del sistema sportivo nazionale. Anche se è già stato parte di alcune commissioni, possiamo considerarlo come un "new kid on the block" all’interno della UEFA, in un momento storico importante. Per quanto conosca lui e le sue capacità, potrebbe essere la persona giusta, al posto giusto, al momento giusto".

"Siamo tutti consapevoli – prosegue Milan Hosta – che molte organizzazioni sportive internazionali sono in crisi perché gestite con poca trasparenza, a volte con il coinvolgimento di molto denaro, per esempio nel calcio. Bisognerebbe seguire/tracciare il denaro, rendendo il sistema trasparente, promuovendo solidarietà tra le associazioni, tra i club di successo e le nazionali, ma anche supportando il calcio a livello regionale, locale e tutta l’attività di base. I benefici dovrebbero essere distribuiti equamente all’interno di tutta la comunità calcistica. Il punto centrale è l’equilibrio, il bilanciamento degli interessi".

Come si può raggiungere questo equilibrio tra i vari interessi? Milan Hosta: "E’ più semplice rimanere in equilibrio se ci si muove, per cui non bisogna rimanere fermi. In questo caso particolare, si tratta di financial fair-play, di sviluppare una vision che includa tutte le parti coinvolte, si tratta di prendere decisioni eque che dividano le risorse in modo equo".

"In Slovenia – prosegue il direttore di Spolint – la consapevolezza del calcio come veicolo di messaggi di tipo sociale non è così alta come dovrebbe o potrebbe essere, anche se la Federcalcio ha dei programmi per le comunità locali o per usare lo sport come strumento educativo. Anzi, nella storia recente, c’è stato un processo tendenzialmente inverso, con la società e la politica che intervenivano nel calcio per perseguire finalità e interessi propri. Credo che oggi sia osservabile un cambio di direzione: la "base" sta cercando di prendere le redini e creare un ambiente basato sui valori base dello sport, che vengono condivisi con il resto della società. Credo che questo sia l’approccio migliore: un approccio bottom-up, creare una comunità calcistica, affermare i valori che crediamo siano giusti per la nostra società, piuttosto che un approccio top-down, dove ci viene imposto dall’alto come si deve giocare".

Da qualche anno, Spolint è l’ente che coordina le settimane di azione FARE in Slovenia. Come si può valutare questa iniziativa? "Credo che la campagna – conclude Milan Hosta – sia cresciuta negli anni: riceviamo sempre più progetti e idee sempre migliori, anche se dall’altra parte non c’è una crescita di risorse. E’ difficile scegliere tra sostenere tante azioni con poche risorse oppure scegliere le azioni con impatto maggiore per supportarle al meglio delle nostre possibilità. Credo che questo succeda anche in altri paesi, per cui bisognerà trovare un punto di incontro per il futuro. Tuttavia, per ciò che posso vedere, ci sono sempre più associazioni e club che propongono buone idee dall’impatto considerevole, specie rispetto al budget richiesto e disponibile. Significa che chi partecipa lo fa perché ci crede, mentre il budget serve solo per coprire dei piccoli costi. Questo è un segnale molto positivo".

Commenta e condividi

La newsletter di OBCT

Ogni venerdì nella tua casella di posta