Via Negativa

Ira, accidia, invidia, lussuria, superbia, gola, avarizia, i sette peccati capitali, indagati in sette anni di lavoro dal progetto teatrale Via Negativa, diretto da Bojan Jablanovec. In queste settimane il gruppo sloveno è in Italia, invitato dalla Biennale di Venezia e dal festival Natura Dèi Teatri di Parma

23/09/2005, Giulia Mirandola -

Via-Negativa

Da "Incasso"

Il teatro sloveno si muove. La Biennale di Venezia 37. Festival Internazionale del Teatro, tuttora in corso, ci ricorda che la scena teatrale balcanica è zona attiva di nuclei di ricerca dinamici, consolidati e capaci di muoversi agilmente oltre i confini.

Via Negativa è il progetto teatrale individuato e ospitato dall’attuale Direttore della Biennale Teatro, Romeo Castellucci, per presentare due diversi lavori, More e Incasso (Venezia, Tese delle Vergini, 24 settembre, ore 20.00 e 25 settembre, ore 21.00). A distanza di pochi giorni li ritroviamo all’interno di un altro festival, Natura Dèi Teatri, questa volta a Parma (Lenz Teatro, 1 ottobre, ore 22.30 e 2 ottobre, ore 21.00), richiamati dalle Adorazioni+Visioni Opere Velate cui i direttori artistici Maria Federica Maestri e Francesco Pititto dedicano la decima edizione.

Non tragga in inganno il fatto che Via Negativa arrivi solo ora in Italia. Non ci intimorisca rilevare che fino ad oggi si sia parlato così poco, nel nostro Paese, di teatro nei Balcani. Forse è questa la buona occasione per conoscere un nuovo scenario.

Da "Incasso"

Il progetto teatrale ideato e diretto da Bojan Jablanovec (Murska Sobota, Slovenia, 1961) con il nome di Via Negativa – in cui vedremo coinvolti anche l’assistente Nana Milčinski, gli attori Daša Doberšek, Petra Govc, Barbara Kukovec, Jaka Lah, Marco Mandič, Mateja Pucko, Grega Zorc, Kristian Al Droubi, Sanela Miloševič, Matej Recer, Katarina Stegnar – ha inizio nel 2002 e procede per tappe, sette precisamente, come i sette peccati capitali cui è dedicato, nella prospettiva di terminare nel 2009 con la stessa sigla, VN, ma un nuovo corso, Via Nova, spettacolo di vero e proprio montaggio a partire dalle persone, dai luoghi e dai coproduttori incontrati lungo il tragitto.

Ira, accidia, invidia, lussuria, superbia, gola, avarizia, abitano i sette anni di lavoro inaugurati con Anger, misurandosi metodicamente con la pratica di workshops, da quello tenutosi a Zagabria nel giugno scorso, I would. Would you? con cui si è aperto il futuro Lust, ai precedenti You Know Wath You Want For Money, in occasione di INFANT International festival 2004 di Novi Sad, ONE MORE WARRIOR EVERY DAY (2004) e Gluttony Project (2003), senza escludere future collaborazioni con Senegal e Giappone. Fa da matrice comune una consapevole rinuncia a qualsiasi percorso di formazione attoriale o traiettoria estetica, a favore di un processo di radicale riduzione in cui il teatro è prima di tutto comunicazione. Non interessano i meccanismi di illusione, gli scarti tra realtà e finzione, ma il momento scatenante della relazione tra attore e spettatore. Senza drammaturgia, senza scenografia, senza recitazione, Jablanovec si concentra chirurgicamente sulle azioni e reazioni di attori e spettatori, esponendo entrambi al libero arbitrio e spingendo, sul piano teorico, a non immediati itinerari bibliografici, cui oculatamente il loro sito rimanda. Ma è il momento dell’azione performativa il fulcro dell’investigazione, la messa a nudo letterale dei vizi e delle tensioni né morali né immorali che colpiscono i partecipanti.

More prevede sette performers, dodici scene e un moderatore. L’ingordigia è la funzione dominante di ogni performer, mentre il pubblico interagisce scegliendo il cibo con cui il performer deve iniziare il suo banchetto. Tra questi, il moderatore, un vero conduttore televisivo, guida il continuo scambio di informazioni tra pubblico e performers, in uno show in cui nessuno è escluso.

Da "Incasso"

Incasso è l’incasso. Difficile da immaginare, forse altrettanto da sperimentare, questa performance pone l’individuo di fronte alla propria relazione con il denaro. Gli spettatori sono privati dei soldi pagati per il biglietto d’ingresso e il loro denaro viene utilizzato come materiale per la performance, disattivando l’usuale circolazione dei soldi e il rapporto lavoro-retribuzione. Qui il denaro vale come elemento di destabilizzazione, che non incide più a livello commerciale, ma produce scene in cui si succedono dichiarazioni personali dei performers destinate al cortocircuito.

Superando ogni commento a favore o sfavore degli esiti di More e Incasso, più interessante ritornare brevemente agli intenti programmatici di Jablanovec, quando ribadisce la sua estraneità ad obiettivi estetici e riconosce il teatro come spazio di comunicazione. Per Bojan Jablanovec, che oltre ad essersi diplomato all’AGRFT (Accademia di Teatro, Radio, Film e Televisione) di Lubiana, ha studiato marketing a Maribor, tale spazio di comunicazione si manifesta da subito nella necessità di creare relazioni produttive. Di qui l’interazione con realtà più o meno mobili, che costituiscono la sostenibilità di ciascun progetto e workshop, collaborazioni legate o al mondo delle istituzioni (per esempio il Ministero della Cultura della Slovenia; il Dipartimento della Cultura di Lubiana; il Centro Culturale di Novi Sad) o a quello dei musei (come il Muhka, Museum van hedendaagse kunst Antwerpen, in Belgio), ai circuiti teatrali (Glej Theatre Ljubljana; KE-Theater Klagenfurt, Austria), coproduzioni con festival internazionali nei Balcani e all’estero (EkS-scena Zagreb experimental independent scene; Eurokaz 2004; La Biennale di Venezia; Natura Dèi Teatri), in un tessuto di continua variazione che si muove verso altri autori, altri registi, altri gruppi di ricerca. Un carattere espansivo che fa di Via Negativa più di un progetto teatrale, più di un oggetto di analisi. Via Negativa è un dispositivo mobile, complesso, contemporaneo.
Link suggeriti:
www.vntheatre.com
www.labiennale.org
www.lenzrifrazioni.it
www.ubulibri.it

* Giulia Mirandola è redattrice presso la casa editrice UBU Libri

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