Via l’UNMIK, arriva l’ICO

Più limitata nei numeri della missione Onu attuale, con poteri minori ma non con un compito di esclusivo monitoraggio. Sarà la nuova presenza internazionale in Kosovo. Con quest’intervista iniziamo a capire cosa sarà il Kosovo del dopo status

21/11/2006, Alma Lama - Pristina

Via-l-UNMIK-arriva-l-ICO

Murales su un edificio di Pristina

E’ a capo del gruppo di lavoro che sta creando i presupposti affinché la missione Unmik in Kosovo venga sostituita da un’altra missione, a guida Ue. Gira già la sigla: Ico, International Civilian Office. E’ Torbjorn Sohlstrom, diplomatico norvegese. In quest’intervista lascia intendere che molto è già stato deciso sul futuro del Kosovo.
Perché la presenza internazionale dopo la definizione dello status verrà chiamata "ufficio" e non "missione"? Quale la differenza nell’utilizzo dei due termini?
Abbiamo fatto questa scelta per sottolineare il cambiamento, in futuro la presenza internazionale sarà molto più limitata rispetto all’attuale dell’Unmik. Limitata nei numeri, limitata negli scopi, limitata nei poteri attribuitigli. Se si vuole lo si può descrivere con una metafora calcistica. L’Unmik era il proprietario di una squadra di calcio chiamata Kosovo, ora invece la comunità internazionale avrà solo il ruolo di allenatore.
L’Unmik non ha una buona reputazione in Kosovo. Questa è una delle ragioni per cui avete deciso di chiamare la presenza internazionale in altro modo?
Ritengo che l’Unmik sia stato il risultato di un particolare momento storico. La futura presenza internazionale sarà diversa. Vi sarà un Kosovo differente e l’impegno internazionale riuscirà a creare un legame forte con le autorità kosovare.
Il vostro mandato sarà quello di implementare l’accordo sullo status che proporrà Ahtisaari?
Ovviamente avremo una nostra "mission", e anche il Kosovo avrà una sua "mission". Questa nostra missione sarà di implementare la risoluzione sullo status e incamminarsi verso l’integrazione europea. Abbiamo utilizzato la parola "ufficio" perché per noi riesce a dare chiaramente l’idea di una presenza limitata nei numeri, nei poteri e perché crediamo che in futuro non sarà la comunità internazionale ad amministrare il Kosovo ma i rappresentanti liberamente eletti dai cittadini kosovari.

Che tipo di relazioni vi sarà tra l’Ico e le istituzioni locali?
Molto stretta. E questo sta già avvenendo in questa fase preliminare. Abbiamo già fatto centinaia di incontri con i rappresentanti delle istituzioni kosovare, ed il gruppo negoziale kosovaro a Vienna, per discutere assieme di queste questioni. Sono dei partner molto vicini e lo stesso avverrà dopo la definizione dello status. Questo è il nostro approccio. Ritengo che sia la comunità internazionale che le autorità kosovare desiderino che l’accordo sullo status venga implementato più rapidamente possibile in modo che il Kosovo possa muoversi verso l’integrazione europea. Condividiamo gli obiettivi, condividiamo gli sforzi.
Il Kosovo avrà un altro "amministratore" come l’attuale?
Non un’internazionale. La figura che avrà le responsabilità maggiori nell’amministrazione del Kosovo sarà il primo ministro. La comunità internazionale avrà un mandato differente, molto più limitato dell’attuale. Quindi no, non vi sarà alcun amministratore internazionale.
Facciamo un esempio. L’Assemblea del Kosovo approva una legge … potrà l’ufficio Ico abrogarla? L’Unmik lo ha fatto più volte in questi anni …
L’esatta definizione dei poteri e dell’autorità della comunità internazionale in Kosovo dipenderà dai negoziati sullo status. Non posso darle quindi una risposta chiara, occorre aspettare sino a quando la soluzione sullo status verrà adottata dal Consiglio di sicurezza. Ma posso dirle fin da subito due cose: nel 90% dei casi la risposta sarà no, la comunità internazionale non potrà intervenire con queste modalità, avrà solo autorità limitata nei settori chiave per l’implementazione dello status. E tutti noi sappiamo quali sono queste aree, sono quelle di cui si è discusso a Vienna. Su quesi temi è possibile che la comunità internazionale possa intervenire se le autorità locali agiranno in modo contrario a quanto previsto negli accordi sullo status.
Una delle questioni principali affrontate a Vienna è stata quella del decentramento amministrativo. Sappiamo che alcune aree diverranno municipalità anche se non corrispondono ai criteri generali fissati per il decentramento. Ma le condizioni possono in qualche anno cambiare, e con esse anche i confini delle municipalità. Interverrete ad arbogare eventuali interventi in questa direzione delle autorità kosovare?

Crediamo che le nuove municipalità che verranno create abbiano buone possibilità di funzionare con successo, riteniamo che l’Assemblea del Kosovo debba adottare una legislazione che lo renda possibile e ci aspettiamo inoltre che i leader locali del Kosovo favoriscano la creazione di queste municipalità. Per fare un esempio nella vicna Macedonia ci sono molte municipalità molto più piccole di quelle che probabilmente proporrà Ahtisaari nel suo documento per la soluzione della questione dello status. Questo non esclude che nei prossimi anni, a percorso avviato, si possa arrivare alla decisione di rivedere alcuni confini municipali e nuove idee possano essere messe sul tavolo. Ma per quanto riguarda il periodo successivo alla definizione dello status ci aspettiamo che le autorità kosovare, a livello centrale e locale, rapidamente implementino gli accordi.

I leader kosovari concordano che alla comunità internazionale venga attribuito un ruolo di consulenza, ma non decisionale. La missione Ue avrà un ruolo decisionale?
La comunità internazionale non amministrerà il Kosovo e quindi lo ribadisco: monitoreremo, osserveremo, condizioneremo e se necessario, in alcune aree chiave, interverremo se altri non fanno il loro lavoro.
A Vienna non si è discusso del settore giudiziario, che è un problema serio qui, per quanto io ne sappia saranno ancora gli internazionali a trattare i casi più sensibili e non la magistratura locale …
Vi sono due aree chiave dell’impegno internazionale in Kosovo. Una di queste è quella cruciale della definizione dello status. Se ne è discusso a Vienna. L’altra è lo stato di diritto, e non se ne è parlato molto nel processo sullo status, ma, chi vive in Kosovo, sa che questo è un problema cruciale e sarà un’area alla quale la comunità internazionale dedicherà particolare attenzione per un certo numero di anni.
Quanti?
Non lo sappiamo, dipenderà dalla capacità dei rappresentanti locali di occuparsi delle questioni più delicate. Dell’Ico probabilmente non faranno parte più di 100 internazionali. Ma pensiamo che nel tempo possano essere anche di meno. Una struttura molto più piccola dell’Unmik, anche perché i compiti della missione saranno differenti e più limitati. Inoltre vi sarà nell’area una missione rilevante Ue nel campo dell’ordine pubblico che fungerà anche da consulente per le istituzioni locali per aiutarle ad affrontare le questioni più delicate in tema di giustizia e polizia.
Sarà una missione Ue o Onu?
Ci si sta spostando da una presenza dell’Onu e di New York ad una più vicina a Bruxelles, Washington e alle capitali del Gruppo di contatto. Penso sia uno sviluppo del tutto normale. Verranno mantenuti dei collegamenti con l’Onu perché riteniamo che la soluzione che verrà adottata dal Consiglio di Sicurezza preveda che in ogni caso la presenza internazionale resti all’interno di un mandato Onu.

Che tipo di legame?
Il mandato della futura presenza internazionale deriverà da quanto definito dal Consiglio di Sicurezza. Ma le date, i contatti, la guida politica dell’intero processo non dipenderanno dalle Nazioni unite ma da Washington e Bruxelles.
Che relazioni vi saranno tra l’Ico e l’Ue?
Molto strette. Molto dello staff dell’Ico verrà direttamente dai paesi membri dell’Unione europea. Probabilmente questa struttura sarà – e la si definisce così in gergo diplomatico – bicefala. Questo signifcia due mandati: uno dalla comunità internazionale in tutta la sua ampiezza e uno invece dell’Ue, ed è Bruxelles che deciderà chi sarà il Rappresentante speciale Ue in Kosovo.
Vi saranno ancora in Kosovo poliziotti provenienti da altre parti del mondo, ad esempio da paesi in via di sviluppo?
L’esatta struttura della presenza internazionale non è ancora stata definita. Credo che vi saranno cambiamenti a questo riguardo. Il futuro staff internazionale sarà soprattutto europeo. Vi sarà cmunque un forte coinvolgimento degli Stati uniti. Ma da parte mia è difficile dire ora che paesi saranno coinvolti e quali invece no. E’ troppo presto.

Chi nominerà la persona a capo dell’Ico?
I principali portatori di interesse internazionali, in altre parole, i membri del Gruppo di contatto.
Come sarà chiamato questo "capo"?
Non ne siamo ancora sicuri, non è ancora stato definito lo status … ma per i nostri piani dovrebbe chiamarsi Rappresentante civile internazionale.
Una presenza internazionale che avrà, per concludere, un ruolo soprattutto consultivo?
Si, per il futuro la comunità internazionale vede il proprio ruolo come quello di un consulente ma è anche vero che, in determinati campi, sarà previsto anche il potere di intervenire direttamente. Ma mi lasci svelarle un segreto: sono stati gli stessi membri del Gruppo negoziale kosovaro a chiedere ripetutamente, a Vienna, che fosse così.

Commenta e condividi

La newsletter di OBCT

Ogni venerdì nella tua casella di posta