Verso i Balcani: un libro, un viaggio
"Viaggiadr", un progetto per viaggiare seguendo itinerari letterari. Alla scoperta dei segni oggi rimasti del "viaggio archeologico" di scrittori-scopritori che nel passato solcarono l’Adriatico e raccontarono i Balcani, da Orazio a Fulvio Tomizza. Un’intervista alla coordinatrice, Prof. Giovanna Scianatico
Com’è nato questo progetto?
Sono studiosa di letteratura e con altri amici, amanti della letteratura di viaggio, in occasione del programma transfrontaliero-adriatico, primo programma che contemplasse le discipline umanistiche come parte integrante dei rapporti di cooperazione, abbiamo pensato che un tema come quello del viaggio poteva essere davvero unificante tra le due coste che si snodano lungo l’Adriatico.
Da queste nostre volontà, e la volontà di contribuire alla costruzione della pace nel bacino adriatico è nato il progetto " Viaggiadr ". Inizialmente un progetto scientifico, creando una biblioteca digitale che raccogliesse materiale molto vasto, recuperato in parte in archivi privati e in parte in biblioteche, al quale in seguito abbiamo pensato di abbinare la costruzione di itinerari turistici in base ai testi raccolti.
In sintesi, nel 2005 i molteplici partner del progetto hanno fondato il Centro Interuniversitario Internazionale di Studi sul Viaggio Adriatico (CISVA), destinato a dare continuità nel tempo ai risultati del progetto. Poi si è avviata la costruzione della Rete Interadriatica di Enti Locali – emanazione del CISVA – per supportare lo sviluppo di un turismo sostenibile lungo gli itinerari letterari proposti, viaggi del passato ma anche del ‘900, che consentissero al viaggiatore di oggi un "turismo archeologico", andando cioè a scoprire con il viaggio le stratificazioni nel tempo.
Con quali criteri avete scelto i testi?
Raccogliamo scrittura di viaggio ma anche descrizioni di territori, a partire dal mondo antico fino ad oggi. La letteratura si riferisce a fonti molteplici, dalle lettere degli ambasciatori ai reportage del ‘900. E’ un lavoro in progress e abbiamo cominciato ad inserire, ad esempio, viaggiatori del ‘700, del ‘500 ma anche di fine ‘400. Ora stiamo ponendo l’attenzione al mondo antico, con Orazio, poi ci dedicheremo anche ad autori recenti come Pier Paolo Pasolini.
Sono coinvolte diverse università, sia italiane che dei paesi dell’Adriatico orientale. Abbiamo cominciato con 8 università – 4 italiane (Bari, Lecce, Trieste, Molise) e 4 balcaniche (Tirana, Novi Sad, Banja Luka, Zara) – la Regione Puglia e la Regione Friuli-Venezia Giulia. Ad oggi il numero delle università è raddoppiato e si sono collegate anche altre associazioni. Ogni università si occupa di ricercare testi di viaggiatori del proprio territorio. Questo ci consente di avere un arco molto ampio, una presa capillare sui territori, grazie al coinvolgimento delle biblioteche, che stiamo schedando in base al riferimento al viaggio adriatico. Quindi una rete tematica che attraversa tutte le biblioteche dell’area.
Come si è sviluppata la relazione con i vostri partner oltre Adriatico? Qual è il livello di coinvolgimento e di partecipazione che avete raccolto?
All’inizio ci sembrava scontato volere, con questo progetto, diffondere condizioni di pace, tema sul quale credevamo non si ponesse alcun dubbio. Noi, dell’Europa unita, abbiamo un vissuto in cui la guerra che ci ha diviso fa parte di un passato lontano e tensioni molto vive non ci sono più. Per cui, in qualche modo proiettavamo anche nella parte orientale questa nostra coscienza unitaria. Invece ci siamo resi conto che esiste una forte volontà in questa direzione, ma sussistono ancora tensioni di un certo peso, il superamento delle quali richiede dei grossi sforzi.
Abbiamo notato che mentre da parte dei locali professori universitari c’è una visibile volontà a superare tali scissioni, tensioni, da parte degli enti locali le tensioni e le divisioni si sentono ancora molto… sono stati meno pronti e sensibili, rispetto alle università, sul piano della collaborazione. Faccio un esempio: abbiamo realizzato un convegno per metà a Novi Sad, in Serbia e per metà a Cattaro, in Montenegro, pochi giorni prima del referendum che ha sancito la separazione dei due paesi. Le ultime battute della campagna referendaria avrebbero potuto riflettersi sui lavori del convegno, invece abbiamo raccolto la volontà di portare avanti un progetto unitario da parte di tutti i soggetti universitari.
Forse perché gli studiosi, per tradizione, hanno una forma mentale più disposta alla cooperazione, perché non vi è sviluppo culturale se non vi è un rapporto di circolazione di idee tra paesi. Forse perché hanno uno sguardo un po’ più prospettico sulle cose, sulla realtà, grazie alla maggior capacità di distaccarsi dal quotidiano. Mentre i politici e gli amministratori pubblici, proprio per la professione che fanno, sono talmente legati al loro agire quotidiano e quindi alle tensioni ad esso correlate, che ragionano meno nei termini del superamento di certi scogli.
Ci racconta alcuni degli itinerari proposti?
Ci stiamo muovendo per costruire itinerari che attraversano diversi paesi. Perché l’identità dei paesi è molto legata al modo in cui vengono visti. In genere si stabilisce una dialettica tra il viaggiatore e il residente, per cui in qualche modo dal loro rapporto emerge un’identità più consapevole.
Ora degli esempi. Il viaggio di un pellegrino che a fine ‘400 si imbarca a Venezia per arrivare a Gerusalemme e che abbiamo seguito per il tratto adriatico del viaggio. Abbiamo individuato con grande chiarezza la specificità che ha il tratto adriatico rispetto all’intero viaggio perché, come dice Matvejevic, è vero che "l’Adriatico è il mare dell’intimità". Si avverte nelle descrizioni di questo pellegrino l’esistenza di un’identità comune, il fatto che ci si sta muovendo in uno spazio tra costa occidentale e orientale, dove le città hanno impronte simili, dalle chiese agli alberi da frutta. Il viaggio tocca l’Istria, una serie di città della Croazia, del Montenegro e dell’Albania. Lungo l’itinerario proposto raccontiamo, inoltre, come sono queste città oggi e ciò che in queste città si può trovare di quel passato.
Un altro itinerario che riguarda la Puglia si riferisce al primo viaggio neoclassico in assoluto di un giovane nobile tedesco del ‘700, che poi diventerà un diplomatico ed era amico di Johann Winckelmann, padre del neoclassico. Dovevano fare questo viaggio insieme, poi Winckelmann non si può più muovere, il giovane parte da solo e gli scrive delle lettere. L’insieme di questo scambio epistolare costituisce il libro di viaggio, che si svolge parzialmente in Adriatico. Stiamo ora lavorando anche su un romanzo, in parte autobiografico, di Fulvio Tomizza, morto pochi anni fa. Un itinerario che parte da Trieste e che si sviluppa tutto sulla costa croata, costruito su di un libro da cui emerge il rapporto tra italiani e istriani, nel periodo del dopoguerra ma anche durante il successivo periodo comunista. Un itinerario denso di elementi ancora molto vicini a noi.
Parlando della ricerca di un’identità comune su cui insisto. Non vogliamo negare che nel passato l’identità comune si fosse costruita, ad esempio, nell’ordine di Venezia e dietro al quale c’era obiettivamente un progetto egemonico della Repubblica di Venezia, oppure quando sulla costa orientale si rafforza l’Impero turco… ma al di là di tutto questo, vogliamo che emerga quanto ci fossero anche dei rapporti amicali e la volontà di costruire e mantenere un dialogo.
Come si può accedere ai testi e ai percorsi letterari? In quali lingue sono disponibili?
Tutto sarà disponibile on line a breve sul sito www.viaggioadriatico.it , raggiungibile anche dal portale Europuglia dell’assessorato al Mediterraneo della Regione Puglia, che è capofila istituzionale del progetto e della Rete interadriatica. La scelta di non sovrapporre il portale a quello della nostra università, è determinata da due motivi. Da un lato il fatto che questo progetto prevede uno spazio non prettamente scientifico, dall’altro perché non volevamo privilegiare un’università rispetto alle altre ma attenerci ad un reale spirito di partenariato, che emerge anche in altri aspetti del progetto come ad esempio la turnazione della presidenza.
Inizialmente presenteremo un piccolo gruppo di itinerari e poi ogni mese ne aggiungeremo uno nuovo. Creiamo un itinerario letterario partendo dal testo inserito nella biblioteca digitale, quindi da nostre edizioni digitali. I libri sono tradotti in lingua italiana e spesso resi disponibili anche in lingua originale, in alcuni casi nelle lingue dei paesi dei Balcani. I testi digitali sono scaricabili per intero o parzialmente e ad essi è possibile applicare un motore di ricerca per parole chiave. La ricerca potrà avvenire anche tramite delle maschere organizzate su base territoriale.
Quindi la prima cosa che forniamo al viaggiatore-lettore, è la possibilità di leggersi il testo completo. Poi forniamo una serie di link a pagine specifiche di quel testo, collegati tra l’altro a tutti i comuni che tocca l’itinerario – ma anche ai comuni che partecipano alla rete – con informazioni su tutti i beni dei singoli comuni, per collegare la letteratura al territorio. Il tentativo è di raccogliere capillarmente sul territorio tutti i segni rimasti ai giorni d’oggi, dell’epoca in cui quel viaggio è stato compiuto. Ad esempio nel viaggio che fa il pellegrino di cui abbiamo già parlato, egli descrive una serie di luoghi di Zara a fine ‘400. Andiamo quindi a verificare, con l’aiuto di incisioni, di immagini, di foto attuali, che cosa è rimasto di ciò che il pellegrino ha visto e che cosa invece si è modificato.
Ci rivolgiamo ad un pubblico di nicchia, non nel senso economico ma nel senso degli interessi sul piano intellettuale, studenti, persone che amano leggere. Con l’intento di fargli riscoprire, con tutte le possibilità offerte dall’oggi, le stesse emozioni del viaggiatore di un’epoca precisa del quale ha scelto di ripercorrere le tracce. Lo strumento on line offre la possibilità di costruire un rapporto interattivo con il lettore: al viaggiatore di oggi è data la possibilità di aggiungere sue note rispetto a scoperte fatte durante il viaggio che ha realizzato seguendo l’itinerario scelto.
Il portale sarà bilingue italiano-inglese. Avremmo voluto costruire un portale che fornisse il materiale tradotto in tutte le lingue locali. Ma lo sforzo economico per realizzare questa idea non è di poco conto… l’intenzione rimane e ci auguriamo di poterla sviluppare in futuro.
Rispetto agli itinerari, quali servizi di supporto sono previsti? Nell’organizzazione sul territorio, a quali altri soggetti vi appoggiate?
Al momento stiamo costituendo la rete con i comuni o altri enti locali, però attraverso gli enti pensiamo di raccogliere anche gruppi di imprese, imprese artigianali e legate alla tradizione del territorio. Sceglieremo secondo dei nostri criteri, ad esempio, le risorse alberghiere. Luoghi di accoglienza come bed & breakfast, non grandi alberghi che spesso non arricchiscono effettivamente il territorio. Per promuovere una mentalità diversa del viaggiare, non facendosi "trasportare", come succede con i pacchetti di viaggio, ma creare un viaggiatore che sia interessato a compiere delle esperienze dirette fornendogli tutto quello che gli può servire, creando un reale rapporto tra il viaggiatore e coloro che quel territorio lo vivono.
Dai percorsi alternativi, oltre a quelli normali, ai luoghi da visitare o a chi fare riferimento per l’accoglienza: una serie di servizi che rispondano ad un turismo altro, "equo e solidale", che rispondano alla forte vocazione sociale del nostro progetto. Ci siamo messi in contatto con il centro di Torino dell’Associazione del Turismo equo e solidale, per approfondire il modello da loro usato. Vorremmo fare degli accordi con loro, ma per ora siamo ai primi contatti.
Quali attività prevedete per il futuro?
A ridosso dell’idea scientifica si è unita l’intenzione di legarci costantemente al territorio. Dopo una serie di iniziative seminariali realizzate sia in Italia sia nei Balcani, per aprile 2007 abbiamo in programma un convegno itinerante nei Balcani che si realizzerà a Zara in Croazia, per una parte a Trebinje in Bosnia Erzegovina, poi a Durazzo e Tirana in Albania. E poi continuare nell’allargamento e nel rafforzamento della rete di relazioni.