Verità nascoste

In un suo editoriale l’ex ministro degli Interni Frckoski parla del possibile coinvolgimento dei servizi segreti macedoni nell’attentato al presidente Gligorov del ’95. Lo scritto ha risvegliato dei fantasmi del passato causando tensioni politiche in Macedonia

28/10/2008, Risto Karajkov -

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Kiro Gligorov

Nel suo editoriale del martedì nel quotidiano Dnevnik, il professor Ljubomir Frckoski, ex ministro degli Interni e pungente commentatore, ha rivelato delle informazioni che non hanno lasciato indifferente nessuno.

Nel breve testo intitolato "La banalità del male", il professor Frckoski ha detto di essere stato contattato di recente da una persona che ha condiviso con lui alcune nuove informazioni relative all’attentato al primo presidente macedone Kiro Gligorov del 3 ottobre 1995.

Il nuovo "testimone", impiegato attualmente in un’azienda privata, ha lavorato per il cosiddetto settimo direttorato dei servizi segreti macedoni (DBK) al tempo dell’assassinio, ed è stato direttamente coinvolto negli eventi che hanno caratterizzato uno degli episodi più traumatici della storia recente del paese. Egli ha riferito a Frckoski, al tempo ministro degli Interni, di sospettare del coinvolgimento di persone del DBK nell’attentato alla vita del presidente.

L’editoriale è riecheggiato come una bomba. Proprio come la bomba di 13 anni fa.

Il presidente Gligorov per poco non è stato ucciso mentre si recava al lavoro, quando un’autobomba è esplosa al passaggio del suo veicolo nel pieno centro di Skopje, nell’autunno del 1995. Gligorov ha perso un occhio e si è salvato per miracolo, mentre l’autista e la guardia del corpo hanno perso la vita.

Attentato all’auto del presidente Gligorov, 1995

Una foto scattata il giorno pesedente all’attentato, presumibilmente da un turista tedesco, mostra una Ami 8 bianca – che conteneva l’esplosivo – parcheggiata di fronte all’Hotel Bristol nel centro città. Nelle indagini successive, gli agenti del DBK si sono recati in Germania in cerca del cittadino tedesco. Non è mai stato trovato. Ora, il testimone di Frckoski, come riporta il professore, sostiene di essere quel "turista".

"È mia la foto che ritrae la Ami 8 di fronte all’albergo il giorno prima dell’attentato", Frckoski cita la testimonianza dell’ex agente, "un ufficiale del DBK mi ordinò di scattarla, facevamo decine di foto ogni giorno. Non mi disse il motivo. Gli diedi le foto e i negativi, e me ne dimenticai. Ma quando la foto comparì sui giornali come foto di un turista tedesco, che andarono a cercare in Germania, rimasi pietrificato. Come potranno trovarlo in Germania se è qui? Ho scritto una nota ai miei superiori, ma poi se ne sono perse le tracce. Non risulta nel fascicolo dell’attentato".

Frckoski scrive anche che il testimone gli ha raccontato che la Ami 8 è stata procurata da un officiale del DBK.

"Professore, conosco bene coloro che mi hanno dato le istruzioni, so i loro nomi. Ho riconosciuto la persona che ha comprato la Ami 8 dall’identikit (di un cosiddetto sospettato, fatto dalla polizia): si tratta di un ufficiale del DBK e mio collega, che si è discolpato dicendo di aver comprato una Ami 8 per suo cugino di Aleksinac (Serbia). L’ha detto in mia presenza. Questa è un’azione speciale del DBK. Si conosce chi lo ordina e può essere ordinato senza che questi ne sia a conoscenza.

Frckoski conclude il suo editoriale sostenendo che "questo spiega perché i servizi segreti stranieri non avessero informazioni riguardo all’attentato". Vale a dire, perché è stato "fatto in casa".

L’accusa ha provocato lo shock generale e una furiosa reazione del ministero degli Interni. Il portavoce Ivo Kotevski ha affermato che se Frckoski non la smette di usare simili temi seri per il suo divertimento personale, verrà fatto interrogare.

In modo più calmo, il procuratore Ljupco Shvrgovski ha dichiarato che la procura avrebbe parlato con Frckoski per appurare la rilevanza delle nuove informazioni. "A questo punto non sappiamo cosa otterremo, ma se si tratterà di nuove informazioni rilevanti, di certo agiremo di conseguenza", ha affermato Shvrgovski.

Il giorno successivo, Frckoski si è recato alla procura dove, secondo i media, avrebbe riportato le informazioni in suo possesso e il nome del nuovo testimone. "Questo è tutto quello che posso fare", ha rilasciato laconicamente alla stampa, "dire ciò che so".

Il giorno successivo, secondo i media, la procura aveva anche una dichiarazione scritta del testimone, e contava di interrogarlo la settimana successiva.

Il ministro degli Interni Gordana Jankulovska ha avuto un incontro con il procuratore Shvrgovski per coordinare il lavoro. Nessuno ha voluto rilasciare altri particolari. "Per noi è un caso aperto. Quando ci sono nuove informazioni, indipendentemente dalla loro provenienza, noi le verifichiamo automaticamente", ha affermato la Jankulovska.

Nei 13 anni dall’attentato, le indagini non hanno portato da nessuna parte. Ci sono stati diversi indizi che conducevano in varie direzioni, e in passato molte persone erano considerate potenziali sospetti, ma non è emerso nulla di tangibile.

Alcune persone coinvolte in qualche modo nel caso, come ufficiali, possibili testimoni o sospettati, in questi anni sono morti. La lista, secondo i mezzi d’informazione, include tra gli altri anche il pubblico procuratore Marko Bundalevski, l’ex capo del DBK Dobri Velickovski, e il giudice investigativo Zdravko Vasilev. Secondo i giornalisti che hanno seguito il caso più da vicino, alcune delle persone coinvolte nell’attentato hanno perso la vita in circostanze poco chiare. Una stenografa della polizia, Tanja Pavloska, è stata trovata con un proiettile in testa nei pressi del ministero, la pistola non è mai stata trovata. Anche i tre poliziotti che scortavano la macchina del presidente il giorno dell’attentato sono morti: uno ha perso la vita in un incidente stradale, l’altro è stato travolto da un treno, e il terzo è morto per un attacco di cuore dovuto, a quanto si dice, a stress post-traumatico.

Gli esperti concordano sul fatto che Frckoski non sia una scelta casuale per la confessione del testimone. Come ministro, egli era incaricato e direttamente responsabile al tempo del tentato omicidio. In seguito all’attentato, Frckoski consegnò le sue dimissioni, ma il primo ministro Branko Crvenkovski non le accettò.

Molti sostengono che l’intera questione sia una manipolazione politica.

L’ex procuratore Stevan Pavleski afferma che testimoni come questo sono sempre problematici. "Hanno sempre qualche motivazione quando riferiscono cose del genere". Ma dal suo punto di vista, se quanto sostiene il testimone si rivelasse vero, allora le vecchie tesi per cui l’attentato sarebbe stato organizzato all’estero verrebbero finalmente smentite".

L’ex ministro degli Interni Pavle Trajanov ha accusato Frckoski di "fare delle costruzioni con fatti già noti".

"Possiede elementi mischiati tra loro. Era ministro al tempo, e commise degli []i che fecero restare l’assassinio irrisolto…ora sta costruendo le cose sulla base di fatti noti. Dovrebbe spiegare perché ordinò di rimuovere la Mercedes del presidente e di ripulire la scena del crimine una mezz’ora dopo l’esplosione".

Trajanov prosegue accusando Frckoski di non aver indagato gli stretti legami che al tempo intercorrevano tra l’intelligence militare serba e quella macedone. "Dovrebbe anche spiegare perché non ha mai condotto indagini sul furto di esplosivi e detonatori dello stesso tipo usato nell’attentato dai magazzini dell’Esercito macedone", continua Trajanov.

Secondo Trajanov, è andata persa una grande chance di risolvere l’attentato col fatto che le autorità macedoni non hanno chiesto la collaborazione delle autorità serbe durante l’operazione "Sablja", avvenuta dopo l’assassinio del primo ministro serbo Zoran Djindjić. Dal suo punto di vista, quella era la direzione più rilevante per le indagini.

L’ex presidente Gligorov, 90 anni l’anno scorso, non ha voluto commentare le nuove rivelazioni.

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