Variazioni sul Tema

Tra media e politica in Albania non corre buon sangue. Periodicamente il conflitto che caratterizza la società albanese dalla caduta del regime si acuisce. L’ultimo caso riguarda ”Tema”, quotidiano di Tirana, e il suo direttore-editore Mero Baze

29/01/2009, Marjola Rukaj -

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"Tema" è un giornale di destra, da sempre tradizionalmente simpatizzante e fedele al Partito Democratico e in particolare modo legato all’attuale premier Sali Berisha. Ma negli ultimi tempi, il giornale e il suo direttore Mero Baze sembravano aver cambiato radicalmente opinione, impegnandosi in una campagna di investigazione giornalistica sulle questioni più imbarazzanti che coinvolgono il premier, tra cui il processo sull’esplosione del deposito di armi di Gërdec lo scorso 15 marzo, svoltosi in totale mancanza di trasparenza; il coinvolgimento e l’incondizionata protezione che il premier ha offerto a Damir Fazlic, uomo d’affari serbo-bosniaco sospetto di attività poco legali in Albania; e la corruzione sul maggior progetto attuale del governo, l’autostrada Durazzo-Kukes.

In molti si sono stupiti di questo improvviso cambiamento di umori tra il premier e il direttore di "Tema", ma in pochi sanno realmente spiegarsi le ragioni che vi si celano. Baze, dal canto suo, ha commentato che il cambiamento era dovuto a "una perdita della pazienza e alla grande delusione di fronte alle tante menzogne del premier". I suoi commenti sono stati largamente pubblicati e citati negli ultimi mesi da svariati media.

Il premier Berisha, che non ha mai mostrato grandi simpatie nei confronti dei media spesso non curandosi di osservare i limiti del politicamente corretto, addirittura definendo i giornalisti "mafiosi, criminali, corrotti", non ha risparmiato Baze, accusandolo di essersi trasformato in "una marionetta dell’opposizione". Ma il conflitto tra Baze e Berisha è degenerato lo scorso 16 dicembre quando improvvisamente la redazione ha avuto l’ordine di sgomberare l’edificio di proprietà dello stato, avuto in affitto con un contratto di 20 anni.

Un’ulteriore segnale inquietante è arrivato pochi giorni dopo quando l’automobile privata di Baze, una nuovissima BMW, ha preso fuoco in un parcheggio situato sotto l’abitazione del giornalista. In merito all’incendio Mero Baze non ha certo moderato i toni accusando direttamente il premier, che egli ha definito "circondato da una schiera di malviventi capaci di tutto".

Gli inquirenti però hanno concluso in pochi giorni le indagini spiegando che l’incendio era stato causato da un corto circuito. Anche l’opposizione e l’ordine dei giornalisti albanesi hanno commentato il sospetto incendio della BMW di Baze, definendolo "una minaccia contro la libertà dei media", "un atto che vuole mettere i media a tacere". Berisha sulla questione non ha rilasciato alcuna dichiarazione.

Intanto i primi giorni del nuovo anno i giornalisti di Tema hanno trovato la polizia ad impedire facessero rientro in redazione. il ministero dell’Economia, Commercio ed Energia, proprietario degli spazi nei quali ha sede "Tema", ha infatti preteso lo sfratto sostenendo che il contratto di usufrutto ventennale ancora in corso permette al proprietario di riappropriarsi dell’edificio in caso di necessità, anche con una revoca unilaterale senza preavviso. La "necessità" sarebbe rappresentata dall’installazione negli ambienti dell’edificio delle macchine tipografiche che produrranno i nuovi documenti di identità necessari prima che si svolgano le elezioni parlamentari del 28 giugno. Lo sfratto è stato eseguito anche se il caso pendeva presso il giudice di pace.

Di conseguenza Tema da giorni viene impaginato in versione ridotta presso la sede di una TV privata che ospita per il momento la redazione.

Per i media e l’opposizione si tratta di un mero tentativo da parte del governo di chiudere un giornale. L’opposizione – pur ribadendo la diversa fede politica – ha sostenuto la battaglia di Baze. "La libertà e il diritto di affermare ciò che pensa, è una libertà e un diritto che ci riguarda tutti, per cui io offro tutto il mio sostegno oggi a un giornalista ed editore che non mi ha mai sostenuto" ha sintetizzato il leader del partito socialista Edi Rama.

Aleksandër Çipa, presidente dell’Unione dei giornalisti albanesi ha denunciato: "Azioni del genere ci spingono giù nella lista dei paesi con gravi problemi alla libertà dei media". Non è mancato chi ha voluto ricordare che il caso "Tema" non è affatto una novità in Albania. "Lo scontro di Berisha oggi con il giornale "Tema", è identico allo scontro di Berisha ieri con il quotidiano "Koha jonë"" afferma l’analista Andrea Stefani, menzionando un episodio simile accaduto a un altro quotidiano nel ’97.

In molti sostengono che Tema sia solo la vittima di turno. Nel rapporto conflittuale tra media e politica sono numerose le questioni che si sono verificate negli ultimi anni: basti pensare alla multa dell’anno scorso ricevuta dalla televisione News24 (per aver trasmesso uno spot di una ONG che si rifaceva a un precedente spot sulla campagna anti-corruzione lanciato da parte del premier Berisha), la tv Top Channel e i tentativi di farla sgomberare dalla sua sede presso la Piramide, edificio al centro della capitale, oppure diverse farraginose questioni sui diritti di trasmissione e di installazione dei trasmettitori delle televisioni private Top Channel e Vizion plus.

Oltre alle reazioni del mondo politico e mediatico di Tirana, critiche sono giunte anche da parte dei rappresentanti internazionali nella capitale, e da organizzazioni internazionali del settore.

"Reporters without borders" ha criticato il governo albanese sulla sua intenzione di portare alla chiusura del quotidiano "Tema". "Ci appelliamo al ministro degli Interni Bujar Nishani al fine si rispetti la sentenza del giudice, permettendo ai giornalisti di Tema di tornare nei propri uffici. Invitiamo il governo albanese a non usare le strutture dello Stato contro i media" recita la dichiarazione dell’organizzazione. "Invece di occuparsi dei giornalisti, le autorità dovrebbero indagare sull’esplosione dell’automobile privata di Mero Baze – dichiara Nina Ognianova, coordinatrice della Commissione per la tutela dei giornalisti, con sede a New York – metodi del genere per impaurire i media critici sono incompatibili con la strada democratica che ha scelto di seguire l’Albania".

L’ultimo rapporto dell’organizzazione Freedom House sull’Albania, pubblicato pochi giorni fa, non lascia spazio all’ottimismo. L’Albania viene qualificata come un paese "poco libero" rimanendo molti posti indietro rispetto ai suoi vicini balcanici e non segnando alcun progresso rispetto agli anni passati. "Spesso il premier denigra i media, e li accusa di legami con il crimine organizzato, senza basare tali accuse su dati concreti. Esiste quindi un’atmosfera generale aggressiva di fronte alle critiche provenienti dai media", commentano nei media i rappresentanti dell’organizzazione.

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