Uranio impoverito, gli []i di Mandelli
Secondo "Scienziate e scienziati contro la guerra" la commissione presieduta dall’ematologo che ha esaminato le morti di leucemia fra i militari impiegati nei Balcani ha commesso alcuni []i. Riportaimo un articolo di Vita, sulla questione
Riportiamo qui di seguito un interessante articolo pubblicato su VITA nonprofit e redatto da Giampaolo Cerri in merito all’uranio impoverito. Continuano le morti per leucemia tra i militari italiani, continuano i dubbi sul suo utilizzo: dai Balcani si è ora passati all’Afganistan dove con tutta probabilità sono stati utilizzati proiettili con il guscio di uranio impoverito. Senza sapere ancora che effetto potrà avere sui nostri militari e soprattutto sulla popolazione civile.
L’Associazione Scienziate e Scienziati contro la Guerra, formato da ematologi, fisici, genetisti e biologi, sostiene che ci sarebbe un []e statistico alla base della sostanziale assoluzione dell’uranio impoverito da parte della commissione guidata dal prof. Mandelli, istituita dal ministero della Difesa per indagare sull’incidenza di tumori tra i militari italiani impiegati in Bosnia e in Kosovo. Ne dà notizia il sito Misteriditalia.it diretto dal giornalista del Tg5 Sandro Provvisionato.
Un []e che non permetterebbe alla commissione di rilevare l’effettiva significatività statistica del numero di casi di linfoma, «cioè, il fatto che tale numero è abnorme rispetto all’incidenza spontanea della malattia ed è spiegabile alla luce del solo effetto del caso del gruppo di militari considerato».
Secondo l’ingegnere nucleare Massimo Zucchetti, del Politecnico di Torino, gli effetti dell’uranio impoverito nella guerra del Kosovo porteranno «da 2.500 a 5.000 tumori in più nei prossimi 50 anni, di cui fino a 4.200 letali».
Lo scorso anno una commissione tecnico – scientifica fu costituita dall’allora sottosegretario all’Ambiente Valerio Calzolaio: doveva essere il contributo italiano al monitoraggio chimico e fisico nei paesi dell’area balcanica, vi facevano parte esperti italiani e serbi del CNR, delle Università di Roma e Belgrado, dell’ENEA, dell’Istituto superiore di Sanità e del Centro interforze studi e applicazioni militari, settore nucleare. Ma il lavoro di questo gruppo di studio è stato interrotto sul nascere "si è studiato solo il bioaccumulo dell’ uranio, senza stimarne il danno biologico – afferma Mauro Cristaldi, docente di anatomia comparata all’Università La Sapienza di Roma, anche lui facente parte della commissione "accusatrice": «Era un gruppo credibile, non gli è stata data la possibilità di continuare, nonostante i progetti già pronti. Eppure, l’area più contaminata dall’uranio impoverito era proprio quella controllata dai militari italiani, vicino al confine con l’Albania. Purtroppo in Italia gli enti di controllo sono a loro volta controllati dalla politica e dunque vulnerabili».