Uranio impoverito: animali con otto zampe

L’effetto dell’uranio impoverito si sente per decenni. Un articolo del settimanale belgradese Blic News parla di animali deformi, aumenti di malattie, aborti e sterilità. Nostra traduzione

21/06/2004, Redazione -

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Di Slađana Arsić, pubblicato sul settimanale belgradese "Blic News", 1 giugno 2004 (titolo nostro)

Traduzione di Nicole Corritore

I banchi degli abitanti di Bratoselce e di Borovac nei giorni di mercato di Bujanovac vengono regolarmente evitati. Non riescono a vendere i propri prodotti agricoli, uova, carne e formaggio, anche se li offrono a prezzi più bassi del normale. Questa disponibilità del mercato dura già da cinque anni, ma i clienti rifuggono dal mettere a tavola dei generi alimentari per i quali esiste la possibilità che siano "arricchiti" con uranio impoverito. Non lontano da Borovac si trovano due siti dove è registrata la presenza di proiettili all’uranio impoverito, ed ancora uno vicino a Bratoselce.

Ed esistono ragioni per queste precauzioni. Dagli abitanti intorno ai villaggi veniamo a sapere che già durante i bombardamenti erano apparse delle ferite sulle zampe e sul muso degli animali che pascolavano in questi luoghi. Dopo uno-due anni, al bestiame hanno cominciato ad apparire con frequenza delle malformazioni genetiche: a Reljan è nato un agnello senza occhi, a Borovac un capretto con quattro, anziché due, unghie ad una zampa.

I lavoratori del centro veterinario di Preševo rilevano l’aumento del numero di aborti nel bestiame, l’aumento della sterilità degli animali domestici, soprattutto delle vacche, e si è manifestato un aumento dei casi di anemia acuta. La situazione è simile nella municipalità di Bujanovac.

"Nel villaggio albanese Norce, due anni fa ho operato una pecora che con un parto cesareo ha partorito un agnello con otto zampe e due paia di orecchie. Nello stesso villaggio è nato un vitello con due teste. Siamo testimoni di tutto questo e possediamo la documentazione fotografica, proprio perché in questo tipo di parti emergono sempre dei problemi e i locali ci chiamano", dice Dragan Nedeljković, del centro veterinario di Preševo.

Nell’arco dei primi quattro anni, la misurazione della radioattività nei luoghi bombardati con proiettili all’uranio impoverito era compito di numerosi team internazionali i quali visitavano questa regione e raccoglievano campioni di materiale organico e inorganico da analizzare, ma la municipalità di Bujanovac e i suoi cittadini a rischio non hanno mai ricevuto alcuna informazione.

Non lontano dal villaggio di Borovac si trovano due luoghi bombardati con proiettili all’uranio impoverito. E’ stata eretta una recinzione di filo spinato, e da più di cinque anni questa è l’unica protezione dalle radiazioni. Le aree contaminate, e per le quali si sa essere state colpite con più di 300 proiettili all’uranio, si trovano ad un centinaio di metri dalle prime case di Borovac, e proprio da una di esse proviene l’acqua per l’acquedotto del villaggio. Gli abitanti sanno che è pericoloso, ma non hanno dove andare. Si sospetta che sul Pljačkovici, il monte dietro a Vranje, vi sia anche lì un’importante quantità di proiettili all’uranio. Non si sa nemmeno approssimativamente quanti, perché la NATO non ammette che in quella località abbia utilizzato proiettili all’uranio impoverito. Il sospetto che ci sia dell’uranio impoverito esattamente a sette chilometri da Vranje è stato confermato dal rapporto dell’UNEP a seguito della visita sul luogo.

Il più alto pericolo legato all’uranio impoverito è legato al suo ingresso nella catena alimentare. Per questo serve del tempo. L’aumento dei casi di anemia, sterilità e malformazioni per ora non si riscontrano negli uomini. Presso l’Ufficio di tutela della salute di Vranje per ora non hanno trovato tracce di uranio nei campioni di acqua, come anche di latte, carne e uova di quest’area. Ma non è detto che emergano più in là nel tempo.

"In base alle nostre informazioni, tra gli abitanti di quest’area, ma nemmeno dell’area di Pčinj, non vi è un aumento dei casi e di morti per malattie tumorali" asserisce Svetlana Stojanović, la responsabile del Servizio di medicina sociale dell’Ufficio di tutela della salute di Vranje.
Per quest’anno è prevista la bonifica di uno solo di questi siti, ma non si sa né come né quando verrà concluso. Anche negli anni passati gli organi competenti avevano comunicato che entro il 2003 si sarebbe conclusa la decontaminazione di tutte le aree del sud della Serbia, fatto non avvenuto per diversi motivi. Finora hanno sempre più spesso ricordato: "non ci sono soldi nel budget", dopodiché il famoso "passaggio di competenze dal livello federale a livello della repubblica" al quale fa seguito "non abbiamo abbastanza uomini esperti" e "è necessaria un’attività diplomatica per definire con certezza dove e quanti proiettili all’uranio impoverito ci sono".

Un membro del team di bonifica del terreno dall’uranio impoverito, Jagoš Raičević, direttore del Laboratorio per la tutela dell’Istituto Vinča, dice che l’uranio impoverito è un prodotto della tecnologia e quindi molto più pericoloso dell’uranio. Ossida, è idrosolubile, e sicuramente non si doveva permettere che passassero degli anni prima di fare seri preparativi per la sua rimozione dal terreno. "Ogni anno sarà sempre più difficile trovare e rimuovere l’uranio impoverito dal terreno" ammonisce Raičević.

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