Una politica da Oscar
Danis Tanović, regista bosniaco premio Oscar per il film No man’s land, si prepara per le elezioni di ottobre. Il partito da lui fondato solo due anni fa, Naša Stranka, vuole sconfiggere la "spazzatura della storia". Nostra intervista
Il 25 marzo 2002, in Bosnia Erzegovina, migliaia di persone hanno seguito in diretta la notte degli Oscar, fino alle prime luci dell’alba. Quel lunedì il regista e sceneggiatore bosniaco Danis Tanović, trentaduenne, si è aggiudicato la statuetta con il film No man’s land (Ničija zemlja).
Le parole di Tanović durante la premiazione, ”questo è per il mio Paese, per la Bosnia Erzegovina“, hanno reso speciale e indimenticabile quel lunedì di marzo. La Bosnia Erzegovina era ed è rimasta orgogliosa per Tanović, e ha festeggiato con lui.
Dopo i festeggiamenti, Tanović è tornato al suo lavoro e i bosniaci alla loro quotidianità, fatta di lunedì meno radiosi.
Oggi Tanović vive con la famiglia a Sarajevo. Due anni fa, insieme a un gruppo di amici e a persone che condividevano le sue idee, ha iniziato un progetto totalmente nuovo: la creazione di un partito politico, Naša Stranka [Il nostro partito, ndt] di cui è uno dei vicepresidenti.
In questa intervista per Osservatorio Balcani e Caucaso, Danis Tanović parla a ruota libera del partito, delle previsioni per le prossime elezioni generali di ottobre, della necessità di cambiamento e del suo nuovo film.
Se alle elezioni di ottobre i bosniaci votassero per Naša Stranka vivrebbero meglio nei prossimi quattro anni?
Credo di sì, molto meglio. Insieme a esperti bosniaci e internazionali noi abbiamo lavorato su sei riforme da attuare in campo economico, sanitario, agricolo, politico e sociale. Alla base di tutto, però, deve esserci una riforma morale della società, che noi proponiamo. Vogliamo una società in cui primeggino le persone che ne hanno le competenze, che lavorano e che lo fanno onestamente, non i cosiddetti imprenditori che si sono arricchiti grazie a legami politici o familiari, come accade oggi. La differenza tra un governo di questo tipo e uno con basi morali solide verrà percepita sin da subito. Siamo consapevoli anche del fatto che dovremo prendere delle decisioni difficili, licenziamenti nel settore pubblico e il ridimensionamento del bilancio dello Stato, ma sappiamo tutti che queste sono manovre inevitabili per costruire un Paese forte, efficiente e al servizio dei cittadini. Tutti, anche se non in uguale misura, sentiranno il peso di tali riforme. Il nostro obiettivo è estirpare la povertà e creare una classe media forte e numerosa nel Paese, liberandoci da questo governo di transizione dominato dai tycoon che abbiamo oggi.
La Bosnia Erzegovina ha mezzo milione di disoccupati, un debito estero di quasi 5 miliardi di KM (2,5 miliardi di €) in crescita, una debole produzione industriale. Gli investimenti esteri sono crollati. Quanto è realistico affermare che Naša Stranka o altre alternative politiche abbiano una soluzione per questi problemi?
Per favore, non metteteci sullo stesso piano dei partiti attualmente al potere. Loro sono il potere. Hanno potuto fare tutto quello che volevano. Hanno già avuto la loro occasione, è durata 15 anni, se non di più. Adesso è evidente che hanno portato il Paese sulla strada sbagliata, e che per questo lo standard di vita delle persone peggiora di anno in anno. Non ci servono soluzioni originali. Le riforme da realizzare sono molto chiaramente orientate al nostro ingresso nell’UE e nella NATO. La nostra gente ha talento, valore, se diamo loro un’occasione mostreranno le proprie capacità, come fanno quando vanno a vivere e lavorare all’estero. Le nostre differenze sono il nostro punto di vantaggio, non la nostra debolezza come affermano i nazionalisti.
In questo periodo elettorale sembra che la situazione nella regione si stia calmando, i rapporti con la Serbia stanno migliorando, gli annunci di un referendum [sulla secessione] da parte della Republika Srpska sono diminuiti. La regione si sta lentamente stabilizzando?
I partiti nazionalisti sentono che la loro retorica e politica guerrafondaia, basata sullo scontro interetnico, è sempre meno popolare, e che le loro idee sono la spazzatura della storia. Ora, in periodo elettorale, cambiano discorso e si dichiarano a favore di una via diversa, filo europea. È pura ipocrisia, ma fa parte della loro indole. I partiti nazionalisti riescono a fare bene solo una cosa, creare scontri tra i popoli per poi usarli come cortina di fumo per saccheggiare il Paese. Vedete anche voi come nella Camera dei Popoli [una delle due Camere del Parlamento bosniaco, ndt] i deputati si accordino solo per aumentarsi gli stipendi mentre le leggi per l’entrata nell’UE rimangono in fondo alla lista perché, a quanto pare, minacciano i vitali interessi nazionali. Da anni non riescono nemmeno ad adottare una legge che vieti la creazione di organizzazioni fasciste, mentre quando si tratta di spartirsi appalti o funzioni ci riescono subito. É vero che la regione sta cambiando, ma questo cambiamento è molto più forte in Croazia e in Serbia. Spero che anche la Bosnia Erzegovina si unisca a questi sviluppi positivi, da ottobre, e che lo faccia con una nuova classe dirigente.
Nelle scorse elezioni Naša stranka ha registrato un risultato considerevole, se pensiamo che è stata fondata solo qualche mese prima del voto. A distanza di due anni, qual è il maggior successo ottenuto dai vostri eletti nei consigli comunali e in quello della capitale?
Dove siamo andati al governo, come ad esempio a Bosanski Petrovac [Bosnia occidentale, ndr], il nostro sindaco Ermin Hajder ha triplicato il bilancio del comune con progetti finanziati con fondi europei. A Petrovac i bambini non sono più costretti a fare 5 km a piedi per andare a scuola, la città può funzionare anche in inverno grazie all’acquisto di uno spazzaneve, è stata riavviata l’economia, aperto un internet point per i giovani e una Dom Kulture e, cosa per me particolarmente significativa, è stato aperto un cinema. Ma la cosa più importante è che il sindaco si è difeso dall’attacco congiunto dei partiti nazionali in maggioranza nel consiglio comunale, e oggi Ermin ha l’appoggio di quasi tutti i cittadini, bosgnacchi, serbi ecc. La ricetta ideale per la Bosnia Erzegovina è questa, interessi comuni e un lavoro onesto.
Naša stranka era formata da un gruppo di amici e simpatizzanti che desideravano avere voce in politica. Oggi due anni dopo, quanto è cresciuta Naša stranka?
Tutti i grandi cambiamenti iniziano così, con una persona che sussurra all’orecchio di un’altra: “Sai cosa potremmo fare…” Naša stranka è oggi un partito politico forte, presente in quasi tutti i comuni della Bosnia Erzegovina. E questo successo è in gran parte dovuto al nostro segretario generale, Fadil Šero, che in questi due anni con la sua škoda di seconda mano ha girato in lungo e in largo l’intero Paese. Se guidasse sempre dritto probabilmente arriverebbe sulla Luna! Oggi il nostro partito è molto diffuso e forte e non c’è zona della Bosnia Erzegovina in cui non siamo presenti.
Secondo gli ultimi sondaggi del National Democratic Institute avete il sostegno del 3-4% dei cittadini bosniaci. Sarà sufficiente per superare la soglia di sbarramento?
La soglia di sbarramento è del 3%. Io sono sicuro non solo che riusciremo a superarla, ma anche che rappresenteremo un elemento di forza nello scenario politico. Il sondaggio che lei cita mostra anche come Naša stranka ogni due mesi veda raddoppiato il numero di voti e di aderenti. Alle elezioni mancano ancora 4 mesi, nei quali visiteremo ogni angolo della Bosnia Erzegovina e parleremo con la gente per cercare di conquistare la loro fiducia. In questi giorni stiamo anche per raggiungere un accordo con Nova Socijalistička Partija [Nuovo Partito Socialista, ndt] del sindaco di Foča Zdravko Krsmanović, e credo che la gente ancora non si renda conto di quanto ciò sia importante. Per la prima volta dopo la guerra ci sono due partiti presenti in tutta la Bosnia Erzegovina che corrono insieme alle elezioni per lasciarsi alle spalle il passato. Vogliamo un cambiamento, vogliamo collaborare auspicando un futuro migliore in Europa per i nostri figli. Per la prima volta esiste una coalizione veramente pro-europea e antinazionalistica. Credo che a ottobre molti scettici saranno sorpresi dai risultati elettorali, e soprattutto dai voti che otterranno i due partiti.
Si è mai pentito di essersi occupato di politica, ovvero pensa di poter diventare uno dei circa dieci ministri della Cultura che attualmente ci sono in Bosnia Erzegovina?
Quando abbiamo fondato il partito sapevo che non si sarebbe trattato di una corsa da 100 metri, ma di una maratona. Noi ci stiamo impegnando perché crediamo che questo Paese meriti un governo e un futuro molto migliori, lontani dal passato che rappresenta l’attuale élite nazionalistica. Ho già detto da tempo che non voglio l’esecutivo, ma farò tutto il possibile affinché il potere sia in mano a persone competenti, giuste e pronte a lavorare per l’interesse collettivo, non per il proprio.
Cirkus Columbia è il suo nuovo film, la cui prima si terrà al prossimo Sarajevo film festival. Qual è il messaggio di questo ultimo lavoro?
Il film parla dell’amore durante la guerra in Erzegovina. Penso che la storia sia molto complessa e delicata, in relazione al contesto e ai destini dei personaggi principali e secondari. Se dovessi sintetizzarlo, il messaggio potrebbe essere il seguente: in tempi difficili e burrascosi, quando sembra che il mondo stia crollando, le persone che ascoltano il proprio cuore spesso fanno le scelte giuste, agendo con dignità. Quelli che invece ascoltano la retorica di guerra, e usano le bandiere per attaccare, finiscono o dovrebbero finire davanti al tribunale dell’Aja.