Una boccata d’ossigeno
L’ennesimo rapporto di Bruxelles, pubblicato il 12 febbraio, ribadisce le critiche alla Bulgaria su riforma della giustizia e lotta a corruzione e criminalità. Stavolta però, compare anche qualche segnale positivo, soprattutto riguardo agli sforzi mostrati da Sofia nei mesi scorsi
Forse non un sospiro di sollievo, ma almeno una boccata d’ossigeno. Dopo le pesanti critiche del luglio 2008 e la successiva decisione di Bruxelles di bloccare diversi programmi di finanziamento diretti alla Bulgaria (con la perdita di fondi per circa 500 milioni di euro), l’esecutivo di Sofia ha accolto con una certa soddisfazione il rapporto ad interim della Commissione Europea sullo stato di avanzamento delle riforme nel paese.
Il rapporto, reso pubblico giovedì 12 febbraio, ed elaborato all’interno del "Cooperation and Verification Mechanism" (CVM), sistema di monitoraggio imposto a Bulgaria e Romania al loro ingresso nell’UE con l’obiettivo di stimolare miglioramenti in settori critici, come la riforma del sistema giudiziario e la lotta a corruzione e criminalità organizzata, in realtà non si distanzia poi molto da quelli che l’hanno preceduto.
Due fattori lo rendono però meno traumatico agli occhi del governo bulgaro: da una parte il tono più moderato delle critiche, e dall’altro l’atteggiamento estremamente severo della Commissione verso la vicina Romania che, inaspettatamente, sembra scivolare alla poco ambita posizione di "ultimo della classe", occupato stabilmente dalla Bulgaria negli ultimi tempi.
Lo stringato rapporto (solo sei pagine) riconosce alla Bulgaria "alcuni progressi nel campo della riforma del sistema giudiziario", soprattutto in riferimento delle competenze acquisite dall’Ispettorato del Consiglio Superiore di Giustizia.
Rispetto alla lotta a criminalità organizzata e corruzione, si evidenzia poi come "progresso significativo" il lancio del "progetto pilota" di una squadra investigativa composta da rappresentanti della procura, dell’Agenzia di Stato per la Sicurezza Nazionale (il servizio segreto civile) e del ministero degli Interni.
Tanto basta a dare l’impressione che Sofia abbia sorpassato Bucarest, visto che i passi in avanti della Romania sono stati definiti "difficili da dimostrare", mentre "il ritmo dei progressi evidenziato in Romania nel rapporto del luglio 2008 non è stato mantenuto".
A Sofia però, non c’è ragione di eccessivo entusiasmo. Ai segnali incoraggianti, infatti, il rapporto affianca però elementi che restano preoccupanti. Rimanendo nel campo della lotta alla corruzione, infatti, da Bruxelles si segnala che "i dati sulle indagini in questo settore, nella seconda metà del 2008, mostrano un trend negativo rispetto al primo semestre dell’anno". Anche nella lotta alla criminalità, nota il rapporto, "nessuna condanna è stata emessa in processi particolarmente sensibili durante i mesi appena trascorsi".
Nella conclusioni del documento, si legge che "la Bulgaria deve dimostrare di aver creato un sistema giudiziario autonomo e solido, in grado di individuare e sanzionare fenomeni di conflitto di interesse, corruzione e criminalità organizzata, imponendo così lo stato di diritto".
Volendo riassumere, la Commissione ha deciso in questa occasione di ammorbidire il giudizio complessivo sulla Bulgaria, dopo quello estremamente severo dell’estate scorsa, una mossa politica che è stata letta da parte della stampa bulgara come un segno di "buona volontà" di Bruxelles nel riallacciare il dialogo con Sofia, divenuto negli ultimi mesi particolarmente delicato.
Sono stati messi in evidenza gli sforzi delle istituzioni bulgare, ricordando però che restano ancora da vedere risultati concreti.
Il documento, poi, ricorda che il punto di riferimento sui progressi della Bulgaria rimane il rapporto annuale del luglio 2008, e che un nuovo rapporto verrà stilato nel luglio 2009. Un altro modo per ribadire, se ce ne fosse bisogno, che gli esami non finiscono qui.
Il governo bulgaro non ha comunque esitato ad accogliere le conclusioni della Commissione in termini positivi. Non bisogna dimenticare che in Bulgaria quest’anno ci sarà un doppio appuntamento elettorale, con le consultazioni politiche e quelle europee. In questa prospettiva, i giudizi che arrivano da Bruxelles assumono un valore determinante per il futuro politico del paese.
Il premier socialista Sergey Stanishev ha definito subito il rapporto come "incoraggiante", perché "riconosce gli sforzi e i risultati ottenuti dalle nostre istituzioni". "Il governo", ha poi dichiarato il primo ministro, "è fermamente e incondizionatamente deciso a proseguire sulla strada delle riforme".
Stanishev ha annunciato poi che al vice-premier Meglena Plugchieva, responsabile dei fondi europei, verranno attribuiti nuovi poteri nella nomina dei responsabili delle agenzie che gestiscono il denaro che arriva dall’Unione.
Nella mattinata del 13 febbraio è stato convocato dal premier un incontro con gli altri leader della coalizione al governo (composta, insieme ai socialisti, dall’NDSV dell’ex monarca Simeone II e dal DPS, il movimento che rappresenta la minoranza turca) per fare il punto della situazione dopo la pubblicazione del rapporto.
Le reazioni dell’opposizione, come prevedibile, sono invece state di segno opposto. "Riusciremo a risolvere buona parte delle critiche che vengono dall’UE in tempi rapidi", ha dichiarato il sindaco di Sofia Boyko Borisov e leader del partito GERB (Cittadini per lo Sviluppo Europeo della Bulgaria), che i sondaggi danno come principale favorito alle prossime elezioni parlamentari. "Resta il fatto, però", ha aggiunto Borisov, "che il governo Stanishev resterà alla storia per i fondi europei di milioni di euro andati perduti".
Ed è proprio sulla questione fondamentale dei fondi che il rapporto ad interim sembra cambiare ben poco, nonostante il giudizio meno severo della Commissione. "Sui fondi" scrive il caporedattore del quotidiano Sega, Svetoslav Terziev, "le decisioni vengono prese a livello tecnico, e non politico. E se si allontana il rischio di una clausola di salvaguardia verso il governo nella sfera della giustizia e degli affari interni, resta attiva la "clausola di salvaguardia" verso le tasche dei cittadini bulgari."
"E le cose difficilmente cambieranno"; conclude Terziev, "se questi cittadini non si renderanno presto conto di dover fare qualcosa in prima persona, senza limitarsi ad aspettare passivamente un salvagente dall’Europa".