Un videogioco per capire la rotta balcanica
Si chiama "The Game – La Rotta Balcanica", è gratuito e consente di mettersi nei panni virtuali di un ragazzo afghano lungo l’ultimo tratto di viaggio, dalla Bosnia Erzegovina all’Italia
"Questo gioco contiene situazioni e immagini violente, purtroppo basate sulle reali esperienze dei migranti sulla rotta balcanica nel periodo dal 2019 al 2022. Vuoi procedere?" Il videogioco "The Game – La Rotta Balcanica" si apre con questa cruda richiesta di consenso. Sviluppato da Dialobot e ICS , non vuole tanto svolgere un ruolo di intrattenimento, quanto di denuncia sociale, facendo conoscere al più vasto pubblico – soprattutto giovanile – il tragico viaggio dei migranti lungo la rotta balcanica.
Il giocatore dovrà prendere i panni di Arul, un ragazzo nato a Kunduz in Afghanistan che dopo due anni di viaggio attraverso Iran, Turchia, Bulgaria e Serbia è finalmente riuscito a raggiungere Bihać. Ma nonostante la distanza tra Bihać e Trieste sia più di venti volte inferiore alla distanza tra Kunduz e Bihać, scoprirà presto che il suo viaggio è tutt’altro che finito. Sulla pelle di Arul il giocatore conoscerà il dramma del "Game" – quello vero – fatto di passeur, droni, respingimenti illegali tra le polizie slovena e croata, violenze verbali e fisiche, crudeltà gratuite come svestire i malcapitati e rimandarli indietro a piedi scalzi.
Sebbene dietro uno schermo, ci si potrà immedesimare nella sensazione di frustrazione provata quotidianamente dalle persone alle porte d’Europa, costrette ad indicibili rischi e a giorni di
cammino per poter esercitare il loro diritto d’asilo in Italia, per poi dover ricominciare tutto daccapo, da Bihać: si calcola che siano necessari in media 15 tentativi falliti prima di riuscire nell’impresa.
Si vivrà la vergogna – sebbene riflessa – provata da un ragazzo nel dover chiedere ancora soldi alla famiglia in un paese lontano, che ha già venduto tutti i suoi averi per consentirgli di raggiungere l’Europa, per potersi permettere un’altra chance in questo folle gioco dell’oca: un telefono cellulare nuovo, rotto dalle forze "dell’ordine" al confine, uno zaino, un paio di scarpe.
Ma si sperimenterà anche la solidarietà e la condivisione tra compagni di viaggio, come Muhammed, che comparando la bellezza dell’Europa al loro paese di origine avrà da dire: "L’Europa ha una cosa che la nostra terra non ha: la speranza di vivere in pace". Riassumendo in una sola frase la ragione più importante che spinge le persone a migrare dall’alba dei tempi: la
ricerca di condizioni di vita migliori.
"Il 10 dicembre 2021, mentre sviluppavamo questo gioco", scrivono i programmatori coinvolti nell’iniziativa, "una bambina di 10 anni è annegata nel fiume Dragogna, al confine tra Slovenia e Croazia. Stava cercando di raggiungere l’Italia con la madre e i suoi fratelli. Questo gioco è dedicato a lei e alle molte altre vittime senza nome della rotta balcanica".
Un gioco che coglie nel segno, lasciando l’amaro in bocca. Perché a differenza dei migranti, per noi il "game" si conclude spegnendo il PC. Per loro è la realtà.