Un sultano nella Turchia trentina
Avreste mai immaginato di veder sventolare decine di bandiere turche nel cuore delle Dolomiti? O di cercare assetati una fontana e di trovare, tra i fienili trentini, il busto di un uomo con fez e mustacchi accanto all’acqua che sgorga fresca dalle montagne? A Moena, in Trentino, ogni estate viene ritualmente celebrato l’intreccio tra Oriente e Occidente
Uno dei quartieri più antichi della città dolomitica di Moena prende il nome di “Turchia”, e accanto ai tradizionali tabià e agli affreschi con scene di caccia sulle pareti delle case, offre allo sguardo sfondi rossi con la mezzaluna e la stella. Ma non si tratta di cittadini immigrati che celebrano con nostalgia il Paese d’origine. Gli abitanti del rione, moenesi da generazioni, affermano infatti con orgoglio di sentirsi “turchi”, nonostante i cognomi locali e la parlata ladina.
La leggenda
Tra le strade del rione “Turchia” si racconta che un soldato turco, fuggito alla battaglia che contrappose la coalizione cristiana all’esercito ottomano dopo l’assedio di Vienna del 1683, giunse ferito a Moena, dove trovò cure e rifugio. Decise dunque di stanziarsi lungo le rive dell’Avisio e i suoi discendenti pare vivano tuttora in Valle di Fassa. Questa la leggenda a cui gli abitanti del rione sono più affezionati, e che li ha spinti, negli anni ‘50, a vestirsi da soldati, da haremine e da sultano proponendo al paese una rappresentazione scherzosa che culminava in un discorso in piazza in cui il sultano prendeva in giro le autorità ecclesiastiche e religiose. Una sorta di “carnevale estivo”, che spinge ancora oggi gli abitanti del quartiere a vestire gli abiti ottomani e a sfilare per il paese.
E che ha dato vita ad una tradizione, ancora oggi presente e rispettata, che vuole che le giovani del quartiere, chieste in sposa da giovani non residenti nel rione di “Turchia”, debbano ottenere il permesso del sultano per potersi allontanare dal quartiere. Durante la “bastìa ” il sultano attende all’ingresso del rione lo sposo, che viene scortato da un gruppo di soldati davanti alla casa della sposa. Qui viene sgridato – poiché porta via la giovane sposa dal rione – e gli viene imposto di pagare una parcella al popolo turco. La bevuta finale di vino sancisce il momento in cui la festa per i due sposi può avere inizio.
La fontana al centro del rione, che raffigura un ottomano, ha dato vita a molte leggende: oltre al sultano turco, si tramanda di un missionario locale partito per l’Oriente che avrebbe mandato in paese un suo ritratto con fez e abiti orientali, o si parla più prosaicamente di un torchio presente nel quartiere, che serviva a strizzare la lana delle pecore.
La festa
Anche quest’anno il grop de Turchia, in accordo con il Comune di Moena, ha organizzato i festeggiamenti del rione, mostrando il "volto turco" di Moena. Dal 19 al 21 agosto le bandiere rosse con la mezzaluna hanno sventolato dalle finestre e dai balconi del quartiere, i fienili aperti hanno mostrato i mestieri di un tempo, dalla lavorazione del feltro a quella del rame, e si sono gustati prodotti tipici, orzo e canederli.
Ma accanto al sapere locale, quest’anno si sono ospitati anche cibi e danze realmente turchi: da alcuni anni infatti sono iniziati i contatti con cittadini turchi residenti in Italia, e la stessa ambasciata turca ha espresso il desiderio di partecipare ai festeggiamenti dolomitici. Una delegazione arrivata a Moena per la festa del quartiere ha proposto musiche e danze del vicino oriente, oltre che uno stand con specialità turche.
Anche la comunità immigrata che vive a Moena ha preso parte alla festa, indossando i propri abiti tradizionali o quelli ottomani.
La festa di “Turchia” continua da decenni ad aggregare la comunità, e permette di aprirsi ad un discorso fortemente interculturale: l’identità di Moena si fonda ormai, almeno in parte, sulla consapevolezza dello spostamento di genti e persone che hanno attraversato i confini per i motivi più svariati, ed hanno arricchito la storia e le tradizioni locali. La leggenda del soldato turco convive con la storia di Re Laurino e del suo giardino; le storie si intersecano, le geografie si avvicinano. Per questo la manifestazione di metà agosto è entrata all’interno del percorso “Per una cittadinanza Euromediterranea ” del Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani, percorso iniziato lo scorso ottobre che cerca di indagare – attraverso incontri e proposte su saperi, geografie da scoprire, pensieri in cerca di cittadinanza e dettagli della storia – le radici intrise di Mediterraneo del nostro essere europei.
La storia, fatta anche e soprattutto di spostamenti, movimenti e intrecci di saperi, si mostra a Moena, cullata dalle Dolomiti, e scolpisce giorno dopo giorno il volto degli abitanti dell’antico quartiere. L’identità non è fissa e immobile, ma si compone della somma infinita di dettagli, a volte anche di racconti e di leggende che si tramandano da generazioni. E si scopre che l’identità non è singolare e monolitica, ma plurale e articolata. E il cuore turco di alcuni cittadini ladini lo testimonia.
*Francesca Zeni, Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani,
*Ilaria Chiocchetti, Assessore alla Cultura del Comune di Moena