Un sogno dalla Cecenia

‘Il mio sogno è un processo di Norimberga per i crimini commessi in Cecenia’, intervista a Lidija Jusupova, avvocato ceceno, vincitore del premio Rafto nel 2005, candidato al Nobel per la pace nel 2006 e nel 2007

03/06/2009, Maria Elena Murdaca -

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Foto di Watchsmart, Flickr.com

La fine delle operazioni antit[]ismo in Cecenia è controversa: è stato annunciato il ritiro delle truppe in pompa magna, poi le operazioni antit[]ismo sono state reintrodotte in quattro distretti su cinque… cosa sta succedendo veramente?

Penso che si tratti dei soliti giochi. Queste cose non vanno mai tranquillamente, bisogna sempre inventarsi qualcosa di nuovo, in politica e nei rapporti, per far vedere che si sta facendo qualcosa, questa è la tendenza generale. Se la Cecenia è una repubblica stabile, con il proprio presidente, parlamento, popolo, la città è ricostruita, a che serve una operazione antit[]istica? La domanda è perfettamente legittima.

Se tutto va così bene, in effetti un’operazione antit[]ismo a noi non serve, può essere annullata. E così è stato fatto. Di fatto però bisogna tenere presente che non si è trattato di un’operazione antit[]ismo: si è trattato, nei fatti, dell’annientamento di un popolo, di un macello, di una carneficina, non si può definire nemmeno guerra. Un bagno di sangue di cui sono responsabili le autorità russe, l’esercito, i burocrati, le forze speciali, il sistema nel suo complesso. Vi è stata una vera e propria caccia, con cacciatori e prede.

Poi ha avuto inizio il cosiddetto processo di "cecenizzazione", con il quale la responsabilità di gestire la regione è stata progressivamente delegata a ceceni ed è arrivato al potere Kadyrov…

Credo che il passaggio di consegne sia avvenuto consapevolmente. I ceceni si comportano con la popolazione esattamente come si sono comportati i federali prima di loro ed è risaputo che i ceceni fra di loro non si perdoneranno mai. Così si alimentano odio e vendetta, odio e vendetta che forse non si palesano apertamente, ma che comunque covano.

Prendiamo Jamadaev, Eroe della Russia. Il fratello è stato ucciso. Non si sa se lui è vivo o morto. Se ieri era un compagno, un collega, un Eroe della Russia, a chi dà fastidio? Ammesso che dia fastidio a Kadyrov, perché non l’hanno protetto, perché non l’hanno difeso? Dopotutto è un Eroe della Russia. La verità è che non è gradito a nessuno, lui non gode di piena fiducia, è un ex guerrigliero, che ha combattuto contro i russi, a nessuno interessa se per un’idea e quale.

Il Cremlino non si fiderà mai e non lascerà mai in vita chi ieri lo ha avversato. Anche se oggi ha cambiato campo. Un ex guerrigliero non serve a nessuno, per cui è possibile annientarlo. È tutto orchestrato in maniera molto intelligente. Perché un Eroe della Russia non è difeso? So che suona molto cinico, ma di fatto, è un eroe degno del suo paese. Il sistema che l’ha riconosciuto come eroe è lo stesso che ha riconosciuto tutti i ceceni come t[]isti. E quelli che hanno eseguito l’ordine, che hanno preso parte alle operazioni antit[]ismo, si sono trovati al posto delle loro vittime.

Ma si può comunque ritenere la fine delle operazioni antit[]ismo un segnale positivo?

Se si osserva attentamente quello che succede in Caucaso, non si ha motivo di essere ottimisti. Io oggi non vedo futuro. Vengono puniti i singoli. Giudichiamo pure Jamadaev per i crimini commessi al villaggio Borozdinovskoe. Poniamo che sia colpevole. Non l’ha certo fatto da solo. C’era l’esercito russo, lui ha eseguito un ordine. Di chi? Chi se ne è occupato?

Il fatto che un ex guerrigliero, un ex "t[]ista" possa divenire un gregario, è indicativo di una tendenza negativa in Cecenia, è la manifestazione di un cinismo estremo.

L’operazione antit[]ismo in Caucaso può essere annullata o introdotta, non fa nessuna differenza, tutte queste operazioni sono solo pretesti per coprire quelli che sono veri e propri crimini contro la popolazione civile. Giustificano le proprie azioni sotto il mantello delle operazioni antit[]ismo. Ma uno non nasce t[]ista, lo diventa. Perché il t[]ismo attecchisca è necessario preparare il terreno, perché una persona scelga di diventare t[]ista deve essere addestrata. Il sistema di oggi, lo stato, esercita pressione, annienta. Che reazione può ottenere? Solo opposizione. E di questo non possono non rendersi conto al Cremlino. Bisogna chiedersi con che scopo e a chi giova creare ad arte una situazione del genere in Caucaso.

A chi può essere utile una situazione di questo tipo?

Non saprei a chi giova e per quale motivo. Non capisco perché non si possa stabilizzare la repubblica attraverso lo sviluppo economico, politico. Perché non si possa fare attraverso un normale e civile iter legislativo, ma attraverso la violenza, uccidendo e massacrando.

Un’operazione antit[]ismo è un’altra cosa. Un’operazione antit[]ismo autentica rispetta tutti i vincoli per la salvaguardia della popolazione civile. Chi li ha osservati in Cecenia? Per questo l’annullamento dell’operazione antit[]ismo non significa niente, in Russia tutto è soggetto a modifiche: la costituzione, le leggi…per questo non mi stupirebbe se si inventassero qualcosa di nuovo. Non ci sarebbe da meravigliarsi.

Prendiamo ad esempio il numero dei morti, è sotto gli occhi di tutti, si è saputo, tutti hanno letto o hanno visto. C’è stato un numero di morti e dispersi incredibile. Budanov è stato condannato per l’uccisione di una ragazzina. Per tutti gli altri, chi risponde? Con tutti questi morti, tutti questi dispersi… che fine hanno fatto i responsabili, dove sono finiti gli esecutori dei massacri? Insieme a Budanov hanno messo dentro Lapin e ancora qualcun altro, ma non c’è da aspettarsi che il sistema giudiziario punisca ulteriormente. Un sistema che ha condannato qualcuno di quelli che ieri ha mandato ad uccidere, ma che non condannerà più nessuno perché queste persone gli sono ancora necessarie, non hanno ancora finito il loro lavoro, ci sarà un seguito.

Che percezione ha la popolazione russa dei conflitti in Cecenia?

Credo che ci sia una specie di handicap psicologico nella popolazione, un qualche complesso legato alla paura nella società civile russa, perché non si rendono assolutamente conto di quello che è stato fatto a noi ceceni, e che ancora si tenta di fare, non usano il tono adeguato.

Nella Russia contemporanea non c’è un sistema in funzione del cittadino, ma, al contrario, è il cittadino in funzione del sistema. Perché nessun cittadino si pone questa domanda? Pago le tasse per farmi soffocare e annientare da questo sistema? È come se non si rendessero conto. Non capiscono? Non vogliono capire? Non lo so…

È umiliante permettere ad uno stato di comportarsi così nei propri confronti; loro non hanno il diritto di consentire quello che è successo in Cecenia; hanno permesso che un presidente, un primo ministro, e una manciata di generali facessero di noi ciò che hanno voluto… non è ammissibile.

Lei ha appena fondato una nuova associazione in Cecenia…

Adesso abbiamo appena concluso l’iter burocratico per la registrazione. Per iniziare a lavorare naturalmente servono finanziamenti e aiuti, ma la cosa principale è il supporto informativo dei collaboratori, perché sia possibile iniziare a mettere in moto l’intero meccanismo. Siamo ancora senza computer, ma gradualmente organizzeremo l’ufficio. L’importante è che la squadra sia formata di persone capaci di andare fino in fondo, disposte a lavorare, anche gratuitamente, per aiutare la popolazione.

È possibile che qualcuno di loro, in futuro, seguirà i processi alla Corte Europea a Strasburgo. I miei colleghi saranno giuristi, aiuteranno chi ne ha bisogno a capire come funzionano i meccanismi della giustizia. Quello che seminiamo oggi non lo raccoglieremo né domani né dopodomani, ma fra venti anni, forse. Adesso poniamo le basi per il futuro. Raccogliamo documenti e fotografie e materiali per il futuro. Oggi giacciono in cassetti polverosi, ma domani quando si adirà la Corte Europea, e quando forse ci sarà un tribunale militare e un processo penale per i crimini di guerra, questi materiali serviranno. Il mio sogno è un processo di Norimberga per i crimini commessi in Cecenia…

Si ringraziano Francesca Gori e Alessandra Rognoni di Memorial Italia per aver reso possibile questo incontro.

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