Un sentimento bosniaco

La storia della sevdah, dalle lontanissime origini fino ad oggi. Il legame con la tradizione e il lento movimento di trasformazione verso idee e sonorità nuove. Le canzoni, gli interpreti, gli strumenti di questa musica malinconica, tipicamente bosniaca

31/10/2008, Dario Terzić - Mostar

Un-sentimento-bosniaco1

'Emina', della Mostar Sevdah Reunion

Abbiamo già parlato in un precedente articolo di quelli che potrebbero essere i marchi bosniaci, formaggi, vini, miele, il burek, i ćevapčići e tanti altri prodotti. Ma un prodotto può essere anche di origine culturale, musicale…

Trasmettere emozioni. Un’impresa piuttosto difficile. Tradurre e trasportare le emozioni non è un lavoro facile. Ma è possibile. Stiamo vivendo la globalizzazione, l’era della world music. In Svezia la gente può ascoltare la bossa nova, il fado si sente lontanissimo dal Portogallo, la musica oltrepassa i confini.

Anche la Bosnia Erzegovina ha una musica tutta sua, molto particolare. Si chiama sevdah, e le canzoni di questo genere si chiamano sevdalinke. Cos’è la sevdah e da dove arriva?

La sevdah nacque nel periodo ottomano. Sevdalinka è una canzone cantata soprattutto nelle città. E’ molto lenta, melanconica e con armonie ricche. E’ una combinazione di elementi orientali, europei e sefarditi. Ha un suono particolare. Lo strumento principale nella vecchia sevdalinka è il saz (un tipo di mandolino orientale). Oggi si sente molto il violino e soprattutto la fisarmonica.

Ci sono diverse traduzioni e spiegazioni per la parola sevdah. Secondo alcuni viene dalla parola turca "sevda", l’amore. Altri ricordano la parola persiana "soda", che vuol dire malinconia, o l’arabo "sawda", bile nera. Ma quelli che conoscono la sevdah sostengono che ricorda il fado portoghese. E il sentimento che porta il fado, in portoghese si chiama saudade. E’ un genere di nostalgia, ma intraducibile. Infatti, c’è chi dice che la sevdah è la saudade un po’ modificata nel corso di lunghi viaggi…

Nella sevdalinka il testo è molto importante. Gli autori delle sevdalinke molto spesso sono anonimi. Molte sevdalinke, infatti, sono canzoni d’amore, ma nello stesso tempo testimoniano un’epoca. Parlano di abitudini, modi di vivere. Nella sevdalinka è scritta la storia del popolo della Bosnia Erzegovina.

Geograficamente la sevdah è legata al territorio della Bosnia Erzegovina, ma anche della Serbia, Montenegro e Macedonia. Per quanto riguarda i popoli dobbiamo ricordare soprattutto i bosgnacchi (musulmani bosniaci), ma tra gli autori delle canzoni e tra gli interpreti troviamo anche altri. Ad esempio una delle più famose sevdalinke, Emina, è stata scritta da un famoso poeta mostarino, Aleksa Šantić, che era ortodosso. Tra gli interpreti della sevdalinka troviamo anche un altro serbo ortodosso, Nedeljko Bilkić.

Ultimamente cambia anche la sevdah. La vecchia sevdalinka era molto tradizionale, lenta e con arrangiamenti "puliti". I più famosi interpreti della sevdalinka di questo tipo non ci sono più… Zaim Imamović, Himzo Polovina, Safet Isović… Quest’ultimo è morto solo un anno fa. Tra le donne al primo posto vengono Beba Selimović, Zehra Deović, Nada Mamula… Erano tutti grandi interpreti. E in questo tipo di sevdalinka era proprio la voce ad esaltare l’emozione. Ma è vero che la musica di questo tipo riesce ad arrivare soprattutto a quelli che la capiscono molto bene. Si deve conoscere la lingua. La stessa regola che vale per i famosi cantautori francesi. Le parole e l’interpretazione sono il punto forte di quella musica.
EDITARE A MANO IL CONTENUTO HTML
Ma con la globalizzazione e la world music cambiano le cose. Si fanno nuovi arrangiamenti, più allegri ed accattivanti per attirare l’attenzione. Così anche la sevdah sta vivendo una metamorfosi.

I primi ad esportare questa nuova sevdah fuori dai Balcani sono stati la Mostar Sevdah Reunion. Sono nati, come dice il nome, a Mostar. L’idea è stata di Dragi Šestić, che durante la guerra lavorava come redattore musicale presso radio Mostar e nel 1994 riuscì ad uscire dalla città fermandosi ad Amsterdam. Durante la guerra presso la stessa radio, a Mostar, esisteva una piccola orchestra con il cantante Ilijaz Delić.

Dopo la guerra, Dragi Šestić tornò spesso a Mostar riuscendo a creare un gruppo di musicisti che comprendeva lo stesso Delić. I primi incontri sono stati nel nuovissimo Centro Pavarotti. Vivendo ad Amsterdam, Šestić riuscì a presentare il prodotto mostarino in Olanda e poi in Belgio, Germania, Francia. Strano, ma nei primi due anni quasi tutte le attività della Mostar Sevdah Reunion erano all’estero. Il primo CD aveva un costo abbastanza alto per i locali (32 marchi bosniaci), e per questo veniva venduto soprattutto agli stranieri. Così, dopo tanti giri all’estero, dopo tanti anni la Mostar Sevdah è riuscita a fare grandi concerti anche nel Paese nativo.

La Mostar Sevdah Reunion in pratica non è una band. E’ soprattutto un progetto dello stesso Šestić. A parte Ilijaz Delić, con la Mostar Sevdah Reunion si sono esibiti altri cantanti popolari come il famoso Šaban Bajramovic, poi Ljiljana Petrović Butler e altri grandi interpreti delle canzoni rom. Dal 1999 quando è uscito il loro primo CD, i portatori del "balkan blues" hanno girato tutto il mondo: Europa, America, Australia… E sono riusciti a creare un vero marchio, la MSR.

Ad un successo simile è arrivato anche Damir Imamovic. Con il suo Trio è già famoso in tutta la regione balcanica. Damir è nipote del famosissimo cantante Zaim Imamović. Anche suo padre, Nedzad, era un cantante di sevdalinke. La sevdah di Damir è la versione moderna del genere: gioca con i diversi ritmi, dal rock al jazz, alla musica indiana… E i vecchi arrangiamenti sono stati sostituiti da nuove interpretazioni. Ci sono versioni di sevdah ancora più forti, aggressive, come quelle dei Kultur schok. La band è nata negli Stati Uniti e il suo frontman, Srđan Jevđević, prima della guerra noto in ex Jugoslavia come Gino Banana, è molto concentrato sulle musiche balcaniche. Solo che le interpreta in modo più trasgressivo.

Un altro tipo di sevdah si può trovare nelle musiche di Adi Lukovac, morto due anni fa. La sua sevdah è piuttosto elettronica. Poi ci sono tantissimi cantanti di musica leggera, sia in Bosnia Erzegovina che in Croazia, come Josipa Lisac, che hanno sperimentato la sevdah.

I musicisti moderni sono riusciti a dare un nuovo abito alla sevdah, un nuovo ritmo molto più allegro. E in questo modo la sevdah riesce a conquistare i giovani di tutto mondo, curiosi di conoscere musiche nuove e nello stesso tempo un po’ esotiche. E la sevdah lo è. Per molti la Bosnia è un paese lontano, e la sevdalinka appare affascinante, romantica, melanconica ed esotica allo stesso tempo. Nascono così cori di sevdalinke in Svezia, Norvegia, e negli Stati Uniti. Si tratta sempre di popolazione locale che ha conosciuto la sevdah attraverso i profughi bosniaci, innamorandosene.

Certo, come in tutti i campi, anche qui quello che manca è un buona strategia di marketing. Le risorse ci sono. Bravi musicisti, splendidi interpreti, musica affascinante. Il problema è come venderla. E’ un processo lento. Ma la sevdah pian piano riesce a conquistare anche gli angoli più lontani del pianeta.

Commenta e condividi

La newsletter di OBCT

Ogni venerdì nella tua casella di posta