Un ponte? Meglio il corridoio

Štefan Füle ce l’ha quasi fatta. Nell’incontro trilaterale Eu–Croazia–Bosnia Erzegovina dell’altro ieri a Bruxelles, il Commissario all’allargamento ha messo d’accordo i ministri degli Esteri di Croazia e di Bosnia Erzegovina, Vesna Pušic e Zlatko Lagumdžija, su gran parte delle questioni in gioco.

Tema della partita: come risolvere il passaggio di confine tra Croazia e Bosnia Erzegovina sulla costa adriatica.

La Bosnia si affaccia sull’Adriatico per 20 km, spezzando in due la costa croata. Per la Bosnia rappresenta l’unico, quindi importante, sbocco sul mare. Per la Croazia, un sassolino nella scarpa: per passare dalla costa nord-ovest a quella sud-est, i viaggiatori – e le merci – sono obbligati a due posti di frontiera bosniaca. Un problema soprattutto d’estate, in piena stagione turistica: il viaggio diventa un calvario.

A Bruxelles è stato raggiunto l’accordo sui piccoli posti di frontiera e i punti di controllo fitosanitario delle merci. Fissato invece per inizio dicembre il prossimo match in sede UE. Per decidere definitivamente tra il progetto del ponte di Pelješac, avviato dai croati nel 2007 e il corridoio di Neum. Un "passaggio speciale", che riunirebbe i due pezzi di Croazia passando nell’entroterra della città di Neum, progetto caro ai bosniaci e sempre più probabile.

Di certo un risparmio di soldi e di tempo. Il ponte prevede una spesa di 2 miliardi di kune (290 milioni di euro) e la fine dei lavori nel 2015. Invece, secondo le prime valutazioni, il corridoio di Neum costerebbe 50 milioni e verrebbe finito in 18 mesi.

Ma la Croazia entra in Europa ben prima, nel luglio del 2013. E’ probabile che la prossima estate, per scendere a Dubrovnik, ci vorrà più pazienza del solito: vi attendono i lunghi controlli di due confini esterni dell’Ue…

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