Un nuovo presidente per l’Abkhazia

Le elezioni presidenziali del 26 agosto in Abkhazia sono state vinte da Aleksandr Ankvab, già presidente ad interim dell’autoproclamata repubblica caucasica. Le reazioni del Cremlino, le dichiarazioni del vincitore sui rapporti con la Georgia

29/08/2011, Marilisa Lorusso -

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Sukhumi (Foto john, Flickr )

Elezioni tranquille ma non del tutto prevedibili si sono svolte venerdì scorso nell’autoproclamata repubblica di Abkhazia. Dopo l’improvvisa morte del presidente Sergey Bagapsh, il 29 maggio, a seguito delle complicanze di un intervento chirurgico, le elezioni del 26 agosto consegnano la piccola repubblica – de jure per Russia, Venezuela, Nicaragua, Nauru, Vanuatu, de facto per il resto del mondo – nelle mani di Aleksandr Ankvab, già presidente ad interim dopo la morte del predecessore. 

Una vittoria schiacciante, non scontata

Ankvab ha ottenuto il 55% dei voti, affermandosi quindi al primo turno avendo superato il 50%+1 dei voti richiesti. Dopo di lui, Sergey Shamba e Raul Khajimba hanno raccolto rispettivamente il 21% e il 20% dei voti. Questi dati, resi noti a meno di 24 ore dalla chiusura delle urne dal Comitato Elettorale Centrale, includono il conteggio dei voti espressi dagli “abkhazi all’estero”, cioè a Mosca e in Karachaevo-Circassia.

Pochi avrebbero scommesso su Khajimba, già sconfitto nelle elezioni presidenziali del 2004, molti invece davano Shamba per favorito. L’esito delle urne pare aver riflesso una certa delusione per il modo grigio con cui quest’ultimo ha ricoperto, dal febbraio 2010, l’incarico di Primo ministro. In precedenza, come ministro degli Esteri, aveva tuttavia raccolto consensi e – nel limite della sua posizione di non riconosciuta legittimità – apprezzamento da esponenti della comunità internazionale per la sua moderazione e per la sua vocazione all’apertura verso vari interlocutori.

Le elezioni hanno concluso una campagna elettorale competitiva e corretta, come i candidati si erano impegnati che fosse con un patto siglato a fine luglio su iniziativa di Khajimba. Solo nel giorno delle elezioni, a Sukhumi si è notato un certo numero di uomini delle forze speciali, gli speznas, schierati a scopo preventivo. Un paio di episodi hanno però oscurato questo quadro idilliaco, riportando a galla il volto meno rassicurante della “repubblica”. Il comitato di sostenitori di Shamba ha trasmesso in piazza pubblica un documentario in cui si accusava Ankvab di essere stato un traditore collaborazionista delle milizie georgiane all’epoca della guerra di Abkhazia 1992-1994. E’ seguita una riunione a porte chiuse con lo scopo di evitare uno scenario paragonabile a quanto accaduto in occasione delle presidenziali del 2004, quando l’esito elettorale rischiò di innescare la miccia degli scontri interni. Shamba è invece rimasto coinvolto in un piccolo incidente, su cui qualcuno ha espresso qualche dubbio.

Cosa aspettarsi dal nuovo presidente?

Sukhumi, il lungomare (Foto john, Flickr)

Sukhumi, il lungomare (Foto john, Flickr)

Il 29 giugno scorso, l’agenzia russa RBK ha pubblicato un’intervista con Aleksandr Ankvab intitolata: “All’Abkhazia servono un ordine alla tedesca e miliardi di rubli ”. Ankvab parlava da presidente ad interim, nel giorno in cui l’iniziativa popolare che lo sosteneva ne sottoponeva la candidatura alla commissione elettorale. Da molti era già considerato un papabile presidente. L’intervista rispecchia, in prima bozza, il programma elettorale con cui ha prevalso sui suoi competitori. L’“ordine alla tedesca” e i “miliardi di rubli” di cui avrebbe bisogno l’Abkhazia richiamano la dolorosa memoria di una guerra i cui effetti – come ha detto il neo presidente – sono quotidianamente sotto gli occhi di tutti, e si riferiscono inoltre agli “incidenti” in cui spesso rimangono coinvolti gli uomini politici in Abkhazia. Ankvab stesso è stato vittima di diversi attentati, di cui l’ultimo nel settembre scorso.

Numerosissimi sono i problemi che il neo presidente dovrà affrontare. 58.657 elettori che lo hanno votato da non deludere, 22.456 (per Shamba) + 21.177 (per Khajimba) da conquistare, l’eredità psicologica del presidente dell’Indipendenza con cui confrontarsi, per un politico eletto nel giorno in cui si commemora il primo riconoscimento, da parte della Russia, nel 2008.

In questo contesto s’incastonano l’esperienza politica e la personalità di Ankvab, che ha cominciato la propria carriera nelle istituzioni sovietiche e che nell’Abkhazia indipendente è stato Primo ministro, predecessore di Shamba, e vice presidente. Ankvab ha giocato la carta della fermezza, la stessa con cui, in un’intervista, ha parlato di uno dei temi caldi del dibattito in Abkhazia: il possesso e la vendita dei beni immobili a cittadini stranieri, modo elegante con cui si indicano i compratori russi: […] bisogna decidere in modo coraggioso, fermo e assolutamente in base a quanto necessario al Paese. In un regime di restrizioni importanti per i potenziali compratori, ma in condizione di assoluta uguaglianza con i cittadini dell’Abkhazia, credo che non ci possa essere danno per lo Stato, ma vantaggio per ravvivare la vita economica del Paese”. Proprio le sue posizioni sulle vendite ai russi, si dice, fossero state alla base dell’attentato di settembre.

Le reazioni di Mosca

13:10 del 27 agosto: i dati che circolano sui risultati elettorali non sono ancora ufficiali, il Comitato Elettorale Centrale non li ha ancora confermati. Ciononostante, il presidente russo Dmitry Medvedev già telefona per felicitarsi con il vincitore. Alle 19:20 l’agenzia di stampa abkhaza pubblica la lettera di complimenti in cui Medvedev ribadisce che l’Abkhazia “come in precedenza, può far conto sul profondo e globale supporto della Federazione Russa ”. Avendo operato soprattutto in incarichi importanti sul fronte della politica interna, Ankvab conosce e interagisce intensamente con la presenza russa sul territorio, a differenza di Shamba, ad esempio, che si è interrelato maggiormente anche con attori terzi. Ankvab, tuttavia, non è stato il “candidato di Mosca”. Quest’ultima ha mantenuto un profilo più defilato che in passato, ben sapendo che nessuno dei candidati metteva in forse la partnership strategica. Ma la reazione di Medvedev fa intuire che il risultato è stato ben accolto. Diverse sono le questioni aperte fra Mosca e Sukhumi, dallo sfruttamento petrolifero delle risorse off shore abkhaze, agli investimenti e la questione immobiliare. Ankvab non sarà necessariamente una controparte docile per Mosca, ma affidabile. E d’altro canto, in un panorama politico in cui prevale una certa competizione, dovendo prestare sempre un orecchio al proprio elettorato, nessun candidato sarebbe forse stato solo e palesemente un esecutore degli interessi russi.

I rapporti con Tbilisi

Non c’è alcun riconoscimento del ruolo istituzionale di Ankvab da parte della comunità internazionale e da parte di Tbilisi, dove le elezioni in Abkhazia sono – ovviamente – considerate illegittime. Rispetto ai rapporti con lo Stato georgiano, e sui negoziati di Ginevra, come lui stesso li ha descritti, il neo-eletto presidente ha dichiarato: “Non legherò le nostre relazioni con la Georgia all’abbandono o al non abbandono della presidenza da parte di Mikhail Saakashvili. Ciò che è importante è quale sarà la politica che esprimerà lo Stato. Noi siamo pronti anche adesso a firmare con la Georgia un accordo di pace, di non ricorso all’uso della forza. Questo è il nostro compito principale, vogliamo vivere in pace e in condizione di buon vicinato. Non abbiamo scopi aggressivi e vogliamo in qualche modo metterci al sicuro e garantire una vita normale ai nostri cittadini, in primis di quelli che vivono nella provincia di confine di Gali […] Che contatti abbiamo con la Georgia? E’ rientrata da poco la nostra rappresentanza dalla sessione di Ginevra, e non starò qui a dire che ci siamo mossi in qualche direzione, ma c’è un dialogo. Per noi Ginevra ha importanza, perché è la piazza da cui ci affacciamo sul mondo esterno. Sia pure una via d’uscita non efficace, ma è comunque un luogo in cui possiamo esprimere la nostra opinione.”

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