Un esercito unico per un paese diviso
La Bosnia trova finalmente un accordo per la creazione di un esercito unico. Un passo in avanti davvero importante che avvicina il paese alla normalizzazione, sebbene manchino ancora le importanti riforme della Polizia e del sistema radiotelevisivo pubblico.
Di Mirna Skrbic, da Transitions Online , 25 luglio 2005, (tit. orig.: "A unified army for a divided country"
Traduzione per Osservatorio sui Balcani di: Letizia Gambini
SARAJEVO, Bosnia Erzegovina – Le prospettive per la Bosnia di entrare a far parte sia dell’Unione Europea che della NATO non sembrano aver fatto molti progressi in questo ultimo anno, ma il paese ha adesso fatto un decisivo passo in avanti adeguandosi agli standard richiesti per entrare nell’Alleanza per la Pace della NATO (Partnership for Peace – PfP).
Trascurata dai media, la Commissione per la Riforma della Difesa del paese ha firmato due importanti proposte di legge il 18 luglio. Se accettate sia dal Parlamento Bosniaco che dai parlamenti delle due entità che costituiscono la Bosnia, prevedono la chiusura dei due ministeri della difesa delle due entità, creando un esercito professionale e multietnico, e soddisfando gli obblighi richiesti alla Bosnia per l’entrata nel PfP.
Le due leggi prevedono inoltre la fine della coscrizione universale obbligatoria e ridimensionerebbero l’esercito.
Un nuovo sistema di difesa
La nuova catena di comando comincerebbe dalla Presidenza tripartita della Bosnia per continuare con il Ministero della Difesa dello stato e il capo del governo congiunto giù in fondo fino ai comandi subordinati operativi di supporto. Il comando operativo consisterebbe in tre brigate multietniche probabilmente basate a Banja Luka, Mostar e Tuzla. Queste tre brigate consisterebbero in battaglioni formati dai reggimenti esistenti che manterranno le tradizioni delle tre maggiori avversarie nel conflitto del 1992-1995: il Corpo di Difesa Croato (HVO), l’Esercito della Repubblica di Bosnia Erzegovina (ARBiH) e l’Esercito della Republika Srpska (VRS).
L’unificazione di questi tre elementi è stata fino ad ora un ostacolo ad ulteriori progetti di integrazione, ma sembra che si sia trovato un compromesso accettabile da tutte le parti.
Ai reggimenti non sarebbe garantita autonomia operativa e amministrativa, ma i loro soldati continuerebbero ad indossare il distintivo dell’esercito della propria etnia su una manica e l’emblema Bosniaco sull’altra.
Il Ministro della Difesa Bosniaco e co-direttore della Commissione per la Riforma della Difesa, Nikola Radovanovic, ha dichiarato in una conferenza stampa a seguito della firma dei due progetti di legge che le spese per la difesa sono scese al 55% dal 2002. Ma ha anche sottolineato il fatto che ci sarà bisogno di una rinnovata allocazione stabile delle risorse da parte del Parlamento per poter portare avanti le riforme nei prossimi quattro anni.
Ha affermato inoltre che la fusione dei Ministeri delle due entità, dei tre comandi militari e dei tre eserciti etnici in una forza unica è un processo complesso, e ha anche annunciato la creazione di una squadra di esperti locali ed internazionali per amministrare e monitorare la transizione. L’attuale forza è costituita da 12.000 soldati di professione, che verranno ridotti a circa 9.000/10.000, mentre circa 1.300 impiegati dei Ministeri della Difesa delle entità saranno licenziati.
Il co-direttore della Commissione, Raffi Gregorian, ha suggerito durante la stessa conferenza stampa, che il Parlamento dovrebbe approvare le leggi in agosto o settembre al massimo, poichè la creazione di un singolo Ministero della Difesa è previsto per la fine del 2005.
L’alto rappresentante della comunità internazionale, Lord Paddy Ashdown, ha accolto positivamente l’annuncio e ha detto che sarebbe una tragedia, un crimine addirittura, se qualcuno nel Parlamento Bosniaco facesse pressioni per rallentare l’adozione di queste leggi. Ha dichiarato che una volta adottata la riforma della difesa, le uniche leggi mancanti per poter avviare i negoziati su un accordo di stabilizzazione con l’Unione Europea rimarebbero quelle riguardanti la riforma del servizio televisivo pubblico e la riforma della polizia.
Ashdown ha definito quest’ultimo accordo uno delle pietre miliari per il paese dagli Accordi di Dayton del 1995, ma ha anche ricordato ai Bosniaci che l’altro standard della PfP che rimarrebbe ancora non raggiunto è quello di una completa collaborazione con il Tribunale Internazionale per i Crimini di Guerra nella Ex Jugoslavia (ICTY).
La Bosnia non ha soddisfatto questa richiesta nel dicembre 2004, a causa dell’ostruzionismo della Republika Srpska. (Il 25 luglio è stato il 10 anniversario della prima accusa contro i due uomini più ricercati della Ex Jugoslavia, l’ex Presidente della Republika Srpska Radovan Karadzic e il comandante dell’esercito Ratko Mladic.)
L’analista militare Neven Kazazovic ha dichiarato che le poposte di legge sulla difesa concluderebbero la seconda fase della riforma. "Naturalmente, queste leggi dovranno passare al vaglio sia del Parlamento Bosniaco che dei Parlamenti delle due entità. Ma in confronto con la prima fase della riforma, questa soluzione presenta meno clausole radicali," afferma.
"Nella prima fase della riforma, c’erano due catene di comando. La prima partiva dalla Presidenza, passando per il comando congiunto e arrivando poi al comando operativo delle unità subordinare di entrambe le entità," spiega. "La forza militare consisteva praticamente in due diverse formazioni militari. La seconda linea amministrativa di comando esisteva a livello di entità. I Ministri della Difesa delle entità erano responsabili della logistica e dell’addestramento," cosa che verrebbe adesso ottimizzata e resa più snella dalla presenza di un’unica catena di comando.
Karazovic ha inoltre sottolineato il fatto che questa seconda fase della riforma della difesa rafforzerà il controllo democratico sul sistema difensivo del paese, in quanto il Parlamento aquisterà un ruolo chiave. Sebbene la Presidenza e il Ministero della Difesa siano in cima alla catena, è richiesta anche l’approvazione del Parlamento per tutte le importanti decisioni riguardanti la sfera militare.
La Nato garante della sicurezza
Il rappresentanto del Ministro della Difesa della Bosnia, Enes Necirbasic, ha detto che l’amministrazione Bosniaca sta da qualche tempo conducendo dei colloqui sulla possibile entrata del paese nella NATO con dei rappresentanti dell’UE. La Bosnia ha perciò ricevuto dei chiari messaggi riguardanti i requisiti di cui ha bisogno per diventare un membro della PfP.
Ha dichiarato che il Ministero della Difesa ha fatto tutto il lavoro tecnico sulla riforma della difesa e che sicuramente da quel punto di vista, anche l’entrata a far parte della NATO sarebbe vicina una volta ottenuti anche i requisiti politici – l’arresto dei sospetti criminale di guerra.
Un aspetto importante dell’essere membri della NATO è l’ombrello di sicurezza che c’è sui suoi membri, ha affermato Becirbasic, un punto sottolineato anche da Kazazovic. "Così non potrebbe accadere di nuovo quello che è successo la guerra del 1992-1995," sostiene Kazazovic, che ha anche sottolineato il fatto che la Croazia, già membro del PfP e la Serbia e Montenegro, aspirante membro, stanno attuando simili riforme della difesa.
Ostacoli all’orizzonte?
Mentre l’ultimo compromesso potrebbe offrire delle ragioni per essere ottimisti, alcuni partiti della Republika Srpska hanno già dimostrato la loro disapprovazione.
Secondo l’agenzia di stampa Fena, il Partito Radicale Serbo ha annunciato il 24 luglio di aver chiesto ai suoi parlamentari di votare contro la proposta di trasferimento di autorità dalle entità ad un livello nazionale in nessun campo. Questo includerebbe sia la riforma della difesa che quella della polizia. I Radicali hanno anche dichiarato di essere insoddisfatti del lavoro dei rappresentanti Serbi nelle istituzioni congiunte della Serbia e ha chiesto a Borislav Paravac, membro serbo della Presidenza, di monitorare più da vicino le loro attività.
I rappresentanti del Partito per il Processo Democratico del Ministro degli Esteri Bosniaco Mladen Ivanic hanno definito le leggi meno favorevoli all’entità serba di quelle precedenti.
Gli osservatori non sono del tutto sorpresi della resistenza alla riforma della difesa, specialmente da parte dei partiti serbi, considerando il fatto che il processo include delle modifiche alle costituzioni delle entità. I partiti serbi hanno anche rifutato la riforma della polizia per paura che la Republika Srpska potesse perdere autorità a seguito della chiusura del suo Ministero dell’Interno.
Ma Kazazovic è fiducioso, pensa che queste ostacoli verranno abbattuti, "perchè deve essere così."
Becirbasic ha dichiarato che è difficile prevedere se la riforma della difesa sarà effettivamente adottata, ma spera che tutti i partiti siano disposti a realizzare le riforme necessarie.
"Questa riforma della difesa è stata disegnata per assicurarsi che nessuno sia favorito nè punito… Abbiamo tutti fatto dei passi indietro rispetto alle nostre richieste iniziali a proposito di questa riforma, e questa dovrebbe essere la ragione per poter dire, ‘Non distruggiamo il nostro programma congiunto’."
Ma nonostante i progressi raggiunti, appare comunque difficile che la Bosnia possa cominciare le trattative per entrare nella PfP e nella SAA prima di novembre, a dieci anni dagli accordi di pace di Dayton.
L’Alto Rappresentante Ashdown e il Primo Ministro Adnan Terzic hanno invitato i partiti locali a ricominciare le trattative sulla riforma della polizia che sono crollate a seguito delle pressioni dei partiti serbi. La riforma del sistema radiotelevisivo pubblico è uno degli altri standard richiesti per la SAA e un altro tema caldo nella fratturata sfera politica Bosniaca. E mentre queste due riforme sembravano meno complicate che quella della difesa, è proprio qui che si sono raggiunti i migliori risultati – con le proposte di legge che verranno discusse in Parlamento.