Un caffé a Odžak

I leader dei tre principali partiti serbo, croato e bosgnacco si sono incontrati a Odžak per discutere del processo di riforma costituzionale e del prossimo censimento della Bosnia Erzegovina. Una dichiarazione di intenti comune fa ripartire un dialogo bloccato da oltre un anno. Le reazioni

18/11/2008, Gordana Katana - Banja Luka

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Il leader dell’Unione dei socialdemocratici indipendenti (SNSD) Milorad Dodik, insieme al leader del Partito di Azione democratica (SDA) Sulejman Tihić e a quello dell’Unione democratica croata di Bosnia Erzegovina (HDZ BiH) Dragan Čović, hanno raggiunto l’otto novembre scorso un accordo sulle riforme costituzionali in Bosnia Erzegovina.

Nella dichiarazione congiunta dopo l’incontro tenutosi a Odžak (un piccolo comune nella Posavina), i tre leader hanno comunicato che le riforme costituzionali dovrebbero riguardare l’allineamento della Costituzione della Bosnia Erzegovina alla Convenzione europea sui diritti umani e le libertà fondamentali, le competenze dello Stato, il funzionamento delle istituzioni nel Paese e l’organizzazione territoriale, in particolare dei livelli di autorità intermedi.

Dodik, Tihić e Čović concordano sul fatto che la Costituzione della Bosnia Erzegovina debba cambiare tramite emendamenti alla legge che già esiste, e che in questo processo ci si avvalga dell’aiuto tecnico delle istituzioni internazionali. I tre leader, inoltre, hanno convenuto sul fatto che la questione dei beni dello Stato dovrà essere risolta in modo che nella proprietà statale vengano registrati i beni immobili necessari per l’attività delle istituzioni statali, compresi i «beni mobili e immobili dell’esercito».

Dodik, Tihić e Čović si sono accordati a che il censimento della popolazione si tenga nel prossimo 2011, in seguito all’approvazione della Legge sul censimento della popolazione della Bosnia Erzegovina. I tre leader hanno fatto sapere che il censimento dovrebbe contenere indicazioni sulla nazionalità, lingua e religione, ma fino al 2014 si dovrà fare riferimento a quello del 1991 per la rappresentanza nazionale presso le istituzioni statali.

Dopo un anno di dialogo bloccato, i colloqui sulle riforme sono così ripartiti da quel punto morto in cui erano rimasti.

Dai colloqui di Odžak sono stati esclusi gli altri tre leader della coalizione di governo: Haris Silajdžić (Partito per la Bosnia Erzegovina), Božo Ljubić (HDZ 1990) e Mladen Ivanić (Partito per il progresso democratico, PDP). Proprio la loro assenza ha aperto la strada ad una serie di controversie e di commenti nel mondo politico bosniaco, ed in particolare ha condotto ad un serio inasprimento dei rapporti tra i principali partiti bosgnacchi, l’SDA e il Partito per la BiH.

Il presidente del Partito per la BiH, Haris Silajdžić, ha dichiarato che dei 4 punti dell’accordo raggiunto tra i leader di SNSD, SDA e HDZ BiH, per il suo partito è accettabile solamente quello relativo alla risoluzione dello status del distretto di Brčko a livello di Parlamento della BiH. A suo avviso gli altri punti rappresentano "il più grossolano attacco all’integrità e alla competenza costituzionale della Bosnia Erzegovina, un netto rifiuto delle raccomandazioni e delle posizioni delle istituzioni europee sulla riforma costituzionale e un’umiliazione per tutti, in particolare per le vittime bosgnacche e croate in BiH".

Silajdžić ha sottolineato che il recente incontro del presidente dell’SDA e dell’HDZ BiH con Dodik costituisce "la capitolazione politica e morale degli autoproclamati rappresentanti del popolo bosgnacco e croato davanti alla richiesta di una politica che non nasconde i suoi scopi ultimi – la distruzione della Bosnia Erzegovina".

Il leader SDA Sulejman Tihić ha invece commentato che l’accordo di Odžak non rappresenta alcuna capitolazione; per questo ha invitato anche tutti gli altri partiti politici e i loro leader in BiH ad accettare il dialogo sulle riforme avviate, e a porre fine al blocco imposto da diversi mesi ai lavori delle autorità. "Lavoriamo insieme e partecipiamo alla costruzione di soluzioni concrete. Con delle soluzioni concrete si può fare ancora molto, si possono fare miglioramenti. Lavoriamo insieme alla riforma costituzionale, utilizziamo tutto il nostro sapere e le nostre forze in questa direzione, e non verso il conflitto. Credo che i cittadini della Bosnia Erzegovina ne abbiano abbastanza di conflitti e divisioni. Questa è la via d’uscita da questa situazione di scontri e separazioni", ha dichiarato Tihić.

Un messaggio simile è arrivato dall’HDZ BiH. Anche se si è sprecato molto tempo in incomprensioni e litigi, la Bosnia Erzegovina non ha perso l’occasione di avvicinarsi al resto d’Europa, ha infatti affermato il parlamentare dell’HDZ Velimir Jukić, che ha aggiunto che anche gli attuali Stati membri dell’Ue un tempo hanno avuto problemi simili: "Si deve continuare a lavorare, avere contatti e dialoghi più frequenti e, spero, più fruttuosi, così che allora, ne sono sicuro, andremo avanti in modo facile e più rapido. Io sostengo che il problema esiste se non dialoghiamo, in particolare se non lo si fa ai livelli più alti".

La tensione tra i partiti bosgnacchi non è tuttavia diminuita, come testimonia la dichiarazione del presidente del Partito per la BiH, Beriz Belkić: "Ebbro del desiderio di annullare i risultati elettorali del 2006, Sulejman Tihić questa volta è andato troppo in là, dimostrandosi pronto a cedere a tutti i ricatti, a pagare qualsiasi prezzo e ad accettare ogni umiliazione, e tutto a spese dei cittadini della BiH".

Sulejman Tihić ha ricordato come i conflitti tra SDA e Partito per la BiH esistano da tempo, da quando il Partito per la BiH si è rifiutato di sostenere il cosiddetto "pacchetto di aprile" sulle riforme costituzionali. Da allora i due maggiori partiti bosgnacchi si sono divisi anche su altre questioni, ha spiegato Tihić: "Esistono differenze anche sui partner strategici per la costruzione di progetti energetici, perché noi vogliamo che questi partner siano stabiliti sulla base di un appalto pubblico a livello internazionale, e non di alcuni gruppi di interesse amicali o stranieri. Tra di noi ci sono state divergenze anche riguardo alla riforma della polizia. Il Partito per la BiH ha demolito la riforma costituzionale per accettare, infine, una riforma della polizia che legalizza in pieno la polizia della Republika Srpska. Questi sono atteggiamenti incomprensibili, che indicano una non conoscenza dei fatti e della situazione. Se poi qualcun altro fa qualcosa a loro non va bene, ma resta il fatto che non sono comunque in grado di farlo".

Parte dei politici bosniaci ha accolto l’accordo di Odžak con un certo scetticismo, chiedendosi se non si tratti anche questa volta dell’ennesimo pezzo di carta che alla fine resterà tale. Al contempo è stato espresso anche il timore che l’accordo raggiunto non derivi dal desiderio di avviare un dialogo, ma piuttosto da un tentativo di evitare le sanzioni della comunità internazionale verso quelle strutture politiche che spingono ogni giorno la Bosnia Erzegovina sempre più lontano dall’integrazione europea.

I socialdemocratici (SDP BiH) hanno commentato che i leader di SNSD, SDA e HDZ BiH, Milorad Dodik, Sulejman Tihić e Dragan Čović, hanno firmato a Odžak "l’ennesimo documento vuoto". Il portavoce dell’SDP, Damir Mašić, ha affermato che nel partito non sono sicuri che il documento firmato porterà ad un qualche cambiamento positivo e che "non vincola nessuno". Stando alle sue parole, l’SDP BiH si chiarirà sull’accordo appena questo entrerà nella procedura parlamentare.

Il Partito democratico serbo (SDS) afferma in una nota che ogni dialogo che può portare alla soluzione dei problemi in BiH è il benvenuto, e che spera che l’accordo dei tre leader "non sia solo per salvarsi la pelle prima della sessione del Consiglio per l’implementazione della pace (PIC), ma sia frutto di un sincero desiderio di disponibilità al compromesso e a ritrovare la strada per uscire dalla crisi".

L’SDS si aspetta che il leader dell’SNSD, Milorad Dodik, chiarisca all’opinione pubblica l’accordo che è stato raggiunto a Odžak il cui oggetto, tra l’altro, dovrebbe essere anche l’organizzazione territoriale del livello di autorità intermedio. L’SDS vuole che il presidente della Republika Srpska (RS) Rajko Kuzmanović proponga al Parlamento della RS una piattaforma sulle basi possibili per i colloqui sulla riforma della Costituzione, oltre che sulla tutela degli interessi della RS in questi colloqui.

L’avvio di un dialogo sulla soluzione delle questioni chiave per la BiH è stato accolto con soddisfazione dalla comunità internazionale.

L’Alto Rappresentante e inviato speciale dell’UE, Miroslav Lajčak, ha valutato positivamente l’accordo tra i leader di SNSD, SDA e HDZ BiH sui punti di riforma, considerando che questo potrebbe risolvere questioni chiave per il progresso della Bosnia Erzegovina e accelerare il suo cammino europeo. Lajčak ha invitato i parlamentari bosniaci a raggiungere un accordo sulla futura costruzione del Paese. Questo, secondo l’Alto Rappresentante, toglierà di mezzo gli ostacoli principali ed eviterà di indugiare nel processo d’integrazione.

Lajčak ha valutato l’accordo dei tre leader politici Dodik, Tihić e Čović come un segnale positivo, ma tali accordi devono ottenere la maggioranza in Parlamento. "Personalmente non mi è mai difficile sostenere un accordo tra i leader politici locali. Credo che sia molto meglio delle visioni proposte da noi a cui i leader locali si oppongono, ognuno per la propria posizione, così che per noi non c’è alcun problema nel sostenere questo accordo. Tuttavia, ovviamente, questo deve essere votato in Parlamento, vale a dire deve avere il sostegno della maggioranza", ha affermato Lajčak.

Il direttore della Direzione per l’allargamento della Commissione europea, Pjer Mirel, ha affermato che, in qualsiasi Stato, solo un ampio consenso politico può garantire il successo nel processo di integrazione europea: "La mancanza di intesa sulle questioni fondamentali è ancora una questione aperta. Per questo non sono state fatte ulteriori riforme e per questo il nostro report sui progressi fatti finora riporta, per così dire, un’immagine molto varia sull’avanzamento. Questo – la preoccupazione per l’assenza di riforme e di intesa politica – è stato sottolineato anche dal Consiglio a Bruxelles. Il Consiglio ha espresso la speranza che l’accordo raggiunto tra i tre principali partiti politici e i rispettivi leader possa aprire la strada ad un’ulteriore intesa e ad altre riforme. Tutti i sondaggi dicono che i cittadini vogliono entrare in Unione Europea. Anche i politici hanno dichiarato di avere lo stesso desiderio, ma la loro azione non ha portato il Paese a fare passi avanti verso l’Ue, e questo deve cambiare", ha sottolineato Mirel.

L’accordo di Odžak dovrebbe trovare nei prossimi giorni sostegno in Parlamento. Senza il sostegno della Camera, il documento resterà solamente lettera morta. Da SNSD e SDA arrivano segnali positivi secondo cui, sulla questione della divisione dei beni statali e del censimento, sarà garantita la maggioranza parlamentare. Lente restano anche le procedure per gli altri cambiamenti costituzionali, che necessitano del sostegno dei 2/3 dei parlamentari. Se questo verrà raggiunto lo si saprà solo all’inizio del prossimo anno.

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