Ue: verso un pilastro europeo dei diritti sociali

Una carta per rafforzare la dimensione sociale dell’Unione. L’importante documento è stato approvato recentemente dalla Commissione e presentato al Parlamento europeo e ci si auspica una sua adozione entro il 2017

24/05/2017, Sara Gradilone -

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Strasburgo, sessione plenaria del Parlamento europeo

La mordente crisi economica degli ultimi anni ha alimentato le critiche nei confronti dell’Unione europea, accusata sempre più spesso di essere l’Europa delle banche e non dei popoli, troppo concentrata sulla dimensione finanziaria e poco attenta ai bisogni dei propri cittadini.

A fronte di ciò, le istituzioni europee hanno provato ad elaborare delle strategie per rafforzare la dimensione sociale dell’Unione, in modo da spingere i paesi UE a sviluppare un’economia di mercato che sia sì fortemente competitiva, ma che nel contempo sia anche capace di garantire piena occupazione e progresso sociale.

Tra le varie iniziative intraprese, particolarmente degna di nota è quella relativa alla creazione di un Pilastro europeo dei diritti sociali, che oggi pare essere vicina a divenire una realtà. Il 26 aprile scorso, infatti, il Parlamento europeo riunito in sessione plenaria ha approvato la proposta di istituzione di un Pilastro europeo dei diritti sociali presentata dalla Commissione europea.

Nei mesi a venire, il Parlamento si confronterà con la Commissione e con il Consiglio al fine di proporre integrazioni e migliorie al Pilastro, la cui versione definitiva sarà proclamata congiuntamente dalle tre istituzioni in occasione del Social Summit che si terrà in Svezia il prossimo 17 novembre.

Di che si tratta

Ma cos’è di preciso il Pilastro europeo dei diritti sociali? Si tratta di un insieme di principi e diritti fondamentali in materia di:

1) pari opportunità e accesso al mercato del lavoro (istruzione, formazione e apprendimento permanente; parità di genere; pari opportunità; sostegno attivo all’occupazione);

2) condizioni di lavoro eque (occupazione flessibile e sicura; retribuzioni; informazioni sulle condizioni di lavoro e sulla protezione in caso di licenziamento; dialogo sociale e coinvolgimento dei lavoratori; equilibrio tra attività professionale e vita familiare; ambiente di lavoro sano, sicuro e adeguato e protezione dei dati);

3) protezione e inclusione sociali (assistenza all’infanzia e sostegno ai minori; protezione sociale; prestazioni di disoccupazione; reddito minimo; reddito e pensioni di vecchiaia; assistenza sanitaria; inclusione delle persone con disabilità; assistenza a lungo termine; alloggi e assistenza per i senzatetto; accesso ai servizi essenziali).

L’obiettivo del Pilastro non è stabilire principi e diritti nuovi, ma aggiornare ed integrare quelli già presenti nell’acquis dell’UE e nelle normative internazionali, tenendo conto della profonda evoluzione determinatasi nel mondo del lavoro e nella società europea in epoca recente.

Per quel che concerne il suo valore giuridico, il documento è concepito per fungere da quadro di riferimento per gli stati dell’UE, affinché questi ultimi – traendo ispirazione dai principi e dai diritti in esso contenuti – intraprendano a livello nazionale riforme legislative che conducano le loro economie a convergere verso migliori condizioni di vita e di lavoro per gli individui.

Il Pilastro si rivolge in primo luogo agli stati dell’area euro ma è applicabile anche agli altri paesi UE che vogliano aderirvi.

Come ci si è arrivati

Il percorso che ha condotto lo scorso aprile all’approvazione del testo del Pilastro europeo dei diritti sociali parte da lontano.

Sin dal suo insediamento nel 2014, l’attuale Commissione europea aveva sottolineato la necessità di rendere l’Europa più sociale e, già nel settembre 2015, il Presidente Jean-Claude Juncker aveva auspicato che ciò si traducesse nella creazione di un Pilastro europeo dei diritti sociali.

A partire da allora, la Commissione ha collaborato attivamente con gli stati membri, le altre istituzioni dell’UE, le parti sociali, la società civile e i cittadini per definire i contenuti del Pilastro: nel marzo 2016, ha presentato una prima bozza del testo ed ha avviato una consultazione pubblica sul tema, che si è conclusa nel gennaio 2017; pochi giorni or sono, proprio in base ai contributi ricevuti durante la consultazione, la Commissione ha presentato al Parlamento europeo la sua proposta di Pilastro europeo dei diritti sociali.

Ulteriori iniziative

Per far sì che i principi e i diritti enunciati nel Pilastro europeo dei diritti sociali trovino effettiva realizzazione, l’adozione del documento dovrà essere necessariamente accompagnata da ulteriori iniziative, legislative e non, di cui alcuni esempi concreti sono stati illustrati durante la sessione plenaria del Parlamento Europeo dalla Commissaria per l’Occupazione, gli affari sociali, le competenze e la mobilità dei lavoratori Marianne Thyssen.

Innanzitutto, verrà istituito un meccanismo di monitoraggio, il Quadro di valutazione della situazione sociale, che misurerà i progressi compiuti dagli stati membri nell’attuazione del Pilastro.

In secondo luogo, il Pilastro ispirerà le attività condotte nel contesto del Semestre europeo, ossia il periodo dell’anno (i primi 6 mesi, da gennaio a giugno) in cui l’UE fornisce indicazioni ai paesi membri affinché elaborino le rispettive politiche economiche, di bilancio e di occupazione nella maniera più uniforme possibile.

Inoltre, saranno i fondi europei, soprattutto il Fondo sociale europeo, a garantire il sostegno finanziario per realizzare numerosi aspetti fondamentali del Pilastro.

Tra le proposte legislative, si segnala l’intenzione di adottare una direttiva volta a rafforzare l’equilibrio tra attività professionale e vita familiare, che stabilisca standard minimi nuovi – o comunque più elevati di quelli esistenti – per il congedo parentale in generale e per quello di paternità in particolare.

La Commissione intende poi proseguire le consultazioni con le parti sociali sia per ammodernare le norme sui contratti di lavoro – al fine di riconoscere garanzie minime a tutti i lavoratori, compresi quelli che occupano posizioni di lavoro atipico – sia per definire possibili nuove norme in materia di accesso alla protezione sociale.

Contributo del PE

Tra i soggetti che hanno lavorato con la Commissione all’elaborazione del testo del Pilastro e delle iniziative ad esso collegate, particolarmente significativo è stato il contributo del Parlamento europeo, che lo scorso gennaio ha adottato in seduta plenaria una risoluzione con cui ha fornito alla Commissione numerosi suggerimenti, atti a rendere le azioni dell’UE in campo sociale innovative ed avanzate, in linea con gli sviluppi dei nostri tempi.

Ad esempio, gli eurodeputati hanno sottolineato l’urgenza di garantire i diritti di tutti i lavoratori, indipendentemente dal tipo di occupazione o di contratto, tutelando anche le forme di occupazione di ultima generazione, come i lavori su richiesta (on demand) o i lavori interinali mediante piattaforme digitali. A dire il vero, il PE ha raccomandato di eliminare il ricorso a tipologie contrattuali fortemente atipiche (come nel caso dei contratti a zero ore) o quantomeno di limitarne il più possibile l’utilizzo (come nel caso del lavoro su richiesta).

I parlamentari hanno inoltre messo in luce l’estrema importanza di assicurare condizioni di lavoro dignitose per i tirocini, gli apprendistati e gli stage, ivi compresa una retribuzione adeguata.

I deputati hanno poi evidenziato la necessità di affrontare il lavoro sommerso, proponendo a tal fine l’introduzione di una Carta di sicurezza sociale europea, che dovrebbe permettere a tutti i lavoratori di tenere traccia dei loro contributi, ovunque essi siano stati accumulati all’interno del mercato unico.

Infine, il Parlamento non ha mancato di rammentare alla Commissione che, per garantire credibilità al Pilastro europeo dei diritti sociali, esso dovrà essere definitivamente approvato e reso operativo entro il 2017 e non oltre.

Come risulta da quanto affermato sino ad ora, alcune delle raccomandazioni del PE sono state già accolte dalla Commissione, altre non ancora. Ma questo è comprensibile, perché la piena messa in opera dei principi e dei diritti contenuti nel Pilastro non può che essere un processo graduale, destinato ad arricchirsi nel tempo attraverso nuove proposte. Si attende dunque che la Commissione intraprenda nel prossimo futuro ulteriori iniziative che permettano al Pilastro di trovare concreta realizzazione, anche perché il documento in sé e per sé ha un valore esortativo.

In ogni caso, nonostante il suo carattere non vincolante, l’adozione del Pilastro rappresenta simbolicamente un passaggio importantissimo per stimolare negli stati europei quella modernizzazione delle loro politiche di occupazione e di welfare di cui c’è un assoluto bisogno. Infatti – sebbene i sistemi di protezione sociale dei paesi UE siano tra i più avanzati al mondo – oggi tali sistemi vanno aggiornati alla luce dell’evolversi della società, altrimenti rischiano di tramutarsi in un privilegio per pochi, da cui numerose fasce della popolazione – in particolare i giovani – sono destinati a rimanere totalmente esclusi.

Diritti sociali e antidiscriminazione

La non discriminazione è una delle idee fondanti alla base del Pilastro europeo dei diritti sociali. Per saperne di più su come si sono evolute le politiche europee antidiscriminazione e che impatto hanno esplora il nostro corso online  "Il Parlamento dei diritti"

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