UE e litio in Serbia, interessi economici prima dei diritti

La Commissione UE ha incluso la miniera di litio di Jadar in Serbia tra i progetti strategici sulle materie prime critiche situati fuori dall’Unione. Per l’eurodeputato Vladimir Prebiličsi “un messaggio preoccupante: interessi economici e geopolitici prevalgono sui diritti dei cittadini"

05/06/2025, Federico Baccini - Bruxelles

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Belgrado, Serbia, durante una protesta contro la miniera di litio - © Dario Valjan/Shutterstock

Non sono bastati mesi di proteste popolari, che hanno incrociato le rivendicazioni ambientaliste con le pressanti richieste degli studenti serbi sul rispetto dei principi dello Stato di diritto. L’Unione europea ha messo il timbro sul progetto di estrazione del litio nella miniera di Jadar, nella Serbia occidentale, classificandolo come "progetto strategico" nel campo delle materie prime critiche.

L’elenco dei 13 progetti strategici situati al di fuori del territorio dell’UE  è stato pubblicato dalla Commissione europea lo scorso 4 giugno, come decisione attuativa del Regolamento europeo sulle materie prime critiche del 2024. Insieme a 47 progetti all’interno dell’UE, questa iniziativa di supporto a operazioni in Paesi extra-UE — europei e non — ha l’obiettivo di rafforzare la competitività dell’industria europea in settori come la mobilità elettrica, le energie rinnovabili, la difesa e l’aerospaziale.

I progetti strategici sulle materie prime critiche

Tutti i 13 progetti strategici selezionati riceveranno un sostegno coordinato da parte della Commissione europea, degli Stati membri dell’UE e delle istituzioni finanziarie, compreso l’aiuto per l’accesso ai finanziamenti. L’investimento totale stimato per renderli operativi è pari a 5,5 miliardi di euro.

La Commissione si è anche impegnata a "rafforzare la cooperazione" con i Paesi terzi coinvolti — tra cui Norvegia, Ucraina, Regno Unito e, appunto, la Serbia di Aleksandar Vučić — per garantire il successo dei progetti.

Senza troppe sorprese, il progetto guidato dalla multinazionale mineraria Rio Tinto, attraverso la sua controllata Rio Sava Exploration doo, compare proprio in questa prima lista di progetti extra-UE che saranno sostenuti da Bruxelles con un occhio di riguardo.

Più nello specifico, secondo la decisione  della Commissione, quello di Jadar "mira a contribuire all’approvvigionamento di litio (per batterie) e boro (per metallurgia)". In altre parole, si punta a coprire una quota sostanziale della domanda dell’UE di materie prime critiche necessarie per i veicoli elettrici, le batterie e i sistemi di accumulo di energia.

Va ricordato che è del 19 luglio 2024 la firma del memorandum d’intesa  tra la Commissione europea e la Serbia, che ha istituito un partenariato strategico sulle materie prime sostenibili.

Già allora era apparso chiaro che l’obiettivo ultimo di questa intesa, siglata a Belgrado, fosse proprio il potenziale sviluppo della miniera di Jadar, mettendo in evidenza quanto gli interessi economici europei stessero prendendo il sopravvento sulla volontà popolare e sugli stessi principi su cui si fonda l’Unione europea.

Critiche al sostegno europeo alla miniera di Jadar

Il giacimento di Jadar contiene circa 136 milioni di tonnellate di jadarite, un minerale ricco di litio e boro. Si tratta del più grande giacimento di litio di alta qualità e lunga durata conosciuto in Europa, con un potenziale in grado di soddisfare fino al 10% della domanda mondiale.

Tuttavia, ambientalisti e popolazione locale hanno lanciato l’allarme sulla contaminazione delle falde acquifere, sull’inquinamento dei terreni agricoli e sul consumo giornaliero di 8 mila metri cubi d’acqua per il processo di estrazione.

Commentando la decisione "profondamente preoccupante" di includere il progetto di Rio Tinto nell’elenco dei progetti strategici, l’eurodeputato sloveno Vladimir Prebilič (Verdi/ALE) — uno dei più attivi sulla questione del rapporto tra Stato di diritto e sfruttamento delle risorse minerarie nei Balcani — ha esortato la Commissione europea ad "ascoltare la voce dei cittadini serbi e della società civile".

In particolare, ha dichiarato a OBCT : "Qualsiasi cooperazione in ambito di materie prime deve dare priorità ai diritti umani, alla sostenibilità ambientale e all’integrità democratica rispetto ai guadagni economici a breve termine".

Pur riconoscendo che la transizione verde e digitale dipende dall’accesso a minerali critici, l’eurodeputato ha sottolineato che "questo non può avvenire a scapito del degrado ambientale o dell’erosione dei valori democratici", criticando inoltre la "mancanza di trasparenza" sul coinvolgimento di Rio Tinto, che "minaccia di minare ulteriormente i processi democratici".

In un Paese in cui il crollo della pensilina di una stazione ferroviaria ha causato 16 morti, ha aggiunto: "Non possiamo immaginare cosa potrebbe accadere se l’estrazione del litio avvenisse sotto l’attuale regime".

Prebilič ha infine espresso il proprio sostegno alle richieste degli studenti serbi, chiarendo che non tutte le istituzioni dell’UE condividono la linea della Commissione, che, secondo l’eurodeputato verde, "invia un messaggio preoccupante, cioè che gli interessi economici e geopolitici prevalgano sui diritti dei cittadini e sulla necessità di una gestione responsabile dell’ambiente".

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