UE: aumenta il prezzo dei visti per lo spazio Schenghen
Dal 2007 raddoppierà il costo dei visti per entrare nello spazio Schenghen. L’aumento deciso dai ministri degli interni europei porta a 60 euro il visto per i soggiorni brevi di tre mesi. Preoccupazione nei Paesi balcanici dove 60 euro sono quasi lo stipendio di un mese
La decisione di aumentare da 35 a 60 euro il prezzo dei visti d’ingresso per i cittadini extracomunitari che vogliono entrare in un Paese dell’area Schengen è stata ratificata dai ministri dell’Interno dei 25 Paesi membri riuniti a Lussemburgo il 27-28 aprile. Contrari Svezia, Grecia e Ungheria. L’aumento riguarderà i visti per i soggiorni di breve durata (il cosiddetto Vsu, Visto Schengen unitario) mentre il prezzo dei visti di lunga durata continuerà ad essere fissato dai singoli Paesi. In Italia attualmente il prezzo del visto D (visto nazionale per soggiorni di lunga durata, cioè superiori a 90 giorni) è fissato in 50 euro.
Del provvedimento si era parlato già nei mesi scorsi nell’ambito della lotta contro il t[]ismo. L’Unione Europea avrebbe irrigidito le regole d’ingresso, grazie all’introduzione di speciali passaporti biometrici contenenti sia le impronte digitali che dati sulla retina oculare del proprietario.
Il rincaro del visto dovrebbe servire in particolare a finanziare l’introduzione di questi speciali passaporti che consentiranno lo scambio di informazioni sulle persone indesiderate.
Alcuni paesi dei Balcani che hanno una prospettiva europea potranno godere di agevolazioni, se accetteranno degli accordi per la riammissione dei clandestini. Accordi simili sono stati siglati con la Russia e si sta trattando con l’Ucraina.
La notizie è stata accolta con preoccupazione nei Paesi del Sud est Europa dove 60 euro sono quasi lo stipendio di un mese. Alle lunghe file negli uffici consolari e al timore di un []e nelle pratiche si aggiunge ora il rischio di una spesa difficilmente sostenibile. Se il visto viene rifiutato, infatti la pratica deve essere presentata (e pagata) di nuovo.
Pasos (Policy Association for an Open Society ) – un network che rappresenta 26 think-tanks dell’Europa Centrale del Sud est Europa e dell’Asia Centrale ha prontamente criticato l’aumento del costo dei visti sostenendo che "questo rincaro non servirà a reprimere il traffico di esseri umani e la criminalità organizzata ma peserà solo sui cittadini di reddito medio dei Balcani occidentali, dell’Ucraina, della Georgia e della Moldavia. Proprio quei Paesi che le politiche di prossimità dell’Unione europea vorrebbero coinvolgere in programmi di cooperazione".
"L’aumento del costo dei visti -afferma Pasos- renderà più difficile le comunicazioni e la politica europea di maggior contatto con i Paesi balcanici, poiché’ viaggiare nei Paesi UE diverrebbe proibitivo per la maggioranza dei cittadini: 60 euro corrispondono ad un terzo dello stipendio mensile medio in Serbia e Montenegro e a metà dello stipendio mensile in Ucraina".
Il sistema dei visti attuale si rivela quindi come una lunga e lenta macchina che per muoversi ha bisogno di diversi fardelli di carte, documenti ed esborsi economici non indifferenti e ci divide dai Paesi Balcanici più di quello che può fare uno stretto fazzoletto di mare.