Ucraina: perché la minoranza romena non crede alla rivoluzione

Minoranze e contestazioni in Ucraina: i tartari di Crimea, non hanno dubbi, e contrastano con convinzione l’attuale governo, la comunità romena invece, 400.000 persone, ha dimostrato in questi mesi un atteggiamento molto più cauto

07/02/2014, Julia Beurq -

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(foto danfador

(Tratto da Le Courrier des Balkans, pubblicato originariamente il 4 febbraio 2014)

A Tchernivtsi (Cernauți in romeno) nell’estremo occidente dell’Ucraina, nella regione storica della Bucovina, a 40 km dalla frontiera romena, il freddo ha placato gli ardori degli attivisti e la situazione si è calmata rispetto alla settimana scorsa. E’ da venerdì 24 gennaio che i militanti dell’opposizione occupano l’amministrazione centrale e l’hanno svuotata di tutti i suoi funzionari.

G. B., giovane fotografo ucraino di lingua romena, si reca ogni giorno nell’edificio occupato dell’amministrazione regionale. “Siamo una cinquantina ad essere permanentemente sul posto, abbiamo messo in piedi una postazione di pronto soccorso, un ufficio stampa, una mensa, la polizia popolare di autodifesa” racconta in modo concitato “ho l’impressione questo sia un momento importante”. G. B. fa parte della minoranza romena d’Ucraina, circa 400.000 persone, ma non per questo si sente meno coinvolto negli avvenimenti che stanno coinvolgendo il suo paese.

I legami tra i romenofoni e il Partito delle Regioni

A dire il vero nella comunità dei romeni di Ucraina sono in pochi ad essersi attivati come lui nelle contestazioni al governo attuale. Iurie Levcic, giornalista di una tv in lingua romena e direttore del centro culturale romeno di Tchernivtsi, ritiene che “la comunità romena è solidale con il movimento di contestazione ma resta piuttosto passiva”. Questa situazione si potrebbe spiegare con i vari legami che esistono tra la comunità romena e il partito attualmente al potere.

In generale la minoranza romena, in particolare alle ultime legislative del 2012, ha votato per il Partito delle Regioni dell’attuale presidente Viktor Yanukovych, in particolare nel sud della regione storica della Bessarabia (1).

Secondo i dati esistenti, nelle località di questa regione dove la comunità romena costituisce la maggioranza, l’elettorato ha sostenuto al 66% il Partito delle Regioni e questo potrebbe spiegare il motivo per il quale non vi siano state grandi contestazioni anti-governative nella regione di Odessa. Al momento della mancata sottoscrizione del trattato di Vilnius gli spiriti si sono un po’ accesi, ma da allora più nulla.

Inoltre, nel 2011, due deputati del Partito delle Regioni hanno proposto la creazione di uno statuto speciale di lingua regionale per le minoranze nazionali che, in una data regione, superano il 10% della popolazione. Anatol Popescu, giurista che lavora non lontano da Izmaïl e presidente dell’Associazione dei romeni di Odessa commenta la legge con amarezza: “Le organizzazioni che rappresentano i romenofoni hanno sottoscritto quest’accordo con il presidente Yanukovych, e si sono vincolati a sostenerlo. Purtroppo non è stata la scelta migliore, perché i romeni sono stati costretti ad allearsi con una forza filo-russa per proteggersi dalla de-nazionalizzazione delle loro scuole e dall’ucrainizzazione delle loro comunità”.

La paura di allontanarsi dall’Europa

Pur essendosi mobilitati in modo differente, i romeni del sud della Bessarabia e della Bucovina hanno la medesima paura: quella di vedersi chiudere davanti a loro le porte dell’Unione europea.

Iurie Levcici afferma di aver provato paura appena saputo che Kiev aveva rifiutato la firma dell’accordo di Vilnius. Ne è convinto: “In un mondo democratico, con delle priorità europee, la minoranza romena starebbe molto meglio che ora. Non basta cambiare il governo Yanukovych, occorre associarsi all’UE”.

Nel sud della Bessarabia questo punto di vista è condiviso anche dal giurista Anatol Popescu. Secondo lui un “eventuale cambio di regime significherebbe una maggior apertura verso l’UE, e questo faciliterà noi romeni, con la possibilità di collaborare in modo più intenso sul piano culturale, identitario ed educativo con la Romania, nostra patria storica, e con le istituzioni della Repubblica di Moldova. E’ solo così che saremo in grado di sfuggire ad una completa slavizzazione”.

Avvicinarsi alla Romania tramite l’Unione europea è una della maggiori aspirazioni di questa comunità, senza però mai contestare la sovranità ucraina. Iurie Levcic, come del resto Antatol Popescu, hanno apprezzato la modalità con la quale la Romania ha evitato di “prendere posizione rispetto alle comunità storiche romene, in modo da non dare spago alle provocazioni russe, secondo le quali la Romania avrebbe delle pretese territoriali”.

 

(1) Il sud della Bessarabia corrisponde alla regione ucraina situata a sud della Repubblica di Moldavia e comprende il Delta del Danubio.

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