Ucraina: il ritorno di Saakashvili, il potere di Poroshenko

Sembrava finita la parabola politica in Ucraina dell’ex presidente georgiano Saakashvili, ma non è così. Intanto il presidente Poroshenko ha già avviato una lunga campagna elettorale in vista delle presidenziali del 2019

28/09/2017, Oleksiy Bondarenko -

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In centro a Kiev - Tony/flickr

Mikhail Saakashvili, detto Misha, continua a far parlare di sé. Quella dell’ex presidente georgiano è sempre stata una personalità ingombrante. Capace di passare dall’essere considerato un grande riformatore, alle accuse di abuso di potere che lo hanno costretto ad abbandonare definitivamente la Georgia (e la sua cittadinanza) al termine del suo secondo mandato presidenziale, nel 2013.

Quest’estate sembrava che anche la sua parabola in Ucraina, paese che gli aveva garantito rifugio e cittadinanza, fosse destinata alla stessa fine ingloriosa incontrata in patria. A luglio, mentre Misha si trovava negli Stati Uniti, il presidente Poroshenko aveva firmato un decreto che lo privava della cittadinanza ucraina, lasciandolo in pratica apolide. Secondo le motivazioni ufficiali, Saakashvili avrebbe commesso un’irregolarità nel compilare la domanda di cittadinanza, omettendo di precisare i procedimenti giudiziari a suo carico in Georgia. Dietro alla decisione, però, sembrano celarsi più profonde motivazioni politiche.

Il fallimento di Odessa

Andiamo per ordine. Saakashvili inizia a fiutare un futuro politico in Ucraina durante le prime proteste di piazza a Kiev, a cavallo tra novembre e dicembre 2013. La protesta non aveva ancora preso i contorni della rivoluzione e Saakashvili, appena fuggito da Tbilisi, manifesta dal palco allestito in Maidan Nezalezhnosti il suo massimo appoggio alla piazza. Ma è solo con l’elezione di Petro Poroshenko che il politico georgiano entra definitivamente nella squadra di governo. Prima diventa consigliere speciale di Poroshenko poi, nel maggio 2015, dopo una rapida procedura di concessione della cittadinanza, viene nominato governatore di Odessa, una regione fondamentale dal punto di vista economico e politico. Snodo del commercio marittimo e terrestre, storicamente con un alto livello di corruzione e con una forte presenza russofona. Una miscela esplosiva alla quale vanno aggiunti i forti interessi degli oligarchi e dei loro protettori politici.

In un contesto simile e, a differenza del suo passato georgiano, con poteri personali fortemente limitati, Saakashvili nel giro di poco più di un anno entra in rotta di collisione con l’establishment politico a Kiev e con il suo protettore, il presidente Poroshenko. Le logiche e le dinamiche politiche in un contesto complesso come quello dell’Ucraina post 2014 non sono facili da tracciare. Va detto, però, che un po’ per un personale calcolo, un po’ per le pressioni di una parte influente delle forze governative maggiormente legate agli ambienti oligarchici, Poroshenko sembra avere inesorabilmente rallentato il processo di riforme promesse. Le accuse pubbliche da parte del governatore, che a sua volta cullava ambizioni di carattere nazionale, si sono fatte così sempre più frequenti, fino alla definitiva rottura e alle sue plateali dimissioni nel novembre 2016.

Riformatore o populista?

Nonostante il suo fallimento nel riformare un sistema complesso e corrotto come quello di Odessa, che forse meglio di altri rappresenta i problemi cronici dell’intero paese, Saakashvili è rimasto sulla scena politica ucraina. Dopo aver fondato un proprio partito, il Movimento delle Nuove Forze, ha rotto definitivamente gli indugi assumendo una posizione fortemente critica nei confronti del vecchio alleato.

Proprio in questo clima di crescente tensione si è arrivati ai fatti recenti. Il ritiro della cittadinanza quando Saaakashvili era in viaggio all’estero, le pressioni sul fratello (anch’egli residente in Ucraina), minacce di estradizione in Georgia ed un rocambolesco ritorno in Ucraina attraverso il confine con la Polonia. Il 10 settembre scorso, infatti, l’ex presidente georgiano, sospinto da una nutrita folla di sostenitori, tra cui anche importanti personaggi politici come Yulia Tymoshenko e altri membri del Parlamento, è riuscito a forzare la dogana polacco-ucraina rientrando nel paese . Il giorno seguente ha lanciato la sua nuova campagna nazionale contro il governo, iniziando, in maniera ormai non più celata, la corsa verso le presidenziali del 2019.

Faccenda politica?

Nonostante la sua fama di riformatore e la forte presenza mediatica, però, Saakashvili non sembra rappresentare uno sfidante credibile per le future elezioni presidenziali del 2019 . Il gradimento nei suoi confronti da parte della popolazione è piuttosto scarso e il suo partito non sembra avere la base popolare sufficiente per impensierire le forze politiche che siedono in parlamento. Tuttavia anche la popolarità del presidente ucraino ha subito forti oscillazioni e, come sottolinea Maxim Eristavi, fondatore di Hromadske International, "da parte di Poroshenko insistere sulla necessità dell’integrazione europea del paese o sull’aggressione russa nei confronti dell’Ucraina non ha più lo stesso effetto di prima" sulla popolazione, sempre più stufa della corruzione e della "soffocante realtà dello stato dominato dagli oligarchi".

Proprio per questo motivo negli ultimi mesi, giocando d’anticipo, Poroshenko sembra aver iniziato la lunghissima campagna elettorale che porta alle presidenziali del 2019, intensificando non solo le proprie apparizioni pubbliche, ma anche la lotta personale contro chi sembra capace di oscurare la sua figura. A farne le spese, ad esempio, è stato Andriy Sadovyi, sindaco di Lviv e fino a poco tempo fa uno dei politici più popolari in Ucraina. La sua popolarità, infatti, è andata calando in concomitanza con lo scoppio di uno scandalo rifiuti a Lviv. Anche se alla crisi che ha visto la città letteralmente sommersa dai rifiuti è seguito il solito rimpallo di responsabilità tra l’amministrazione locale e il governo, non sembra un caso che il problema sia emerso subito dopo che il partito di Sadovyi aveva abbandonato la coalizione di governo, ponendosi in aperta rottura con il presidente e il primo ministro .

L’accentramento del potere

Più in generale, appare sempre più evidente come nel tentativo di preservare il potere Poroshenko abbia decisamente puntato sugli amici. L’attuale primo ministro, Volodymyr Groysman, è da sempre ritenuto l’uomo di Poroshenko, mentre anche la carica di procuratore generale è ricoperta da un suo grande alleato, Yuri Lutsenko.

Il presidente, inoltre, viene sempre più spesso accusato di rallentare coscientemente il processo della lotta alla corruzione per proteggere se stesso e alcuni alleati membri del suo partito. Secondo alcuni, ad esempio, la creazione del Tribunale Speciale Anti-corruzione, previsto non solo da una legge costituzionale del 2016, ma anche dal memorandum firmato dall’Ucraina con il FMI, sarebbe stata coscientemente affossata da Poroshenko. Ma non solo. Le continue pressioni della procura generale su un’altra istituzione che in Ucraina si occupa di anti-corruzione, il NABU (National Anti-Corruption Bureau of Ukraine), appare come un chiaro tentativo di ridurre l’autonomia e rallentare il lavoro di uno dei pochi organi indipendenti del paese, anch’esso fortemente sostenuto dalla comunità internazionale.

Appare evidente che la vicenda di Saakashvili si inserisce in un quadro ben più ampio. Da una parte tutta la vicenda della cittadinanza evidenzia gli scarsi progressi nella formazione di un sistema giudiziario indipendente. Dall’altra, il suo rientro illegale in Ucraina e la sua feroce campagna contro il presidente non ha solo un impatto sulla politica interna, ma anche l’effetto di accendere i riflettori internazionali su numerose altre vicende che minano la credibilità all’estero del paese. Saakashvili, su questo, può contare su importanti legami personali con il mondo politico americano. Forse anche per questo, la reazione delle autorità ucraine alla plateale violazione del confine da parte del ex presidente georgiano è stata, per ora, molto blanda e le istituzioni si sono limitate ad una multa . Anche se le speculazioni su una nuova rivoluzione sembrano assolutamente fuori luogo, in Ucraina è atteso un altro autunno piuttosto caldo dal punto di vista politico.

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