Ucciso un magistrato a Sofia, si segue la pista mafiosa
La morte di un magistrato solleva più di un dubbio sulla collusione tra il potere criminale e quelle giuridico. Molte le speculazioni della stampa che accusano il procuratore ucciso di essere un brigante.
Nikolai Kolev (56 anni) procuratore presso l’ufficio dell’alta corte amministrativa ed ex procuratore dell’esercito è stato ucciso la sera del 28 dicembre a Sofia. Kolev si trovava di fronte alla propria abitazione ed è stato raggiunto da sei pallottole sparate da un vicino negozio. "10 proiettili per l’ex capo procuratore militare" titola "Trud" in prima pagina il 29 dicembre. La Bulgaria è scioccata da questo attentato. "Il sistema statale sta vacillando", commentano alcuni politici l’attentato. "Trud" (30 dicembre) in prima pagina riporta che il procuratore era un brigante e che nell’omicidio ci sarebbero coinvolti Alexei Petrov – ex comandante e capo dell’Associazione di ex commandos (cosiddetti berretti) e Nikola Filchev – procuratore generale. La polizia sta indagando sulla pista connessa con i narcotici e col traffico d’armi.
Il figlio di Kolev, Georgi, sospetta che l’omicidio sia stato pianificato tempo fa. "E’ stato seguito per tre mesi" ha detto Georgi Kolev. Sabato sera, il procuratore è stato assalito sulla solita strada che percorreva per fare degli acuisti nel negozio vicino a casa. "Tutti i bulgari sanno chi sono i nemici di mio padre" ha aggiunto Georgi.
Tutti i media bulgari (sia della carta stampata che elettronici) hanno riportato la versione di Edvin Sougarev (ex parlamentare dell’Unione delle forze democratiche, un prominente intellettuale e dissidente prima della caduta del comunismo), il quale è andato volontariamente a testimoniare il 29 dicembre presso l’Ufficio investigativo nazionale. "Penso che l’omicidio sia stato ordinato da Alexei Petrov e Nikola Filchev ("Trud", 30 dicembre). Edvin Sougarev, sostiene che Nikolai Kolev riteneva che la mafia serba aveva pagato 3 milioni di dollari per la fuga del gangster serbo Sreten Josic dalla prigione centrale di Sofia. L’ex-commando Alexei Petrov ha preso i soldi e se li sono divisi tra Fiko Slavov e il procuratore generale Filchev. "Kolev era fuori dalla legge" cita "Trud" l’opinione di Stamo Stamov – ex capo dell’Ufficio per la lotta alla mafia. "Era un provetto gangster e tutta la Bulgaria lo sapeva". In un lungo articolo intitolato "La strada sul filo del rasoio" sempre il quotidiano "Trud" cita l’opinione di Stamov il quale afferma che il procuratore ucciso era "l’ideologo e il creatore di un gruppo di ricettatori con tre lettere" senza riportare il nome preciso del gruppo criminale. Secondo "Trud" si tratterebbe del gruppo denominato TIM di Varna (città sulla costa).
Il procuratore generale Filchev si rifiuta di rilasciare dichiarazioni. "L’omicidio del procuratore Kolev non ha lacuna relazione col suo lavoro all’Ufficio della procura amministrativa", ha dichiarato il deputato e procuratore generale Hristo Manchev. Egli infatti non crede che ci possa essere una connessione, tra l’omicidio e lo scandalo di due giorni fa, in cui un parlamentare dell’opposizione ha dichiarato che le comunicazioni tra i politici, i magistrati e i giornalisti sono state monitorate senza una garanzia legale. Il ministro degli interni ha rigettato la connessione.
"Monitor" commenta il 30 dicembre che Filchev sta aspettando nella sua residenza di "Evsinograd" (sulla costa del Mar Nero) che una delle versioni dell’omicidio venga connessa al suo nome. Tutti i quotidiani del 30 dicembre hanno pubblicato il curriculum del colonnello Nikolai Kolev. "Comprendiamo perfettamente chi ha ucciso il procuratore Kolev", commenta il quotidiano "Sega". Egli era implicato in alcuni affari. La personalità del magistrato ucciso era piuttosto contraddittoria, ma il suo omicidio getta una macchia sul potere giudiziario. Nel 2001 Kolev era stato accusato di possesso illegale di narcotici e armi da fuoco. Fu arrestato e poi rilasciato su una cauzione di 5.000 lev. Il tribunale di Sofia si rifiutò di procedere con il caso dal momento che il procuratore godeva di un’immunità giudiziaria.
Nel gennaio del 2002, Kolev sfidò la legalità dell’elezione del 1999 di Nikola Filchev a procuratore generale. Il ricorso di Kolev, presso la Suprema corte amministrativa, sosteneva che Filchev fosse stato votato in ufficio da alcuni membri del SJC. Il 12 marzo del 2002 tre giudici della Suprema corte amministrativa rigettarono il ricorso di Kolev come infondato. Nel maggio di quest’anno c’è stata un’altra sessione della corte che ha sentenziato inammissibile la richiesta di Kolev.