Turismo in Croazia: il contributo delle politiche europee di coesione

Tra il 2014 e il 2020 una fetta rilevante dei fondi garantiti dalla politica di coesione Ue in Croazia sono andati alla formazione con numerosi progetti concentrati sull’ambito turistico

18/01/2022, Klaudijo Klaser -

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Dubrovnik - © tartanparty/Shutterstock

La Croazia vive di turismo (molti dati a proposito si possono trovare sul precedente articolo “Croazia e coronavirus: tutti i dati sul turismo”). Non prendendo in considerazione la brusca frenata dei flussi turistici dovuta alla pandemia da coronavirus, nel corso degli ultimi anni il settore in questione è giunto a rappresentare un quinto della ricchezza nazionale prodotta ogni anno.

Questo rapporto rende immediatamente chiaro quanto sia importante e strategico per la Croazia investire non solo sulle infrastrutture, ma anche sul capitale umano, in particolare sulla formazione dei giovani che in futuro andranno ad occupare posizioni lavorative direttamente connesse al settore turistico. Non c’è dubbio sul fatto che in Croazia il mercato del lavoro nel settore del turismo di domani va pianificato e preparato oggi, partendo soprattutto dalle competenze dei giovani.

L’ingresso della Croazia nell’Unione Europea nel 2013 ha garantito allo stato croato l’accesso alle risorse comunitarie messe a disposizione all’interno dei piani di spesa pluriennali. Nel contesto delle politiche di coesione dell’Unione europea (per saperne di più si veda "Unione europea: politiche di coesione e sud-est Europa") tra il 2014 e il 2020 la Croazia ha ricevuto fondi per più di 9 miliardi di euro. Di questi 4,73 miliardi sono imputabili al Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (ERDF, acronimo inglese), 2,13 al Fondo di Coesione, 1,94 miliardi al Fondo Sociale Europeo (ESF) e 206 milioni di euro all’Iniziativa per l’Occupazione Giovanile (YEI).

Il grafico sottostante evidenzia la parte di questi fondi (in milioni di euro) che è stata destinata a finanziare progetti di educazione ed occupazione.

Nel complesso si tratta di un totale di 1,37 miliardi di euro, circa il 15% dei fondi recepiti dalla Croazia nel periodo considerato. Una percentuale rilevante a confronto con gli altri stati balcanici di nostro interesse. Al di là della confinante Slovenia, che investe più del 17% delle risorse europee in iniziative educative ed occupazionali, notiamo che sullo stesso fronte gli altri paesi non raggiungono nemmeno le due cifre: 5,5% la Bulgaria, 5,9% Cipro, 8,5% la Grecia e solo il 3,7% la Romania.

Al momento non c’è una stima di quanti di questi fondi per l’educazione e l’occupazione riguardino direttamente il settore turistico. Tuttavia, l’elenco dei progetti finanziati in questo ambito è sostanzioso . Solo per citarne alcuni a titolo di esempio si possono menzionare il progetto KLIK Pula – “Centro di competenza per lo sviluppo permanente di conoscenze e abilità innovative nel settore della ristorazione e del turismo”, oppure l’istituzione di un “Centro regionale per le competenze nel turismo e nell’ospitalità” a Dubrovnik.

I progetti realizzati o in corso non riguardano solo le località costiere, note mete turistiche, ma anche quelle dell’entroterra. Esempi in tal senso sono il “Centro medico per l’istruzione, la ricerca e il turismo sanitario” a Pakrac, che punta a fare leva sui numerosi centri termali di Lipik, i quali rappresentano un’evidente attrazione turistica, oppure il progetto V.R.I.S.A.K. Baranje, che al fine di promuovere l’offerta turistica nel lungo periodo mira a far conoscere ai giovani tra i 15 e i 25 anni il patrimonio culturale della regione Osječko-Baranjska.

 

Questo materiale è pubblicato nel contesto del progetto "Work4Future" cofinanziato dall’Unione europea (UE). L’Ue non è in alcun modo responsabile delle informazioni o dei punti di vista espressi nel quadro del progetto. La responsabilità sui contenuti è unicamente di OBC Transeuropa. Vai ai materiali "Work4Future"

 

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