Turchia, un’università contro il regime

Non si placano le proteste degli studenti e docenti della prestigiosa università Boğaziçi di Istanbul contro la nomina del nuovo rettore Melih Bulu, membro del Partito per la giustizia e lo sviluppo (AKP) al governo. In 45 giorni di proteste secondo la Boğaziçi Solidarity Platform sono strati arrestati 500 studenti

18/02/2021, Arzu Geybullayeva - Istanbul

Turchia-un-universita-contro-il-regime

Istanbul, 2 febbraio 2021, la polizia interviene durante le proteste studentesche © Tolga Subasi/Shutterstock

Le proteste sono iniziate il 4 gennaio, quando il presidente Erdoğan ha nominato Melih Bulu nuovo rettore dell’Università Boğaziçi. Gli studenti hanno organizzato sit-in pacifici nel campus, mentre i docenti sono rimasti fuori dal rettorato, voltando le spalle all’edificio. Chiedono tutti le dimissioni immediate di Bulu.

Secondo la Boğaziçi Solidarity Platform, dall’inizio delle proteste circa 500 studenti sono stati arrestati. 25 sono stati condannati agli arresti domiciliari e 10 arrestati con le accuse – dal codice penale turco – di "degradare o provocare il pubblico all’odio e all’ostilità" e "resistenza per impedire l’adempimento dei doveri".

Nell’ateneo di Boğaziçi si segue da tempo la tradizione di nominare i rettori tramite elezione interna. Nel 2016, questa autorità è stata trasferita al presidente della Turchia a seguito di un decreto di emergenza all’indomani del tentato colpo di stato. E’ in quell’anno che Erdoğan ha nominato il rettore Mehmet Özkan, che ha ora concluso il suo mandato. Ma a differenza del suo successore Bulu, Ozkan era un professore di Boğaziçi. E a differenza di Bulu, non ha plagiato la sua tesi di dottorato e i suoi saggi.

Naturalmente, la nomina di Bulu ha innescato una battaglia tra il governo conservatore e il mondo accademico. La sua nomina è stata vissuta come un’interferenza nelle libertà accademiche e una violazione dei valori democratici dell’università. In molti poi si sono uniti alle richieste del governo di fermare la repressione in atto.

In un tweet , l’ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani ha condannato le prese di posizione dei funzionari turchi e ha chiesto il rapido rilascio degli studenti e dei manifestanti arrestati. Anche l’eurodeputato Nacho Sanchez Amor ha espresso preoccupazione per i recenti sviluppi, mentre il portavoce del Dipartimento di Stato americano ha condannato l’odiosa retorica usata dalle istituzioni turche contro i manifestanti. Il ministero degli Esteri turco ha subito respinto le crescenti critiche.

Nel frattempo, altre università sia in Turchia che all’estero hanno espresso il loro sostegno. “Noi sottoscritti siamo solidali con gli studenti e la facoltà dell’Università di Boğaziçi. Chiediamo al professor Bulu di rifiutare l’incarico e chiediamo al governo turco di rilasciare gli studenti ancora in custodia, ritirare tutte le accuse e rispettare la libertà accademica e l’autonomia universitaria", si legge in una lettera di solidarietà con oltre 4.000 firme che rappresentano organizzazioni internazionali e accademici da tutto il mondo.

I residenti di alcuni quartieri di Istanbul stanno esprimendo il loro sostegno picchiando pentole e padelle ogni sera alle 21, una tradizione introdotta durante le proteste di Gezi nel 2013.

Analogie con Gezi

Pentole e padelle potrebbero non essere l’unica analogia tra le due proteste. Ancora una volta abbiamo giovani di diversa estrazione politica e culturale che si schierano contro una decisione controversa del capo dello Stato. Durante le proteste di Gezi, Erdoğan aveva definito i manifestanti "marmaglia"; questa volta ha accusato gli studenti di essere t[]isti.

Eppure, nonostante i parallelismi, le proteste all’Università di Boğaziçi arrivano in un momento diverso per la Turchia. Dal 2013, il governo ha acquisito il controllo dei media indipendenti e incarcerato molti dei suoi critici, tra cui oltre 1.000 accademici. È anche responsabile del declino economico e dell’impennata della disoccupazione giovanile che ha raggiunto ormai il 24% .

"Non sei un sultano e noi non siamo sudditi"

Dopo la nomina di Bulu, il presidente Erdoğan ha emesso un altro decreto che ordina l’apertura dei Dipartimenti di Legge e Comunicazione dell’Università di Boğaziçi. In risposta, gli studenti hanno scritto : "Ha nominato un rettore della nostra università con totale disprezzo per studenti e docenti […] Per finire, apre facoltà e nomina presidi […] I suoi tentativi di riempire la nostra università con i suoi militanti politici sono il sintomo della crisi politica in cui si è caduti […] Non scambiateci per chi vi obbedisce incondizionatamente. Lei non è un sultano, e noi non siamo i suoi sudditi […] Dichiariamo di essere uniti a coloro che dicono la verità senza paura e siamo contro tutti i fiduciari nominati dal governo”.

Nel frattempo, il neo-rettore non ha intenzione di dimettersi: ci si aspetta che le proteste evaporino nel giro di sei mesi, entro la pausa estiva. Gli studenti di Boğaziçi dicono che non si fermeranno finché le loro richieste non saranno soddisfatte.

Commenta e condividi

La newsletter di OBCT

Ogni venerdì nella tua casella di posta