Turchia, un intellettuale alla Cultura

In una serie di incontri, avvenuti a cavallo delle elezioni in Turchia, abbiamo incontrato Ertuğrul Günay, attuale ministro della Cultura e del Turismo del governo Erdogan. La sua storia e il suo percorso politico raccolti dal nostro corrispondente

07/09/2007, Fabio Salomoni - Istanbul

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Ertuğrul Günay

"Ogni anno a Roma arrivano 24 milioni di turisti. Il nostro obbiettivo è quello di portare ad Istanbul almeno dieci milioni di turisti, questo è il posto che spetta alla città".

Con questo riferimento all’Italia, per il quale nutre una vera passione che ha trasmesso anche alla figlia che parla un italiano fluente, si è aperto il mandato del neo ministro della Cultura e del Turismo Ertuğrul Günay.

Günay, un intellettuale affabile e gentile, non è solamente un appassionato del nostro paese. Rappresenta anche un simbolo delle trasformazioni che hanno scosso il panorama politico turco in occasione delle ultime elezione. Günay è uno dei nomi con i quali l’AKP ha cercato di rinnovare la propria immagine dopo mesi di feroci polemiche. Un maquillage che passa anche attraverso l’ex segretario generale del suo più ostinato avversario, il Partito Repubblicano del Popolo (CHP).

Sì, perché Ertuğrul Günay ha trascorso gran parte della sua carriera politica, da uomo di sinistra, tra le file del partito fondato da Atatürk "Ho sempre difeso la socialdemocrazia, la giustizia sociale, il rifiuto dell’intrusione dei militari nella politica".

Fin da giovanissimo, quando entrò nel partito, era attirato come molti altri della sua generazione, dalla figura di Bülent Ecevit. "Ecevit era un politico che si rivolgeva alla gente, alle classi più sfavorite, cercando di coniugare democrazia e giustizia sociale". Ed a quell’epoca, siamo agli inizi degli anni ’70, risale anche un articolo con il quale Günay vinse un concorso interno del partito. Il titolo sembrava preannunciare il dibattito di questi mesi "CHP: da partito di stato a partito della gente".

L’ascesa politica di Günay, come quella di decine di migliaia di giovani come lui, specialmente schierati a sinistra, viene però interrotta dal colpo di stato del 1980. Un anno di carcere ad Ankara – "ma non sono mai stato torturato", tiene a precisare – nel quale si trova a condividere spazi e tempi con molti dei leader politici dell’epoca "giocavo a scacchi anche con Alparslan Türkeş!"(fondatore del MHP – Movimento di Azione Nazionalista. N.d.A).

Uscito dal carcere riprende l’attività politica nelle file del SHP (Partito Socialdemocratico del Popolo) fino al 1992, quando è tra coloro che rifondano il CHP, disciolto dai generali golpisti.

E del partito Günay diventa segretario generale, presidente Deniz Baykal. Tra i due comincia così una lunga storia di divergenze e contrapposizioni. "Mi accorsi che era impossibile lavorare con lui" Nel 1994 finisce per dimettersi dalla carica di segretario generale.

Alla vigilia delle elezioni del 2002 i giornali pubblicano un suo articolo nel quale denuncia che "il CHP è diventato il partito dei ricchi mentre i voti delle classi popolari vanno all’AKP". E il responso delle urne, "un risultato tragico per i socialdemocratici", conferma la sua previsione.

Le divergenze con Baykal si sono fatte ormai insanabili "Baykal ha sempre cercato la crisi, la frammentazione del parlamento". Nel 2004 Günay viene espulso dal partito.

La primavera scorsa, dopo una serie di articoli in cui denunciava la faziosità della Corte costituzionale che aveva annullato la votazione per il presidente della repubblica e in cui criticava l’ingerenza delle forze armate, arriva la svolta. La decisione di candidarsi nelle file dell’AKP "In realtà mi avevano contattato anche nel 2002 ma allora avevo rifiutato per ragioni di opportunità. Questa volta ho accettato".

Una scelta che ha fatto non poco scalpore e che gli ha attirato numerosissime critiche "Molti mi accusano di essere passato da un partito di sinistra ad un partito di destra. L’AKP non si può dire di sinistra certo, perché è un partito liberale, ma è attento alle questioni sociali".

Come è arrivato a fare il grande passo? "Prima di accettare la candidatura ho incontrato tre volte Erdoğan e gli ho detto chiaramente: Siamo d’accordo sul tema della difesa della democrazia e dell’opposizione all’intrusione dei militari in politica. Ma io sono socialdemoratico, mi interessano le classi popolari e la giustizia sociale". Le garanzie di Erdoğan lo hanno convinto, "Del resto nella società turca, come portato della religione islamica – ma sono sicuro sia così anche per il cristianesimo – c’è una forte sensibilità per la giustizia sociale, l’ingiustizia sociale è inaccettabile per la gente. Ed anche l’AKP per quanto possa essere liberale non può abbandonare la gente al proprio destino, alle pure logiche del capitalismo, deve avere un atteggiamento attento alla eguaglianza sociale, difendere la democrazia e lo sviluppo economico".

Le riforme in campo sociale realizzate dall’AKP sono state determinanti nel convincerlo a fare la sua scelta: "L’unificazione delle tre mutue che garantiscono la protezione sociale ai lavoratori, l’unificazione di tutte le strutture ospedaliere pubbliche e private, la distribuzione gratuita dei libri di testo nella scuola dell’obbligo. Sicurezza, sociale, sanità ed istruzione, tre settori in cui il AKP ha fatto riforme importanti. Certo all’epoca la sinistra ha criticato queste riforme ma in Turchia la sinistra parla spesso di grandi costruzioni astratte ma non parla mai di cose concrete. Queste riforme sono un atto concreto".

Günay ha opinioni precise anche sul rapporto tra politica e religione: "Ho sempre difeso la necessità di una politica attenta alla questione sociale che non attaccasse la fede e le credenze delle persone, che si dovesse cercare un compromesso, un po’ come si è fatto in Italia ed in altri paesi del mediterraneo". Nessun timore nemmeno riguardo la matrice islamica del suo nuovo partito: "Non c’è nessun pericolo religioso. Come potrebbe un partito così impegnato sul piano dell’integrazione europea essere fondamentalista e reazionario? I veri reazionari in realtà sono gli altri, il CHP, il Saadet, quelli che sono contrari all’Europa. L’AKP è un partito di matrice islamica che poi ha sentito l’esigenza di aprirsi". Le priorità del paese per Günay sono altre, "La popolazione turca aumenta velocemente ed anche i suoi bisogni: nell’occupazione, nell’istruzione e nella sanità. La democrazia, lo sviluppo economico e sociale, queste sono le cose che contano".

Il neoministro non perde la sua affabilità nemmeno quando gli chiedo se non ci sia proprio nulla che non gli piaccia del suo nuovo partito: "E’ ancora presto per parlare degli aspetti negativi".

Molti da sinistra all’annuncio della sua candidatura avevano storto il naso. L’AKP, candidando l’ex segretario del suo più acerrimo avversario, sarebbe alla ricerca di uno specchietto per le allodole. Obbiettivo, mettersi al riparo dalle accuse di voler attentare alla laicità del paese ed allo stesso tempo guadagnare consensi in nuovi settori della società.

"Guardi, Erdoğan è un politico realista, è quello che ho potuto constatare finora. Abbiamo parlato molto, certo probabilmente non potrà fare tutto quello che vuole ma è sincero quando dice di voler uscire dal tracciato di Milli Görüş (1) , di continuare sulla strada della democrazia. Come dicevo ho partecipato alla stesura del programma, abbiamo discusso di molti argomenti delicati.
Certo, poi la politica è un affare difficile".

(1) Movimento islamico fondato da Necmettin Erbakan, dal quale provenivano molti dei fondatori dell’AKP. Attualmente il movimento è fuori legge in Turchia ma ancora presente in Europa.

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