Turchia: il mare in inverno
Il turismo è fonte di lavoro per oltre un milione di persone in Turchia ma l’occupazione è prevalentemente stagionale. Il miglioramento delle condizioni di precariato in cui sono costretti a lavorare le migliaia di persone del settore turistico estivo non sembra per ora tra le priorità del governo
Ozan lavora come cameriere in un albergo a 3 stelle nella spiaggia di Turgutreis a Bodrum, una delle località balneari più rinomate della Turchia. E’ originario di Niğde, ma abita nella cittadina turistica da otto anni. A fine novembre, quando si concluderà ufficialmente la stagione estiva inaugurata a maggio, l’albergo in cui lavora chiuderà. “Se sarò fortunato”, dice, “il mio capo mi farà da intermediario per un altro posto dove trasferirmi, altrimenti starò a casa fino alla prossima stagione”.
La stagionalità del settore turistico
Ogni anno ad aprile migliaia di giovani si muovono dalle proprie province in direzione delle località turistiche sulla costa dei mari Egeo e Mediterraneo per trovare impiego negli alberghi e nei ristoranti, asse portante del settore turistico locale. Secondo i dati ufficiali, il turismo, che rappresenta, dopo l’esportazione, il secondo canale di ingresso della valuta straniera in Turchia, è fonte di lavoro per oltre un milione di persone (su una popolazione attiva di 25 milioni), 350mila delle quali sono impiegate negli alberghi.
Se si considerano solo i centri più importanti del turismo estivo, la provincia di Muğla che include le località di Bodrum, Marmaris e Fethiye, risulta avere complessivamente 372 strutture alberghiere (2010, ultimi dati disponibili ministero Turismo e Cultura ), ma durante il periodo invernale nelle tre cittadine ne restano aperte solo 23, generando una drastica riduzione del personale.
Lo stesso discorso si ripete nella provincia di Antalya dove l’80% dei 643 alberghi vengono chiusi dopo l’estate. “Durante i mesi più caldi lavorano qui circa 80mila persone, e quando la stagione finisce il 90% perde il lavoro”, spiega Kerim Aydoğan, presidente della Camera di commercio e industria di Alanya (ALTSO). Questo rende spesso necessario doversi mantenere per un anno intero con il guadagno di sei o sette mesi, oppure provare a cercarsi un lavoro completamente diverso.
In ogni caso i dipendenti, non avendo completato un anno intero di lavoro, vengono esclusi da benefici quali la buona uscita o l’assicurazione contro la disoccupazione. Anche per questo motivo il settore dimostra di avere comunque sempre un numero carente di personale che alla fine peferisce cercare un lavoro più stabile. La precarietà dell’impiego causa discontinuità nel rapporto lavorativo, come pure nella formazione del personale e finisce per ripercuotersi sulla qualità del servizio offerto.
“E’ privo di senso incolpare solo il datore di lavoro a causa della situazione”, aggiunge Aydoğan, “nessun operatore del turismo vorrebbe chiudere il proprio esercizio d’inverno, ma non resta altro da fare quando mancano i clienti”.
Molti gli irregolari nel settore alberghiero
Con tutto ciò non si può nemmeno dire che i lavori svolti siano sempre ben retribuiti. A parte gli alberghi di lusso dove uno chef può guadagnare anche fino a 3mila euro al mese (quanto il dirigente della stessa struttura), gli stipendi partono dal minimo sindacale di 282 euro per i lavori meno qualificati, raggiungendo a stento i 550 euro mensili per tutte le mansioni (cameriere, receptionist, barista, pulizie al piano ecc.) che non comportano una responsabilità di primo piano. Quelli appena menzionati sono i salari “ufficiali” che prevedono anche la retribuzione dei contributi pensionistici. Centinaia di migliaia di lavoratori in nero, invece, dipendono dalla buona disposizione del proprio datore di lavoro nello svolgere orari di lavoro che possono arrivare fino alle 12-14 ore giornaliere.
Quando interpellati sulle proprie condizioni di impiego non sono in molti a volerne parlare apertamente. Meglio non rischiare di perdere il lavoro per qualche frase pronunciata a sproposito a qualche sconosciuto. Ad esempio Naim, un ragazzo di 19 anni originario del Mar Nero, ma che vive da anni in un villaggio di Bodrum con la sua famiglia, quest’estate è riuscito ad avere un lavoro che gli piace. Fa il cuoco su un caicco che fa il giro delle baie della zona. Lo pagano, o meglio, lo pagheranno bene, perché dopo tre mesi di lavoro non ha ancora ricevuto lo stipendio. “In questo modo non posso andarmene via quando mi pare”, giustifica i propri datori di lavoro. “Ma almeno ti pagano l’assicurazione?”, la risposta è negativa anche in questo caso.
Tra i giovani che vengono a lavorare d’estate anche molti studenti, come Kerem, che quest’anno ha superato l’esame d’accesso all’università di Zonguldak e studierà nella facoltà di lingue straniere. “Sono di Bursa, ma da quattro anni trascorro l’estate qui”, racconta, riferendosi all’albergo a quattro stelle situato in una baia di Bodrum. “Qui lavorano tanti studenti come me. Sono contento perché mi lasciano lavorare in pace, mi piace parlare in inglese con i turisti, che sono russi e olandesi per la maggior parte. Vengo pagato regolarmente e mi versano anche i contributi”.
Agli esempi “virtuosi” di alcuni alberghi nel trattamento riservato ai propri dipendenti si contrappongono altre strutture dove le condizioni disastrose degli alloggi dedicati ai lavoranti vengono denunciate anche dagli operatori del settore. Si parla in alcuni casi di quattro o sei dipendenti che dormono in un’unica stanza, spesso priva di climatizzazione anche nel caldo più torrido, con nessun criterio di pulizia o di ordine, i bagni in condizioni pessime e le lenzuola che vengono cambiate solo di rado.
Emir Hepoğlu, direttore del ramo turco dell’Associazione Internazionale Housekeeping, ha recentemente scritto: “il personale alberghiero, che è tenuto a essere sempre presentabile, pulito e sorridente, viene fatto alloggiare in questi ambienti immondi. Quando si chiede ai responsabili una spiegazione viene presentata una lista di difficoltà varie, con quelle economiche in testa. Poi però uno vede i milioni di dollari spesi per sistemare sulla spiaggia il nuovo impianto accanto all’indecoroso accampamento offerto al proprio personale e diventa impossibile comprendere questa assurdità e perfidia”.
Il miglioramento delle condizioni di precariato in cui sono costretti a lavorare le migliaia di persone del settore turistico estivo non sembra per ora tra le priorità del governo. La febbre dell’edilizia senza limiti ha colpito anche il turismo e dappertutto si stanno costruendo nuove strutture alberghiere. Oltre 3.500 nuovi impianti con cui si raggiungeranno 670mila posti letto è l’obiettivo posto per il 2012. Non importa se quest’anno, data la crisi economica globale e i vari problemi dei vicini, il numero di turisti è un po’ calato. Ci consoleremo con il progetto Mandarin Oriental, un investimento privato turco di 600 milioni di euro che occupa 600mila m² della baia di Türkbükü di Bodrum e comprenderà l’hotel, il resort e il residance più lussuosi del bacino mediterraneo.