Turchia-Armenia, un’insolita collaborazione
Con la seconda guerra del Nagorno Karabakh e il più recente conflitto tra Armenia e Azerbaijan dello scorso settembre, si sono affievolite le possibilità di un disgelo tra Armenia e Turchia. Tuttavia i due stati pare abbiano trovato un accordo segreto a danno dei curdi
Sono passate quasi 3 settimane dalla battaglia azerbaijana-armena del 12-14 settembre. La battaglia, apertamente definita aggressione azerbaijana dall’Armenia, dagli Stati Uniti e dalla Francia, ha interessato non il Nagorno Karabakh, conteso da più di 30 anni, ma il territorio armeno. Dal 2020, quando il conflitto per il Nagorno Karabakh è sfociato in una nuova sanguinosa guerra, Armenia e Azerbaijan condividono un ben più esteso confine per effetto del rinnovato controllo dell’Azerbaijan su territori precedentemente in mano ai secessionisti armeni. Questo confine è diventato sempre di più un problema a sé, come dimostra l’escalation di settembre.
Dal conflitto del 2020 ad oggi non è la prima voltache gli azerbaijani entrano in territorio armeno, ma questa volta lo scontro è stato molto più grave. Il bilancio per l’Armenia è ad oggi di più di 200 morti, inclusi 4 civili. Stando ai dati forniti dal governo armeno rimangono dispersi due civili, mentre 293 militari e 7 civili sono rimasti feriti. Una ventina di militari sono stati fatti prigionieri. Ci sono crescenti testimonianze di torture, smembramenti e uccisioni sommarie da parte di azeri di soldati armeni catturati. Dramma che sta causando oltraggio nella società armena e i primi segni di allarme in quella internazionale . L’Azerbaijan ha avviato una indagine in merito.
Secondo gli armeni le forze armate azere hanno sparato contro 36 insediamenti, non solo aree immediatamente a ridosso del confine, comprese le comunità di Goris, Sisian, Kapan, Jermuk, Vardenis, Tegh, Geghamasar. Per effetto di questi attacchi 192 case residenziali, 3 hotel, 2 scuole e un istituto medico sono stati parzialmente o completamente distrutte, insieme a 4 stalle. Danneggiati anche 7 impianti di fornitura elettrica, 5 impianti di approvvigionamento idrico e 3 gasdotti. Gli armeni hanno perso alcune posizioni militari nell’avanzamento territoriale azero, che non sarebbe consistente ma riguarderebbe aree di importanza strategica per il controllo di insediamenti e strade. Nonostante il cessate il fuoco concordato inoltre anche nei giorni successivi si sono registrati scambi di fuoco e il 28 settembre sono risultati uccisi 3 soldati armeni.
L’impatto sui rapporti con la Turchia
Durante e dopo i combattimenti di settembre l’Azerbaijan ha come in precedenza incassato il pieno supporto turco. Questo non può che rendere più complicato l’avvicinamento armeno-turco che pure è un altro tassello di questo complesso mosaico regionale. Armenia e Turchia hanno i confini chiusi dalla prima guerra del Nagorno Karabakh e un’animosità che è precedente alla questione del Karabakh e si annida prevalentemente nel genocidio armeno, una delle ultime drammatiche pagine della storia dell’Impero Ottomano. La posizione turca in merito, le complicate relazioni regionali e alleanze ha reso il riavvicinamento una chimera per decenni. Ora pareva ci si stesse avviando a una svolta, fino a questo nuovo episodio bellico, che ha rigettato benzina sul fuoco.
Ciononostante, per tentare di sbloccare la situazione, perché almeno le parti si incontrino al massimo vertice, vi è una nuova iniziativa. A Praga il 6 ottobre è nato un nuovo formato pan-europeo fortemente voluto dalla Presidenza Ceca dell’Unione. Si dovrebbero incontrare nel cosiddetto Summit della Comunità Politica Europea i capi di stato dei 27 Stati membri dell’UE e 17 paesi del resto del continente: Regno Unito, Turchia, Ucraina, Azerbaijan, Armenia, Serbia, Bosnia Erzegovina, Montenegro, Kosovo, Albania, Macedonia del Nord, Norvegia, Svizzera, Islanda, Liechtenstein, Moldavia, Georgia. Recep Tayyip Erdoğan ha dichiarato che ha valutato di parteciparvi ed ha discusso con Ilham Aliyev dell’eventualità di approfittare dell’evento per parlare di persona e bilateralmente con Nikol Pashinyan.
Il portavoce del ministro degli Affari Esteri armeno non ha escluso questa eventualità. L’inviato speciale armeno per le relazioni con la Turchia ha confermato che l’incontro si dovrebbe tenere e che si dovrebbe parlare solo delle questioni armeno-turche, lasciano fuori il nodo Azerbaijan. Gli incontri bilaterali armeno-turchi sono infatti sospesi da metà settembre: i rappresentanti dei due paesi si sarebbero dovuti incontrare sul confine armeno-turco il 14 settembre, ma infuriava la battaglia e la Turchia ha ritenuto opportuno sospendere l’incontro.
Il caso
In questo contesto complicato è comparsa il 24 settembre una dichiarazione del PKK, il partito dei lavoratori curdo, che ha accusato l’Armenia di aver consegnato due dei propri combattenti alla Turchia. Secondo la ricostruzione dei fatti due combattenti curdi, Atilla Çiçek e Hüseyin Yıldırım effettivi delle Forze di Difesa Popolare (HPG, Hêzên Parastina Gel, il nuovo braccio armato del partito che sostituisce l’Esercito di Liberazione del Kurdistan), sarebbero stati fermati ad agosto 2021 sul confine armeno avendo sconfinato mentre erano impegnati in atti di guerriglia nella Turchia orientale.
In Armenia i due hanno contestato per vie legali l’arresto e nel febbraio 2022 hanno vinto la causa, per cui sarebbero dovuti essere liberati. Stando alla dichiarazione curda invece sono stati fermati e tenuti in custodia illegalmente dalle forze di sicurezza armene. E da qui le varie versioni di cosa sia successo si contraddicono. Quello che è certo è che verso la fine dell’estate Çiçek e Yıldırım erano in mano alle forze di sicurezza turche. Secondo i media turchi i 2 sono stati catturati grazie a un lavoro di intelligence turca. Secondo i curdi i due sono stati consegnati con un accordo segreto fra le forze di sicurezza armene e quelle turche. Il governo armeno smentisce che ci sia stato questa estradizione illegale.
In realtà si tratterebbe di una collaborazione molto inedita. In Armenia c’è una comunità curda, gli Yezidi, di poche decine di migliaia di persone, nel 2019 è stato anche inaugurato un tempio Yezidi a Aknalich. Gli yezidi hanno combattuto a fianco degli armeni sia nella prima che nella seconda guerra del Karabakh, contro i “turchi”, termine che viene applicato in Armenia indistintamente per indicare tanto i turchi che gli azeri. Nel 2020 la Turchia aveva ripetutamente accusato l’Armenia di stare usando la carta curda contro l’Azerbaijan, e di aver mobilitato e avviato al fronte circa 2000 combattenti del PKK . La questione del coinvolgimento militare curdo era stata anche sollevata dal presidente Recep Tayyip Erdoğan all’omologo russo.
Ora una delle braccia armate dei curdi denuncia di essere stata tradita dall’Armenia. Difficilmente di questo episodio – che segnerebbe un inedito fra “stato profondo” armeno e turco – si arriverà mai a una versione condivisa ed ufficiale.