Tsipras: da oppositore ad amministratore?

Nonostante la perdita di credibilità, il leader di Syriza Alexis Tsipras vince la sfida, portando la sinistra radicale nuovamente al governo in Grecia. Risultati e scenari del voto nell’analisi del nostro corrispondente

23/09/2015, Francesco De Palo - Atene

Tsipras-da-oppositore-ad-amministratore

Alexis Tsipras

Da partito di opposizione a compagine governativa, con la stessa fiducia da parte dell’elettorato. Per tre volte in meno di un anno – politiche di gennaio, referendum di luglio e domenica scorsa – Alexis Tsipras ha chiamato i greci a pronunciarsi sul peso specifico della sua Syriza e, nonostante le tre differenti proposte nel merito, ha sostanzialmente replicato il 36% di sette mesi fa, che gli è valso 145 seggi nel nuovo parlamento, uno in meno rispetto a gennaio.

Le urne elleniche dello scorso 20 settembre consegnano un quadro di immutato consenso verso il 41enne ingegnere che “si fa maturo”, dice più di qualcuno, e mette da parte populismo e proposte anti-sistema per indossare un abito europeista e più concreto rispetto alle contingenze economiche e finanziarie che, nel frattempo, sono peggiorate e si sono fatte ancora più urgenti.

Il nuovo governo in coalizione con gli Indipendenti di Destra di Anel (10 seggi) è ancora una volta una scelta da un lato obbligata per superare quota 151 deputati su 300 e dall’alto figlia dell’unica opzione che si apriva dinanzi a Tsipras: sbarrare la strada ad alleanze con la vecchia nomenclatura di Nuova Democrazia e Pasok che ha governato la Grecia negli ultimi trent’anni, conducendola alla crisi detonata nel 2011 e spendersi con un volto, quello di Panos Kammenos interlocutore della Chiesa Ortodossa e delle Forze Armate, non legato al passato sistema di potere.

Numeri e analisi

Non ha vinto il contenitore Syriza, ma l’uomo Tsipras. Scissioni e addii non hanno scalfito la sua marcia e adesso il leader della sinistra radicale si appresta a guidare il paese per l’intera legislatura di quattro anni, (anche se lo Spiegel ha già avanzato i primi dubbi sulla effettiva durata) tentando di assicurargli quella stabilità indispensabile per costruire un minimo di ripresa dopo i disastri della crisi. Punto di partenza sarà il memorandum siglato un mese fa, in base al quale ogni decisione del neo premier dovrà essere autorizzata dal gabinetto economico dei creditori che, di fatto, ha commissariato il paese.

Fallisce di un nulla il tentativo di entrare in parlamento di “Unità Popolare”, la componente di ex sirizei guidata dall’ex ministro Panagiotis Lafazanis e dalla presidente della Camera Zoì Kostantopoulou che si ferma al 2,86%: i greci evidentemente non sono ancora pronti a mettere in discussione la moneta unica, né ad ascoltare proclami che chiedono una politica industriale e bancaria diversa rispetto al recente passato.

Stabili al 5,5% i comunisti integralisti del Kke, fautori dell’uscita greca sia dalla Nato che dall’Unione Europea. Sorprese al centro e nel centrosinistra. Dopo una caduta verticale durata cinque anni, ricomincia a guadagnare terreno il Pasok, che in tandem con la sinistra democratica di Dimar tocca il 6% raddoppiando i voti di sette mesi fa, anche grazie alla nuova portavoce, Fofi Gennimata. Delude il progetto centrista “Potami” del giornalista televisivo Stavros Theodorakis che puntava al 10%, ma deve accontentarsi del 4%. Dopo venticinque anni di campagne elettorali, per la prima volta entra in parlamento l’Unione di Centro di Leventis, con otto deputati. Terza forza in parlamento, sarà invece il movimento neo-nazista Alba Dorata col 7%.

Opposizione

Nonostante abbiano ottenuto quasi gli stessi voti di gennaio (solo uno 0,5% in meno, pari ad un deputato in meno) i conservatori di Nuova Democrazia pagano la sostanziale differenza generazionale fra i due leader, che ha impedito ai neodimokrates di fare presa sull’elettorato più giovane. Il 61enne segretario Vaghelis Meimarakis, al di là dei presunti scandali legati alla fornitura di armi su cui sta indagando la magistratura, è parso un pesce fuor d’acqua sia nel faccia a faccia con Tsipras andato in onda sulla tv pubblica Ert, sia nella comunicazione quotidiana sui media e nelle piazze.

Mentre Tsipras visitava fabbriche chiuse o sceglieva platee “calde” perché avvinghiate alla speranza dell’UE come extrema ratio contro la crisi, il suo avversario puntava solo sugli attacchi personali. E si limitava a rimarcare la piroetta di Tsipras dello scorso agosto, quando dopo una intera campagna elettorale gestita contro la troika ha finito poi per firmare un memorandum peggiore dei precedenti.

L'[]e dei conservatori, al netto della comunanza con Syriza alla voce accettazione del memorandum, può essere ritrovato alla voce “mancato svecchiamento”. In molti, a dire il vero, quando l’ex premier Samaras si era dimesso anche dalla guida del partito avrebbero preferito un volto giovane, magari “specchio” di Tsipras anche per motivi legati all’immagine e ad un profilo più basso, come l’ex ministro Kyriakos Mitsotakis, tra l’altro candidato adesso a sostituire proprio Meimarakis come nuovo leader dei conservatori assieme a suo cugino Kostas Bakoyanis, governatore della Fhtiotida.

Sempre a destra guadagnano voti e un seggio gli ultranazionalisti di Alba dorata, stabilmente al terzo posto ormai da tre anni, nonostante il loro leader Nikolaos Mikalioliakos sia agli arresti domiciliari.

Scenari

Al netto di numeri e percentuali, il voto ellenico rivela due macro-elementi. Lo scollamento oggettivo tra elettori e politica, come dimostra ampiamente il 45% di astenuti, record in cento anni di storia ellenica, consci che nessuna scelta presente o futura avrà influenza in un panorama che è stabilmente sotto il controllo della troika. In secondo luogo, chi ha votato ha compiuto una scelta non ideologica ma di pelle. Rispetto agli altri candidati Tsipras rappresenta, agli occhi dei greci, il condottiero che, pur avendo perso partner, credibilità e numerose battaglie in questi sette mesi, è riuscito quantomeno a tenere la Grecia nell’euro e nell’Europa.

Insomma, un cambio netto di passo e di strategia che però è stato comunque ricompensato dal consenso popolare. Due delle sette vite da gatto Tsipras se l’è già giocate. Adesso la parola passa alle valutazioni trimestrali della troika, vera commissaria governativa in Grecia.

Twitter: @FDepalo

Commenta e condividi

La newsletter di OBCT

Ogni venerdì nella tua casella di posta