Trieste, l’ottima salute del cinema rumeno
Al filmfestival di Trieste, che si è di recente concluso, presentati anche due riusciti film di registi rumeni. Uno parla di band rock di provincia e del rapporto tra padre e figlio, l’altro è un "Full Monty" alla rumena
Il cinema rumeno continua a godere di ottima salute. Lo ha confermato il 24° Trieste Film Festival che ha messo “Rocker” di Marian Crişan in concorso e la commedia “Despre oameni şi melci – Di lumache e di uomini” di Tudor Giurgiu nella nuova sezione “Sorprese di genere”.
Il secondo film di Crişan, dopo “Morgen” premiato al Festival di Locarno 2010, lo conferma come un talento molto interessante, anche se non ha ricevuto premi (ha vinto “V tumane – Anime nella nebbia” del bielorusso Sergej Loznica).
Rock di provincia
Dagli spazi aperti del confine con l’Ungheria, dove era ambientato il precedente, ci si sposta in piccoli appartamenti di Oradea e le sale prove di una band di provincia. Victor è un musicista poco più che quarantenne: lavora nelle misurazioni dei terreni e vive con il figlio tossicodipendente, che a sua volta ha una band. Il figlio non fa che indebitarsi con i pusher, e l’unico loro bene è l’automobile. Victor, che vorrebbe anche riconquistare l’ex moglie e riunire la famiglia, fa di tutto per aiutare il ragazzo, compreso aiutare il suo gruppo musicale nell’organizzare un concerto. La situazione precipita quando un amico sta male durante una festa.
Crişan gira da molto vicino ai suoi attori, con sequenze lunghe (anche prendendo un po’ in giro i canoni del nuovo cinema romeno con lunghi piani sequenza e temi sociali molto forti) e girate molto bene. Il protagonista Dan Chiorean è strepitoso e commovente nei panni di un uomo che dà tutto ciò che ha per i suoi cari, che si sforza, che cerca la serenità per sé e per gli altri e non si dà per vinto. Il suo corpo così sgusciante e flessibile (inizia rubando un paio di sci che cerca poi di vendere), che batte il ritmo, è espressione di questa voglia di non rassegnarsi. Anche quando, nella parte centrale, la storia è un po’ dispersiva, è Chiorean a portare avanti tutto. Il regista conserva una grande umanità nello sguardo e una completa padronanza tecnica.
Maggiore incasso rumeno del decennio
Gli attori sono uno dei punti di forza anche del film di Giurgiu, maggiore incasso rumeno del decennio. “Despre oameni şi melci- Di lumache e di uomini” prende spunto da un episodio realmente accaduto in una fabbrica nel 2002 e lo sposta indietro di 10 anni per una storia alla “Full Monty”, che non scopiazza ma comunque è debitrice della commedia sociale inglese.
Nella piccola città di Muscel quasi tutti lavorano nella locale industria di automobili, che però è fallita e sarà venduta a compratori francesi di lì ad una settimana. E solo 300 operai su 3000 conserveranno il posto di lavoro. L’esuberante George (Andi Vasluianu), quarantenne rappresentante sindacale, sposato con un figlio, una notte vede in tv una pubblicità: un’azienda americana ha aperto a Bucarest una banca del seme e paga i donatori. La sua idea è convincere i colleghi a donare più volte per raccogliere i soldi necessari a superare l’offerta francese.
Quando scopre dall’amante Manuela (Monica Bîrlădeanu, vista in “Diaz” e protagonista in “Francesca”), la segretaria del capo, che i compratori vogliono licenziare tutti e chiudere l’impianto ha un argomento forte per riunirli in un solo obiettivo. Ma gli operai romeni non hanno la reputazione degli “studenti danesi” e questo complicherà le cose. Giurgiu, già regista di “Love Sick”, fondatore del Transilvania Film Festival, ha una mano felice nel dirigere la storia e trarre il meglio dagli interpreti.
La commedia regge senza perdere ritmo e senza forzature e diventa universale e comprensibile a tutti, nei suoi aspetti divertenti e in quelli più coinvolgenti. Giurgiu ha presentato a Trieste anche il bel corto “Un alt craciun – Un altro Natale”, con un bambino che vive con la nonna perché i genitori lavorano in Italia. Al loro ritorno per le feste la sua attenzione, mentre padre e madre parlano con i parenti delle fatiche e del sogno di guadagnare per poi tornare a casa, è assorbita da una domanda. Esiste Babbo Natale? O chi gli porta i regali? Un piccolo episodio simpatico su una questione che tocca nel profondo la società romena: sono migliaia i minori lasciati a casa da emigranti che lavorano nei Paesi occidentali.