Trieste Fim Festival: poche sale ma film importanti
Dal 20 al 26 gennaio il Film Festival di Trieste, dedicato al cinema dell’Est Europa. Per l’inaugurazione il film del premio Oscar Danis Tanović, "Cirkus Columbia”, una storia ambientata nei primissimi anni ’90
Spazi stretti ma film importanti per il 22° Trieste Film Festival che si inaugura giovedì sera con “Cirkus Columbia” di Danis Tanović. Il premio Oscar per “No Man’s Land”, in lizza anche questa volta per la statuetta, sarà a Trieste per accompagnare l’opera del suo ritorno nei Balcani, una storia di solitudine e amicizia ambientata nei giorni precedenti la guerra del ’91 e tratta dal libro del giornalista croato Ivica Ðikić. A fianco di Miki Manojlović c’è Mira Furlan, conosciuta per i ruoli nelle serie tv “Lost” e “Babylon 5”.
Fino al 26 gennaio, pur con un programma ristretto a causa della scarsità di sale (solo Teatro Miela e Cinema Ariston) passerà un po’ il meglio dell’anno passato dall’Europa centro-orientale con retrospettive e omaggi significativi. E in chiusura di festival, il 26 gennaio, c’è “Chantrapas” l’ultima opera del grande regista georgiano Otar Iosseliani. Una favola autobiografica tra la Georgia e Parigi, tra presente e passato, un “ritratto collettivo di cineasti”, per Iosseliani stesso, che coinvolge Paradjanov, Tarkovski, Panfilov, contrapposti ai cineasti vicini al regime.
Una novità è il Premio Corso Salani, istituito dall’Associazione Corso Salani alla memoria del cineasta scomparso nel giugno scorso. Nello spirito del lavoro indipendente di Salani si attribuiranno 10.000 euro a uno fra i “work in progress” di cinque registi indipendenti italiani. I finalisti, presentati il 26 gennaio, sono “Lasciando la Baia del re”, di Claudia Cipriani, “Manga Kissa” di Titta Raccagni, “Palazzo delle aquile” di Stefano Savona, Alessia Porto, Ester Sparatore, “Portraits de villes – Milano Porta Venezia” di Gabriele di Munzio e “Sessioni di primavera – Antigone” di Andrea Caccia.
Tre le sezioni competitive, riservate ai film provenienti dai paesi dell’Europa centro-orientale e con i premi attribuiti dal pubblico. Il Concorso lungometraggi include otto titoli, tutti in anteprima italiana: due sono romeni, due ungheresi, due serbi, uno ceco e uno tedesco.
C’è “Aurora” di Cristi Puiu (vincitore del festival nel 2006 con “La morte del signor Lazarescu”) passato all’ultimo festival Cannes nella sezione Un certain regard. Un ambizioso film di tre ore che si svela allo spettatore negli ultimi dieci minuti: Puiu è anche protagonista nei panni di Viorel, ingegnere quarantenne, divorziato e con due figlie, che prepara un assassinio feroce.
Molto bello dalla Romania “Eu cănd vreau să fluier, fluier – Se voglio fischiare, io fischio” di Florin Serban, premiato un anno fa a Berlino, su un giovane rinchiuso in un carcere minorile.
Dall’Ungheria il forte “Pál Adrienn” di Ágnes Kocsis con l’infermiera obesa di un reparto per malati terminali alla difficile ricerca di una vecchia maestra.
“Besa” con Miki Manojlović è il ritorno di un veterano del cinema serbo, Srđan Karanović (“Sjaj u ocima – Sguardi d’amore”). Ambientato all’inizio della Prima guerra mondiale racconta di un maestro di scuola che va al fronte e affida la giovane moglie slovena al bidello albanese e analfabeta che gli giura fedeltà.
In “Tilva Roš“, vincitore al Festival di Sarajevo, il regista Nikola Ležaić ritrae, al modo di Gus Van Sant, un gruppo di giovanissimi skaters in una zona depressa della Serbia orientale, mentre i minatori lottano per non perdere il lavoro.
Il Concorso documentari propone 16 film: tra questi “Katka”, l’ultima opera della ceca Helena Třeštíková omaggiata l’anno scorso dal festival, e “Kapitalism, Rețeta noastră secretă – Capitalismo, come ne abbiamo migliorato la formula” di Alexandru Solomon sui nuovi imprenditori /faccendieri al potere in Romania. Da non perdere “Cinema Komunisto” di Mira Turajlić: la passione (e ambizione) cinefila di Tito con immagini d’archivio di incontri con star hollywoodiane come Richard Burton (chiamato a interpretare il leader comunista in “Sutjeska – La quinta offensiva” di Stipe Delic) e Liz Taylor, Yul Brinner e Orson Welles (protagonisti nel ’68 del kolossal “La battaglia della Neretva” di Veljko Bulajic), Kirk Douglas, ma anche Sophia Loren e Carlo Ponti.
Diciassette i cortometraggi selezionati a concorrere per il Premio Mediterraneo Cinema, cui si aggiunge una selezione di 13 cortometraggi di animazione.
Importante la retrospettiva, curata da Fabrizio Grosoli, su Sergej Loznitsa, il documentarista che ha esordito nel lungometaggio con il magnifico e cupo “Sčasťje moje – La mia felicità”, la grande sorpresa del festival di Cannes. Loznitsa – nato in Bielorussia, cresciuto in Ucraina, maturato tra le scuole di Mosca e San Pietroburgo e dal 2001 emigrato in Germania – ha realizzato 12 film dal ‘96 a oggi ed era già stato a Trieste nel concorso documentari con “Fabrika – Fabbrica”, “Blokada – Assedio” e “Predstavlenie – Parata”.
Il progetto “Lo schermo triestino” ha come protagonista invece una firma prestigiosa della critica italiana, il triestino Callisto Cosulich, che proporrà quattro film di culto, tra questi “Lady Windermere’s Fan – Il ventaglio di Lady Windermere” nella versione integrale recuperata dalla Cineteca del Friuli. L’omaggio avrà una seconda tappa a marzo con la pubblicazione del libro curato da Elisa Grando.
Un omaggio in quattro lungometraggi è dedicato a Dušan Hanák, classe 1938, regista, sceneggiatore, fotografo, una delle più importanti e rilevanti personalità della cinematografia slovacca e della "nova vlnà".
L’ iniziativa “When East Meets West” (19-21 gennaio) vuole incoraggiare la cooperazione tra paesi dell’Europa orientale, Italia e Francia con il pitching di 16 nuovi progetti, tavole rotonde, presentazioni, e proiezioni. Incontreranno gli studenti e il pubblico due maestri: il regista Jiří Menzel e l’attore Rade Šerbedžija. Quest’ultimo presenterà anche il proprio libro “Fino all’ultimo respiro”, e, fuori concorso, il film “Sedamdeset i dva dana – 72 giorni” diretto dal figlio Danilo e del quale è interprete.Tra gli eventi speciali pure la deliziosa animazione “Gadkij utenok – Il brutto anatroccolo” del russo Garri Bardin, che ha unito la fiaba di Andersen e le musiche di Čajkovskij. Ricca anche “Muri del suono”, la sezione dedicata ai film musicali: rock, punk, techno, ma anche cori partigiani, musica etnica e popolare, sperimentale e d’avanguardia.
Un programma è dedicato alla Romania con “Muzica în sânge (La musica nel sangue)” di Alexandru Mavrodineanu, con un bambino star a tutti i costi, e “The Shukar Collective Project” di Matei-Alexandru Mocanu, esperimento musicale e umano con il meglio della scena techno rumena e la musica tradizionale degli zingari.
Dalla Serbia “Zvezda je rođena – E’ nata una stella” di e con Vanja Kovačević, storia di una cover band dei Decemberists la cui la regista ha pochi mesi a disposizione per imparare a suonare la batteria.
“Mica i okolne priče – Mica e le storie su di lei” di Milan Nikodijević ritrae la mitica cantante Milica “Mica” Ostojić, popolare nella Jugoslavia anni ’70 per canzoni dai testi controversi (“Davorike dajke”) e ora tranquilla signora. A cavallo tra Slovenia e Italia è ambientato “Pesem upora – Canzoni della resistenza” di Andraž Pöschl, sui cori partigiani della Seconda guerra vivi ancora oggi. E in una chiesa tedesca sconsacrata risuona un’unica nota, scritta da John Cage, in “Es wird einmal gewesen sein – L’oggi sarà una volta” di Anca Miruna Lazarescu. Infine la sezione Zone di cinema, con la produzione legata al territorio. Fuori gara “Sguardi attraverso la cortina di ferro” di Anja Medved.