Trieste Film Festival: l’Europa centro-orientale e dintorni
È il festival di cinema italiano più attento a ciò che accade nell’est dell’Europa e del Mediterraneo. Ora la diciottesima edizione. Alpe Adria Filmfestival si svolgerà a Trieste dal 18 al 25 gennaio e ha già annunciato i pezzi forti di un interessante programma
Il gitano Tony Gatlif, il turco Nuri Bilge Ceylan, il serbo Goran Paskaljevic, il croato Rajko Grlic o il rumeno Radu Munteanu sono solo alcuni dei nomi di spicco di una manifestazione che presenta il meglio dell’anno di tutta la regione ed è un luogo di incontro per cineasti di provenienza diversa.
Oltre ai concorsi, ci sono le retrospettive (lo svizzero Fredi Murer e l’italiano Franco Giraldi) e le sezioni tematiche come "Update Deutschland" sulla produzione tedesca recente e un focus sull’ex Ddr Andreas Dresen.
In totale nelle quattro sale cittadine saranno presntati circa 150 titoli fra lungometraggi, documentari e cortometraggi (informazioni www.triestefilmfestival.it).
Come evento d’apertura è stato annunciato "Transylvania", che a primavera sarà nelle sale italiane, di Gatlif con Asia Argento. Una pellicola retta dalla musica e dalle pulsioni istintuali, che racconta di Zingarina (Argento) che, in compagnia di un’amica, arriva in Romania alla ricerca di un uomo solitario e senza legami fugacemente conosciuto in Francia, il musicista Tchangalo (Birol Unel, già protagonista de "La sposa turca"). Oltre che una storia d’amore, il film è un’immersione in una terra misteriosa e affascinante.
La chiusura del festival sarà affidata a uno dei più bei film del 2006, anche questo passato a Cannes, "Iklimler – Climi" di Bilge Ceylan. Incomunicabilità e fine di un amore, solitudine e ricerca di una felicità che sfugge continuamente i temi di un’opera rarefatta e intensa del regista che a Trieste vinse nel 2004 con "Uzak – Lontano".
La Romania, che negli ultimi due – tre anni si è segnalata come il paese emergente del sudest Europa in campo cinematigrafico, sarà rappresentata da due film in competizione, "Paper Will Be Blue" di Radu Munteanu e "The Way I Spent The End of The World" di Catalin Mitulescu, entrambi a rievocare la "rivoluzione" che nel dicembre 1989 travolse il regime di Ceausescu.
Già premiato in vari festival è "Optimisti" di Goran Paskaljevic, una variazione sul tema del "Candide" di Voltaire in una Serbia tribolata e un grande Lazar Ristovski che si fa in 5 negli altrettanti episodi di un mosaico crudele e divertente.
In gara ancora il croato "Karaula – Border Post" di Grlic, il bel albanese "Magic Eye" di Kujtim Cashku (un altro racconto della caduta del comunismo con le speranze subito tradite) e il tagiko "To Get to Heaven First You Have to Die" del talentuoso Djamshed Usmonov.
Il concorso documentari vedrà il lizza 24 lavori di tutte le durate e si conferma tra le sezioni più curiose e sorprendenti: massiccia la presenza di opere russe, di registe donne e da segnalare il ritorno del serbo Zelimir Zilnik. Dal Festival di Sarajevo arriva poi un gruppo di documentari (i cui titoli verranno confermati a ridosso dell’inaugurazione) di vari Paesi della ex Jugoslavia che raccontano storie di violenze, di ricerca della verità e del tentativo di ottenere giustizia per i crimini degli anni ’90.