Transizione verde in Montenegro, una strada tutta in salita
In Montenegro la più grande centrale termoelettrica, quella di Plevlja, viene riqualificata per avvicinarsi agli obiettivi di sostenibilità ecologica nella produzione di energia. Nonostante gli sforzi, il paese è però ancora lontano dall’obiettivo dichiarato di diventare "uno stato ecologico"

Transizione-verde-in-Montenegro-una-strada-tutta-in-salita
Centrale di Plevlja - © Shutterstock
Negli ultimi quarant’anni, la centrale termoelettrica di Pljevlja è stata la principale fonte di approvvigionamento energetico in Montenegro. Fino a pochi mesi fa, la termocentrale ha prodotto la quota più consistente dell’energia elettrica (40%) e, insieme alle centrali idroelettriche di Perućica e Piva, ha coperto oltre l’85% del fabbisogno nazionale.
Lo scorso 31 marzo l’impianto di Pljevlja ha interrotto la produzione per effettuare interventi di riqualificazione sostenibile. Una decisione giunta con grande ritardo, considerando che già alla fine del 2020 la termocentrale aveva raggiunto il limite massimo di ventimila ore di attività, stabilito dalla Comunità dell’energia per il periodo 2018-2023.
Secondo un rapporto dell’ong Bankwatch, nel 2022 le emissioni di sostanze tossiche dalle centrali termoelettriche nei Balcani occidentali sono aumentate rispetto all’anno precedente. L’aumento è stato rilevato per tutti e tre i principali inquinanti: anidride solforosa (SO2), ossidi di azoto (NOx) e polveri sottili.
Anziché chiudere la termocentrale di Pljevlja, il Montenegro ha scelto la strada della riqualificazione sostenibile, che dovrebbe contribuire a ridurre le emissioni di gas nocivi in modo da raggiungere livelli conformi ai più stringenti standard europei. La fase finale del progetto di riqualificazione è iniziata lo scorso 31 marzo con l’interruzione della produzione, che dovrebbe essere ripristinata il prossimo 15 novembre.
L’Azienda elettrica del Montenegro (EPCG) e il governo sperano di convincere la Comunità dell’energia e l’Unione europea a sostenere l’impianto di Pljevlja a lungo termine, tenendo conto del fatto che il percorso di decarbonizzazione, oltre alla CO2, dovrebbe ridurre anche le emissioni di altre sostanze pericolose per la salute.
Una strategia che rischia però di rivelarsi fallimentare, considerando che i valori limite di emissioni consentite – come previsto dalla Direttiva UE sulle emissioni industriali – vengono rivisti e inaspriti ogni tre anni.
La nuova bozza del piano nazionale per l’energia e il clima [sottoposta a consultazione pubblica fino al 6 agosto] affronta in modo dettagliato la questione della riqualificazione della termocentrale di Pljevlja, una questione non solo energetica e ambientale, ma anche economica.
Da anni ormai il Montenegro figura tra i paesi con i prezzi dell’elettricità più bassi in Europa e i ricavi derivanti dall’export di energia elettrica costituiscono una quota significativa delle entrate pubbliche. Tuttavia, con la sospensione temporanea dell’attività della centrale di Pljevlja, la situazione è destinata a cambiare.
L’interruzione della produzione causerà infatti una perdita di circa 90 milioni di euro per l’EPCG, mentre la miniera di carbone di Pljevlja perderà 48 milioni di euro di entrate, dato che oltre il 93 percento del carbone estratto viene venduto all’unica centrale termoelettrica montenegrina.
Nella bozza del nuovo piano strategico si afferma che la termocentrale di Pljevlja potrebbe gradualmente ridurre la produzione e cessare completamente l’attività entro il 2041. L’auspicio del governo di Podgorica è che la Comunità dell’energia consenta l’esercizio dello stabilimento di Pljevlja fino al 2040 proprio grazie al progetto di decarbonizzazione al quale sono stati destinati 75 milioni di euro. La Comunità dell’energia non si è ancora espressa sulla questione.
Nel frattempo, la leadership montenegrina si trova ad affrontare altre sfide. Dall’anno prossimo, in Europa le centrali elettriche a carbone pagheranno una tariffa speciale, quindi il prezzo dell’elettricità potrebbe aumentare significativamente.
Il governo di Podgorica cercherà di rinviare questo obbligo al 2030 per evitare effetti negativi sul tenore di vita dei cittadini montenegrini che fino ad ora si basava in gran parte sull’accesso all’elettricità a prezzi convenienti.
Quindi, l’inevitabile destino della termocentrale di Pljevlja, pone il Montenegro davanti a sfide concrete, compresa la necessità di investire nelle rinnovabili.
Nei prossimi due anni dovrebbero essere portati a termine almeno cinque grandi progetti. Entro la fine del 2027, oltre ad un nuovo generatore della centrale idroelettrica di Perućica, dovrebbero essere operative la piccola idrocentrale di Otilovići, il parco eolico di Gvozde e due grandi impianti fotovoltaici, Slano e Krupac. Il valore complessivo di questi progetti è 181 milioni di euro.
Per i prossimi dieci anni, sono previsti ulteriori investimenti in energie rinnovabili, tra cui due grandi centrali idroelettriche, Komarnica e Kruševo, e numerosi impianti eolici e fotovoltaici, per un valore complessivo di due miliardi e mezzo di euro.
Come sottolineato nella bozza del piano nazionale per l’energia e il clima, per quanto riguarda l’energia eolica e solare, “è importante tenere conto della variabilità produttiva, che rappresenta una grande sfida per l’integrazione delle fonti rinnovabili nel sistema elettrico”.
“Se le centrali idroelettriche di Komarnica e Kruševo non dovessero essere realizzate – si legge nel documento – sarebbe molto più difficile raggiungere gli obiettivi di aumento della quota di fonti rinnovabili. Questi impianti idroelettrici sono stati pensati come un elemento chiave del sistema di bilanciamento di rete, così da poter contribuire alla crescita complessiva delle rinnovabili”.
“Nel caso in cui si rinunciasse alla realizzazione di questi impianti, bisognerebbe orientare tempestivamente le scelte politiche verso tecnologie alternative, aumentando la capacità degli impianti fotovoltaici ed eolici e sviluppando sistemi di accumulo di energia”.
Ad ogni modo, per il Montenegro la strada della transizione energetica – con il passaggio dal carbone all’energia idroelettrica, eolica e solare – è ancora lunga e tutta in salita. Solo se riuscirà a completare questo percorso, il Montenegro diventerà effettivamente “uno stato ecologico”, come proclamato nella sua Costituzione.












