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Transalpina, una galleria fotografica

Sin dall’inaugurazione della ferrovia nella stazione di Gorizia avevano sede le officine dell’intera linea e il deposito delle locomotive con la piattaforma girevole (una rarità quest’ultima, a quanto dicono gli esperti) ancora oggi funzionante (se ne vede in parte l’esterno nella foto 14). Nella stessa foto, in primo piano, la fontana con un cippo del periodo fascista. La scritta in italiano è stata divelta a colpi di arma da fuoco (si vedono ancora i segni delle pallottole).

Nella zona della Castagnavizza alcune strade sono "sparite", interrotte e rese inutilizzabili dal confine. Oltre alla via del Poligono sono interrotte la via della Cappella e la via Tonzig. Quest’ultima proseguiva oltre i binari attraversandoli su questo ponte. (foto 16)

Sin dall’inaugurazione della ferrovia nella stazione di Gorizia avevano sede le officine dell’intera linea e il deposito delle locomotive con la piattaforma girevole (una rarità quest’ultima, a quanto dicono gli esperti) ancora oggi funzionante (se ne vede in parte l’esterno nella foto 14). Nella stessa foto, in primo piano, la fontana con un cippo del periodo fascista. La scritta in italiano è stata divelta a colpi di arma da fuoco (si vedono ancora i segni delle pallottole).

Il primo incontro è con uno dei cimiteri di caduti austro-ungarici della Prima Guerra Mondiale, presenti lungo l’Isonzo e sul Carso, in Slovenia. Per arrivarci si attraversano i binari. All’ingresso si trovano iscrizioni in sloveno, tedesco, ungherese e anche italiano. I caduti sono per lo più ungheresi, come Bela, Janos e Geza, ma c’è anche un Carlo Crepaldi, un soldato italiano arruolato nell’esercito austro-ungarico. Il cimitero include anche un cippo in legno, tradizione della Transilvania.

Sull’altro ponte, "gemello", su cui corre la strada internazionale per il Collio sloveno (foto 8), frotte di studenti appena usciti da scuola si accalcano sul parapetto per assistere ai salti da un’altezza di 55 metri di qualche ragazzo in vena di esibirsi. Questo sport estremo è chiamato Bungee Jumping. (foto 9)

Il doppio tunnel sotto la Castagnavizza (foto 15). Funzionando un solo binario, il secondo tunnel è stato adibito a pista ciclabile. Sopra i tunnel si vede il parapetto che proteggeva il proseguimento della vecchia via del Poligono, oggi interrotta dal confine circa venti metri prima. La via (Streliška pot) prosegue ancora oggi fino al bosco del Panovec, dove si trovano ancora i resti del vecchio poligono di Gorizia (luogo in cui venivano eseguite le fucilazioni di partigiani rinchiusi nelle carceri di via Barzellini).

Il treno arriva a Nova Gorica e a Gorizia "trionfalmente", attraversando il ponte di Salcano, alto sull’Isonzo. (foto 2)

Al valico del Rafut treno e biciclette procedono appaiati. (foto 17)

Il valico della Casa Rossa è il punto di passaggio storico di Gorizia. La ferrovia transita sopra la “terra di nessuno”. Il 13 agosto 1950, una folla di jugoslavi invase pacificamente la città per fare acquisti e rivedere parenti, dopo tre anni di chiusura del confine. Questo episodio, noto come la “domenica delle scope”, rappresentò la prima crepa della “cortina di ferro”. In passato, la strada partiva da Gorizia verso Vienna, al cuore dell’impero austro-ungarico.

Un viaggio fotografico lungo i chilometri nei quali la linea ferroviaria della Transalpina attraversa la regione di Gorizia e Nova Gorica (Tratto da Isonzo-Soča n.68, giugno-luglio-agosto 2006)

Ecco la "porta dell’Isonzo", il varco fra il Sabotino, il Monte Santo e il San Gabriele che il fiume ha scavato per aprirsi poi alla pianura. I tre monti sono come i guardiani di questa porta, e un po’ anche si rassomigliano: hanno all’incirca la stessa altezza, la stessa natura rocciosa, la stessa vegetazione e quasi la stessa forma, con una vetta principale e un’altra minore a una certa distanza dalla prima. Sono i tre monti di Gorizia, diventati famosi per le battaglie che vi si svolsero nel corso della prima guerra mondiale. (foto 1)

I suoi pomodori crescono in Slovenia accanto al terrapieno della ferrovia, invece le verze e i cardi in Italia. Zoff è l’unico contadino della città a possedere ancora una stalla con diverse mucche (sei, per la precisione; foto 23). Proprio sul terrapieno della ferrovia, dietro alla casa dei Zoff, nel novembre del 1915 venne fucilato dagli austriaci l’irredentista Emilio Cravos, un fruttivendolo goriziano (aveva un banco al mercato), che era stato sorpreso dai gendarmi a gridare "Viva l’Italia" in un’osteria di piazza Grande (questa è la versione ufficiale, ma su questo episodio vi sono opinioni contrastanti).

La stazione di Nova Gorica è il centro direzionale della linea ferroviaria attuale Jesenice-Nova Gorica-Sežana. Quando fu inaugurata la ferrovia (nel 1906) questa stazione avrebbe dovuto avere, secondo la legge austriaca, una tabella trilingue Görz-Gorizia-Gorica, ma i nazionalisti italiani si opposero alla scritta in sloveno e, dopo lunghe polemiche, per un certo periodo vennero tolte tutte le tabelle con il nome della stazione. (foto 13)

Il treno si avvia verso la piccola stazione di Salcano, ultima fermata prima di Nova Gorica. Sullo sfondo si può notare il profilo del Castello e della Castagnavizza. (foto 10)

Sulla piazza di Salcano una recente fontana rappresenta l’acqua dell’Isonzo nella stretta dei monti mentre sta irrompendo nella pianura. (foto 11) Quando lasciamo Salcano non possiamo non dare un’occhiata alla contestatissima (a Gorizia) fonderia "Livarna". (foto 12)

Valdirose, fotografata dai bastioni del castello, con la ferrovia oltre la rete bianca della pista ciclabile. Nel 1948 Pasolini fa arrivare qui i personaggi del suo romanzo “Il sogno di una cosa”, in viaggio verso la Jugoslavia per cercare lavoro e “costruire il socialismo”. “Pareva che non ci fosse più mondo, o che avesse inizio un mondo del tutto nuovo”, scrive. Dal castello, il 27 giugno 1991, i goriziani assistono alla “battaglia della Casa Rossa” tra soldati jugoslavi e “territoriali” sloveni.

La ferrovia in vista del castello e dell’ex seminario, ora sede universitaria. (foto 24, 25) Il treno lascia la città e transita accanto all’ospedale di Šempeter dirigendosi verso la rampa carsica che lo porterà a Štanjel e a Sežana. (foto 26).

La Transalpina prosegue oltrepassando il torrente Vertoibizza (foto 21) che entra in Italia e subito dopo rientra in Slovenia. A questa altezza, dalla parte italiana, in via Cravos, si trova la vecchia casa contadina di Dario Zoff, contornata dal confine (foto 22).

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