Tragedia di Novi Sad, primi arresti eccellenti

Dopo mesi di proteste di piazza, la magistratura serba ha ordinato undici arresti eccellenti per la tragedia della stazione di Novi Sad, che ha provocato quindici vittime. Una decisione che ha suscitato la reazione stizzita dell’establishment e dei media pro-governativi serbi

08/08/2025, Massimo Moratti Belgrado

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Proteste per la tragedia di Novi Sad - © Trxiswan/Shutterstock

È arrivata come il classico fulmine a ciel sereno, la notizia degli undici arresti eccellenti per il crollo della pensilina della stazione di Novi Sad, lo scorso 1 novembre.

Gli arresti hanno coinvolto delle figure di spicco della politica serba, come l’ex ministro per le Costruzioni e le Infrastrutture Tomislav Momirović (membro della presidenza del SNS), che si era già dimesso a novembre dell’anno scorso, la sua assistente Anita Dimoski, che era la responsabile per il progetto di ricostruzione della ferrovia serbo-ungherese e già si trovava agli arresti domiciliari, e altre nove persone tra i quali ex direttori delle infrastrutture della Serbia, il rappresentante legale della ditta che aveva eseguito i lavori e le persone responsabili per gli appalti della città di Novi Sad.

Le indagini hanno coinvolto anche Goran Vesić, il ministro per le Costruzioni che era in carica al momento del crollo della pensilina, che però la notte prima degli arresti è stato ricoverato d’urgenza e sottoposto ad un’operazione e che quindi è al momento sottoposto a cure mediche.

Le persone arrestate sono sospettate di aver favorito l’arricchimento delle ditte cinesi CRIC (Chinese Railway International Corporation) e CRCC (Chinese Railway Construction Corporation), che erano incaricate dell’esecuzione dell’appalto, e di aver causato un danno erariale di oltre 115 milioni di dollari alla Serbia.

In seguito agli arresti, il tribunale d’appello di Belgrado ha ordinato la detenzione dei sospettati, compreso Vesić, per un periodo di 30 giorni.

Gli arresti sono stati ordinati dalla procura speciale per il crimine organizzato della Serbia, creata nel 2016 dalla legge sugli organi statali per la lotta alla corruzione, terrorismo e crimine organizzato.

Il caso del crollo della pensilina, o per lo meno alcun aspetti di tale caso, erano stati trasferiti alla procura speciale per il crimine organizzato da una decisione della procuratrice capo della Serbia, Zagorka Dolovac, a febbraio di quest’anno, mentre in precedenza il caso era di competenza della procura di Novi Sad.

Le reazioni dell’establishment e dei media pro-governativi

Gli arresti sembrano aver colto tutti di sorpresa. La data in cui sono avvenuti è simbolica, dato che ogni primo giorno del mese si contano i mesi trascorsi dal crollo della pensilina. In tutta la Serbia le manifestazioni di protesta contro la corruzione e contro il SNS continuano con cadenza giornaliera, anche se in tono minore: sempre più di frequente la polizia e la gendarmeria sono coinvolte nello sgomberare le occupazioni pacifiche e i fermi e gli arresti oramai non si contano più.

La reazione del presidente Vučić non si è fatta attendere, ma, come spesso accade, ha tentato di mantenere l’equilibrio tra la sua funzione istituzionale e le critiche nei confronti della procura, secondo uno stile che appare ben consolidato.

Se infatti ufficialmente non ha voluto commentare gli undici arresti, ha fatto comunque riferimento alla procura speciale come “procura per il crimine organizzato” e non “contro il crimine organizzato”.

Il giorno dopo gli arresti, il presidente Vučić ha indetto una riunione d’urgenza del Consiglio di Sicurezza Nazionale, senza però specificare quale ne fosse il motivo. Alla fine, il Consiglio ha trattato principalmente la questione di Dodik, condannato in via definitiva in Bosnia Erzegovina.

Ciò nonostante, rispondendo ad una domanda, Vučić ha definito “scandalosa” la decisione di procedere agli arresti nove mesi dopo il crollo della pensilina e ha insinuato che ci fossero degli interessi stranieri da parte di qualche ambasciata dietro l’azione della procura speciale. In seguito lo stesso Vučić, pur continuando a rifiutarsi di commentare la situazione, ha maliziosamente fatto capire che c’era un’intesa tra la procura e il giudice che ha ordinato la custodia cautelare di 30 giorni e che ora il procuratore stesso era andato a divertirsi in vacanza in Sardegna.

Se il presidente Vučić ha cercato, senza molto successo, di astenersi dal commentare la decisione dei giudici, i tabloid e la stampa allineati sulla posizione del governo non hanno avuto remore: per i tabloid infatti si tratterebbe di un vero e proprio “colpo di stato della magistratura ” e che la procura stessa saerbbe di fatto una marionetta che prende gli ordini direttamente dall’Unione Europea dato che l’inchiesta della procura non sarebbe nient’altro che un piano già preparato a Bruxelles e del quale la procuratrice capo Dolovac ne è uno strumento.  In realtà, il vero scopo degli arresti sarebbe quello di colpire le ditte cinesi coinvolte nella costruzione per cercare di ridurne l’influenza geopolitica in Serbia.

Questa tesi, portata avanti dai tabloid, è stata sostenuta anche dal quotidiano Politika , che ipotizza che i meccanismi giudiziari siano stati utilizzati da Bruxelles come uno “strumento geopolitico di riorganizzazione dei rapporti interni della Serbia ”, allo scopo di allontanare la Serbia dai suoi partner abituali e penalizzare le ditte cinesi.

La simmetria degli argomenti usati da Informer e da Politika è decisamente singolare: al centro delle critiche vi è la decisione della procuratrice capo Zagorka Dolovac di aver trasferito alla procura speciale parte dell’inchiesta.

Un altro aspetto curioso di questa vicenda è che la stessa procuratrice Dolovac in passato è stata spesso oggetto di critiche per essersi dimostrata passiva in una serie di casi delicati nei quali erano coinvolti funzionari o persone vicino al SNS.

Le reazioni della stampa indipendente

Se la stampa e i tabloid pro-governativi appaiono concordi nel definire gli arresti come un colpo di stato strisciante, analisti e giornalisti indipendenti appaiono invece divisi tra coloro che ritengono che anche gli arresti siano solo una messinscena del SNS mirante a confondere ulteriormente le acque e coloro che invece sperano che questi arresti siano una sorta di risveglio della magistratura .

In questo contesto le reazioni isteriche e spaventate nella coalizione governativa sarebbero la prova che gli arresti sono stati una vera e propria sorpresa , ma di certo non un colpo di stato, dato che in uno stato governato dal diritto, l’arresto di un ministro non può esser certamente considerato un attacco alle istituzioni.

In Serbia, purtroppo, molte indagini iniziano sotto la luce dei riflettori ma regolarmente finiscono nel dimenticatoio e il timore finora era che lo stesso potesse accadere alle indagini per il crollo della pensilina, visto l’alto profilo politico della vicenda.

Gli arresti di sabato, se da un lato accendono una luce di speranza che giustizia possa esser fatta, dall’altro lato contribuiranno certamente a rinfocolare le proteste e il malcontento popolare in vista di quello che si prospetta come un nuovo autunno caldo.