Tra i giovani europei, più di uno su dieci non lavora né studia

Il tasso dei cosiddetti "Neet" è particolarmente alto nei paesi mediterranei e del sud-est Europa – anche se ha iniziato a diminuire, grazie ad alcune nuove iniziative

19/10/2017, EdjNet -

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Ashley Campbell/Flickr

 

All’interno dell’Unione Europea, l’11,6 per cento dei giovani fra i 15 e i 25 anni non lavora né riceve alcuna formazione. In gergo vengono chiamati "Neet" (neither in employment nor in education or training). Una definizione che in realtà raggruppa situazioni molto diverse: il 38 per cento dei Neet sono dei disoccupati di breve durata – spesso giovani diplomati in cerca del primo impiego, oppure ragazzi che rientrano sul mercato del lavoro dopo un’esperienza di studio o formazione – mentre il 50 per cento è rappresentato da disoccupati di lunga durata o da inattivi che si trovano stabilmente fuori dal mondo del lavoro per mancanza di qualifiche o per la loro situazione personale (es. responsabilità familiari, stato di salute). Questi ragazzi e ragazze finiscono così per ritrovarsi bloccati in una fase di transizione che può rivelarsi più o meno lunga.

La situazione in realtà è ancora più preoccupante, dato che secondo la Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro (Eurofound) la percentuale di questa seconda categoria di Neet sarebbe sottostimata . La causa sarebbe in particolare l’incapacità di molti Stati europei di proporre delle alternative a questi giovani che, scoraggiati dalla difficoltà di accedere ai canali tradizionali, finiscono semplicemente per scomparire dalle statistiche ufficiali.

Così, anche se vi sono alcuni paesi che stanno cercando di individuare meglio i Neet – per esempio con la creazione di una rete di mediatori per i giovani in Bulgaria o con l’adozione di uno sportello unico per l’orientamento dei giovani in Finlandia – nelle statistiche ufficiali i disoccupati di breve durata rimangono sovrarappresentati rispetto agli altri.

Le ragazze escluse dalla formazione e dall’occupazione sono inoltre più numerose dei ragazzi (il 16 per cento rispetto al 12 per la fascia d’età 15-29 anni) – soprattutto laddove hanno dei figli, come precisa un’analisi del Parlamento europeo. La percentuale dei Neet inoltre aumenta con l’età: nel 2016 solo il 6 per cento dei giovani fra i 15 e i 20 anni non aveva né lavoro né formazione, rispetto al 17 per cento di quelli compresi tra i 20 e i 25 anni.

I paesi mediterranei – ai quali si aggiunge l’Irlanda – sono quelli in cui si registra la più alta percentuale di Neet, che lì sono inoltre soprattutto disoccupati di lunga durata. Tra gli stati membri, è l’Italia il paese dove il problema è più grave (20 per cento dei giovani). Ancora più alta è però la quota dei Neet nei paesi del sud-est Europa che non fanno parte dell’Unione Europea, come l’Albania, il Kosovo e la Bosnia Erzegovina, dove quasi un giovane su tre è escluso dal mercato del lavoro e dal sistema della formazione.

Nell’Europa orientale la principale causa di esclusione dei giovani dal mercato del lavoro e dalla formazione sono le ragioni familiari (quasi un quarto dei Neet bulgari o lettoni è impegnato per via dei figli, rispetto al 10 per cento degli spagnoli o degli svedesi). I Neet infine sono relativamente meno numerosi nei paesi scandinavi e nell’Europa occidentale, dove sono per lo più dei disoccupati di breve durata o impegnati a intraprendere un nuovo lavoro.

Per contenere questo problema giovanile, che ha assunto dimensioni sempre più grandi dopo la crisi iniziata nel 2008 – e il cui costo per gli stati membri è stimato in 162 miliardi di euro all’anno, cioè l’1,3 per cento del Pil dell’Ue – la Commissione europea ha istituito nel 2013 la Garanzia europea per i giovani , a cui aderiscono tutti gli Stati membri. L’obiettivo è proporre a ogni giovane "un’offerta di qualità basata su un lavoro, un complemento di formazione, un apprendistato o uno stage nei quattro mesi successivi all’inizio del loro periodo di disoccupazione o di uscita dalla scuola".

Finanziata dal Fondo sociale europeo e dall’Iniziativa per l’occupazione giovanile – dotata di un bilancio di circa un miliardo di euro all’anno – tra il 2013 e il 2015 questa Garanzia ha permesso l’adozione di 132 misure in favore dell’occupazione e della formazione dei giovani in Europa, riferisce la Commissione europea. Ma anche se dal 2014 la percentuale di Neet continua a diminuire, la Commissione lamenta che le politiche degli stati membri mirino soprattutto ad aiutare i giovani disoccupati a scapito degli inattivi – che invece rappresentano la fascia più fragile, e la cui scarsa visibilità potrebbe in futuro minacciare la coesione sociale degli stati europei.

Questo articolo è pubblicato in associazione con lo European Data Journalism Network  ed è rilasciato con una licenza CC BY-SA 4.0

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