Torino 2006, uno sguardo da Est
Partono le Olimpiadi invernali di Torino, fra polemiche, misure di sicurezza eccezionali e contestazioni. Un articolo del settimanale serbo Vreme ripercorre le vicende legate ai Giochi di Torino, tracciando un parallelo con le famose Olimpiadi di Sarajevo del 1984
Di Slobodan Georgijev, Vreme, 3 febbraio 2006 (tit. orig. Praznik u Torinu)
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Ivana Telebak
Oltre alla squadra di calcio della Juventus e all’industria automobilistica Fiat, la regione Piemonte, nell’Italia settentrionale – assieme alla sua capitale Torino – da quest’inverno riceverà anche l’aggettivo di "olimpica". Ex casa dei calciatori della Juve, lo stadio Comunale è stato ristrutturato per le Olimpiadi e il 10 febbraio vi si terrà la cerimonia d’apertura. Prima però che la fiamma olimpica illumini lo stadio e la città, gli organizzatori dovranno impegnarsi affinché la fiaccola arrivi "in modo sicuro" alla sua meta. Come tutti i precedenti, anche questi giochi saranno i "più grandi" sotto molti aspetti, ma saranno accompagnati da un’atmosfera del tutto particolare, per il fatto che in Italia esiste una forte resistenza dei no-global e tenendo presente che il maggior sponsor di questa manifestazione di 17 giorni è la multinazionale Coca Cola.
Lo scontro tra gli "anarchici" italiani, famosi per l’organizzazione della grande protesta genovese nel periodo in cui si tenne il summit del G8 alcuni anni fa in questa città italiana, e gli organizzatori dei giochi olimpici, è stato caratterizzato da alcuni incidenti che hanno accompagnato il viaggio dell’"eterna fiamma olimpica" attraverso l’Italia. Se i giochi invernali della scorsa edizione (Salt Lake City, Stato dello Utah, USA, 2002) sono trascorsi nell’atmosfera dell’attacco a New York e al Pentagono e le azioni dietro le quinte riguardavano solo l’organizzazione delle Olimpiadi, questi giochi rischiano di essere ricordati per il grande entusiasmo dei diversi "gruppi sociali alternativi", che cercano di scoprire cosa c’è dietro al funzionamento del Movimento olimpico. Le proteste hanno accompagnato la fiaccola quasi per l’intero viaggio attraverso l’Italia ed è persino accaduto che ad un tratto la fiamma si spegnesse.
Anarchici e globalisti
In questo modo sono stati messi in questione i valori principali che propaga il Movimento olimpico: l’entusiasmo, la collettività, la cura per l’ambiente naturale, la dedizione e la lealtà allo "spirito olimpico". In tutta questa situazione non aiuta nemmeno il fatto che l’Italia abbia di nuovo – dopo il leggendario Alberto "la Bomba" Tomba – un nuovo grande sciatore, Giorgio Rocca, che in questa stagione domina nello slalom, la disciplina principale dello sci alpino, con cinque vittorie consecutive in Coppa del mondo. Non ha ancora raggiunto quel risultato che all’epoca aveva raggiunto Tomba con sette vittorie consecutive, ma si tratta pur sempre di un grande risultato. Ma, l’ex carabiniere Rocca non ha il fascino di Alberto Tomba e non può realizzare la stessa influenza sull’opinione pubblica. Questi non sono gli unici problemi che, ad una settimana dall’apertura, turbano gli organizzatori, perché anche i lavoratori dell’Alitalia, la più grande compagnia aerea italiana, hanno annunciato uno sciopero che potrebbe portare al blocco aereo dell’Italia. Oltre a loro lo sciopero è stato annunciato anche dai giornalisti sportivi della televisione nazionale RAI a causa delle cattive condizioni di lavoro. Questi ultimi in questi giorni terranno uno sciopero di avvertimento, e se non dovessero ottenere rispost, annunciano di interrompere il lavoro durante gli stessi Giochi. I leader degli anarchici hanno annunciato che sosterranno questi scioperi. Gli organizzatori probabilmente avranno dei problemi ad impedire proteste nelle vicinanze o negli stessi campi sportivi perché i "gruppi radicali" certamente cercheranno di sfruttare la presenza di tutti i media mondiali.
A causa della presenza globale dei media, i Giochi olimpici sono il più grande avvenimento sportivo e anche quest’anno saranno pari solo al Campionato mondiale di calcio in Germania. Si tratta di occasioni per mostrare al mondo l’intera regione, in tutti gli ambienti possibili, e di sfruttare ogni occasione per un buon guadagno. Un’occhiata alla lista degli sponsor svela che tutti i "giganti economici" italiani hanno aiutato i Giochi, ma che la compagnia americana Coca Cola continua ad essere il maggior donatore del Movimento olimpico e dei giochi. Ciò che nell’antichità era una questione di prestigio, di gloria per la pace e la salute, nel periodo "moderno" si è trasformato in un ulteriore freddo impegno d’affari, solo che nell’intero progetto è inclusa una comunità un po’ più ampia. Dal momento in cui le grandi compagnie sono "entrate nell’affare" e da quando le grandi stazioni televisive hanno iniziato a fare a gara per chi offre di più per comprare i diritti televisivi dei Giochi, si parla sempre di meno dello spirito olimpico e tutto in realtà viene ridotto alla capacità degli organizzatori per far sì che i Giochi non abbiano perdite oppure che vengano ammortizzate attraverso altri lavori a lungo termine. I risultati sportivi e l’impegno di un grande numero di volontari sono l’unica cosa che in una certa misura mantiene l’idea originaria del Movimento olimpico.
Vucko e gli sloveni
Se si guardano i risultati degli atleti che vengono dalla Serbia e Montenegro si vedrà che si attengono saldamente al detto di Coubertin "l’importante è partecipare". Le poche squadre di atleti che vengono dalla Serbia e Montenegro non presentano alcun pericolo per il podio dei vincitori e di certo non è per colpa loro. A questo riguardo c’è anche il mancato interessamento per seguire le attraenti gare dei Giochi olimpici. Come per alcuni altri avvenimenti di carattere mondiale, le Olimpiadi di Torino per la SM, o soltanto per la Serbia, non sono niente di più di una mera notizia d’agenzia. Non abbiamo dubbi che la televisione nazionale trasmetterà alcune gare e che sentiremo i lamenti dei reporter della RTS sul tema "abbiamo le montagne, ma non abbiamo il cervello", ma saremo certamente a corto di quel "profumo" di Olimpiadi.
Nella metà degli anni ottanta le cose sembravano completamente diverse, nel periodo in cui Sarajevo, come prima città del "blocco est, socialista", ospitava le Olimpiadi invernali. Oltre al fatto che in ogni casa della SFRJ (ex Jugoslavia, ndt.) probabilmente c’era qualche souvenir su cui era impresso il logo delle olimpiadi o la famosa mascotte Vucko (dimostrazione che il management dei ZOI 84 Zimske olimpijske igre, Giochi olimpici invernali, ndt. aveva svolto bene il suo lavoro) lo Stato comune di allora presentava "qualcosa" nelle varie discipline. Dal momento in cui l’ex sindaco di Sarajevo, Ugljesa Uzelac, l’8 febbraio 1984 aveva sventolato la bandiera olimpica allo stadio di Kosevo e Bojan Krizaj aveva letto il giuramento olimpico, l’"intera nazione" aspettava che "cadesse" qualche medaglia. Accadde durante lo slalom gigante quando Jure Franko arrivò secondo. Lo Stato di allora aveva degli atleti "seri", oltre al nominato Krizaj, anche Roko Petrovic, Miran Tepes, Primoz Ulaga. Osservato dal contesto odierno, dopo tutto quel che è successo, si trattava di "atleti della Slovenia", ma l’attuale Comitato olimpico della SM ha ereditato questo successo di Jure Franko, come anche quelle tre medaglie alle Olimpiadi di Calgari, Canada 1988, che hanno vinto Mateja Svet (argento nello slalom), Matjaz Debeljak (bronzo con 90 metri di salto) e nel salto maschile a squadre (argento). L’Olimpiade di Sarajevo è stata unica anche per il fatto che tutte le gare si sono tenute su una superficie con un diametro di circa 50 chilometri. Questo fatto fu d’importanza decisiva quando nel 1978 si doveva decidere fra la Saporo giapponese e la Sarajevo jugoslava. Per uno Stato che si trovava in costante crisi economica, alle prese con una dura transizione dopo la morte del Maresciallo, l’organizzazione delle Olimpiadi era il passo più positivo rivolto verso il mondo, e si dimostrerà anche l’ultimo. Una città vecchia (ma trascurata) riuscì a sfruttare il fatto di essere circondata da montagne, che offrivano le condizioni ideali per tenere le gare di sci alpino e nordico e di bob, riuscì a "mettersi in ordine" e a guadagnare 12.000.000 dollari. La follia degli anni novanta ha portato a Sarajevo, da queste stesse montagne, una totale distruzione e un annientamento quasi permanente. Le strutture costruite per i bisogni delle Olimpiadi sulle montagne di Bjelasnica, Trebevic, Igman e Jahorina sono stati parzialmente conservati e negli ultimi anni si sta lavorando alla "restituzione dello splendore olimpico" di questi complessi sciistici. Nonostante esistano iniziative e buona volontà dei sarajevesi per far ritornare le Olimpiadi in questi territori, si aspetterà ancora qualche tempo perché ciò accada, perché nel 2010 ad ospitare i campioni degli sport invernali sarà Vancouver, città in cui oggi vive un grande numero di ex abitanti di Sarajevo.
Il vicinato
A differenza dalle altre Repubbliche della SFRJ, la Slovenia e la Croazia durante i Giochi di Torino avranno dei rappresentanti che potrebbero arrivare sul podio. Gli sloveni sono tradizionalmente "forti" nel salto, anche se non più al modo dei "leggendari" Tepes e Ulaga. Tutti gli occhi della Croazia guarderanno Janica Kostelic, ottima atleta dello sci alpino, che già durante le ultime Olimpiadi aveva ottenuto un successo storico vincendo quattro medaglie, di cui tre erano quelle "più luccicanti". Questa 24enne nella sua carriera ha battuto molti record mondiali e ha iscritto la Croazia nella mappa dei paesi sciistici di rilievo. Per lei queste saranno le terze Olimpiadi e considerando il fatto che nella sua carriera ha vinto in tutte le discipline (slalom, slalom gigante, super G, discesa libera, combinata), è reale aspettarsi che vincerà anche a Torino. La televisione croata da settimane sfrutta questo potenziale e parla delle Olimpiadi come un grande e importante avvenimento.
Per quelli della Serbia che amano gli sport invernali nel vero senso della parola e che hanno soldi, tempo e la possibilità di prendere il visto, Torino è l’occasione per assistere ad un grande avvenimento. E non troppo lontano. Per quelli che sono soltanto degli amatori non resta che accontentarsi ancora una volta delle trasmissioni alla televisione. Eurosport seguirà i Giochi 24 ore al giorno.