Toni Iordache, il Paganini del cymbalon
Dalla periferia di Bucarest la storia di Toni Iordache, virtuoso maestro del cymbalon, lo strumento capace di rievocare il microcosmo di ritmo e melodia della geografia musicale dell’Europa orientale
Il cymbalon è uno strumento poco noto nell’ambito della musica pop, ma molto conosciuto in alcuni contesti artistici e sociali, che riflettono l’universo musicale zigano o s’interfacciano con i principali microcosmi pentagrammati riguardanti la geografia dell’Europa dell’est. E questo nonostante l’abbiano apprezzato e inserito in molte composizioni anche figure cult della scena musicale storica europea, fra cui Debussy, Stockhausen, Stravinskij e Bartok.
I più fantasiosi lo considerano il perfetto incrocio fra una chitarra e un pianoforte. Di fatto con due apposite bacchette ricoperte di cotone, si percuotono le corde dello strumento, parafrasando i martelletti del pianoforte e ricordando, d’altro canto, il lavoro compiuto dal plettro della chitarra. Usato soprattutto in Ucraina e Ungheria, rimanda alla famiglia del salterio, antichissimo strumento di cui esistono numerose varianti, assimilabili a contesti storici differenti, appannaggio anche di paesi occidentali come l’Italia, la Francia e l’Inghilterra.
Suoni e melodie dell’universo zigano
Fra i più grandi suonatori di cymbalon della storia, un posto d’onore spetta a Toni Iordache, detto non a caso il Paganini del cymbalon (qui, un assaggio). Chris Nickson, critico musicale di Allmusic, lo definisce "puro genio".
Rumeno, nativo di Bildana, villaggio nei dintorni di Bucarest, inizia la sua esperienza musicale a cavallo fra gli anni Quaranta e Cinquanta. Raggiunge con la famiglia il quartiere Herastrau, nella zona settentrionale di Bucarest, dove da tempo è viva e feconda una comunità di rumeni dedita alla salvaguardia della musica e della cultura tradizione del paese, come Dona Dumitru Siminica, cantante di Targoviste.
E’ assai viva anche l’esperienza dei lautari, musicisti specializzati in suoni e melodie debitrici dell’universo zigano, contrassegnati da usanze e costumi che si differenziano dalle consuete mode dell’Europa orientale. Detti anche "zigani lautari", si riuniscono in gruppi di 4-8 persone, suonando parecchi strumenti, dal violino alla fisarmonica, passando per oggetti musicali assolutamente originali e sconosciuti, come la cobza ucraina (una specie di liuto) e il tàrogato (riconducibile a uno strumento a fiato ungherese risalente al quindicesimo secolo). Fra i lautari ci sono anche i suonatori di cymbalon, che più degli altri colpiscono il giovane.
Il piccolo uomo e le sue venticinque note
La carriera di Toni prende il largo in questo felice contesto, facilitato dalla bassa statura e da una corporatura che gli permette, in pratica, di abbracciare lo strumento. "Ricordo di avere incontrato per la prima volta Toni nel 1954", rivela il grande trombettista rumeno Costel Vasilescu. "Ci trovavamo in un villaggio alla periferia di Bucarest; Toni, giovanissimo, suonava già con grande maestria il cymbalon, al punto che tutti i presenti zittirono, fissandolo a bocca aperta, quasi impauriti da tanta bravura".
Grande influenza ha avuto su di lui un altro gigantesco interprete del cymbalon, fra i precursori della musica moderna rumena: Dumitru Marinescu Ciuciu.
A dodici anni, Toni suona per la National Radio Orchestra of Popular Music, prima di diventare membro fisso del Ciocarlia National Ensemble, la più importante band di musica popolare del paese. Ma la Romania gli sta presto stretta. Guarda oltre i suoi confini, e prende a girare il mondo per mostrare a tutti il suo talento, ricevendo il plauso di musicisti di ogni paese.
Colpisce per uno stile unico, inconfondibile e inimitabile. Si muove con grande abilità, è agilissimo, producendo fino a venticinque note al secondo. Famosissimi diverranno i suoi assolo e le sue improvvisazioni cariche di fantasia e immaginazione. A questo proposito esiste un curioso aneddoto. La cantante Gabi Lunca, originaria di Varbilau, e moglie del virtuoso fisarmonicista Ion Stan-Onoriu, dice che durante un concerto nel 1977, ci fu un violento terremoto; tutti cercarono di mettersi in salvo, ma Toni nemmeno se ne accorse, preso com’era dai suoi virtuosismi.
Si esibisce in America, in Europa e in Asia, senza dimenticare il vero scopo della sua musica: rallegrare feste e celebrazioni, come fanno i musicisti klezmer. Tra un pellegrinaggio e l’altro non disdegna infatti l’idea di rimettersi a picchiettare sul cymbalon per accompagnare un matrimonio, un battesimo, un funerale.
Fioccano i premi e negli anni viene insignito di onorificenze di prestigio che riceve in grandi capitali europee, da Vienna a Sofia. E le soddisfazioni sono ancor più sentite se arrivano direttamente dai paladini dell’establishment musicale rumeno. Sergiu Celibidache, superbo direttore di orchestra, lo va a sentire in un concerto, e alla fine dell’esibizione gli va incontro con le lacrime agli occhi, allibito da tanta bravura. Suona al fianco di giganti come Romica Puceanu, cantante e interprete rumena, specializzata in “urban lautereasca music”, sottogenere musicale che affonda le sue radici nell’ethno-jazz moderno, facente capo alle zone centrali d’Europa, con rimandi alla musica klezmer e al suono di strumenti come il violino. Ha esperienze anche con Ionica Minune e collaborazioni con mostri sacri come Michel Pertucciani e Richard Galliano.
Il carcere, la malattia, le ultime sofferte performance
Una brutta tegola, però, si abbatte su Toni all’inizio degli anni Settanta. Viene infatti arrestato perché in possesso di valuta estera, vietata dalla Romania comunista, il risultato di tanti anni passati a suonare in giro per il mondo.
Cerca in tutti i modi di spiegare alle autorità che è solo in funzione di un regalo che vuole fare alla moglie, ma la polizia non ha orecchie. Intervengono in sua difesa anche i più cari amici. Florian Economu, a capo di un noto ensemble di musicisti, dice che in Romania ci sono tre figure imprescindibili, che mai e poi mai dovrebbero subire onte del genere: "Nicolae Ceaușescu, capo di stato; Ilie Nastase, campione di tennis mondiale e Toni Iordache".
Non serve a nulla. Iordache viene condannato a tre anni di carcere e si cerca di tenere la notizia nascosta all’opinione pubblica. La permanenza dietro alle sbarre è tutt’altro che piacevole. Il musicista perde molto peso, ma il cattivo umore e lo scoraggiamento sono tenuti a debita distanza dagli altri detenuti che, conoscendolo per il suo talento, lo proteggono e lo spronano a non arrendersi. Alcuni si sostituiscono a lui nei lavori più ingrati.
Dopo avere scontato la pena, grazie a questi atti di solidarietà, ha ancora la forza per rituffarsi nel mondo dello spettacolo, ma la salute è ormai minata. Impensieriscono soprattutto i problemi derivanti dal diabete, che si porta dietro da tanti anni.
Compie un tour nei Paesi Bassi e in USA, dove acquista un nuovo strumento oggi nelle mani del figlio Leonard, anch’egli virtuoso del cymbalon, ma sono le sue ultime performance. La circolazione degli arti inferiori è seriamente compromessa; la situazione precipita sul finire degli anni Ottanta. All’improvviso è costretto a subire l’amputazione di una gamba, senza ottenere grossi miglioramenti.
Toni Iordache scompare nel mese di febbraio del 1988, fra il cordoglio di gran parte dei cittadini rumeni che ormai lo considerano una leggenda. Costel Vasilescu, l’amico di una vita, colui che per primo si accorse della sua bravura, sarà il primo a farsi avanti per organizzare un rispettosissimo funerale, riservato solo a chi ha avuto davvero il potere di segnare la storia. Non solo della Romania.